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Antonio Pennacchi finalista al premio Strega

Tutto secondo le previsioni: l’esordiente Silvia Avallone  con Acciaio (Rizzoli) ha conquistato il primo posto con 62 voti. Seguono, poco distanziati, Paolo Sorrentino conHanno tutti ragione (Feltrinelli, 55 voti), Antonio Pennacchi con Canale Mussolini (Mondadori, 54 voti), Matteo Nucci con Sono comuni le cose degli amici (Ponte alle Grazie, 50 voti), Lorenzo Pavolini conAccanto alla tigre (Fandango, 45 voti).
Prima degli esclusi Barbara Garlaschelli con Non ti voglio vicino (Frassinelli).

Al seggio presieduto da Tiziano Scarpa, vincitore l’anno scorso, hanno votato 376 «Amici della domenica» su 430 (da quest’anno si sono aggiunti 30 nuovi elettori scelti dai librai).

Oggi la città di Roma mette a disposizione degli autori finalisti la scena del Festival delle Letterature di Massenzio, dove leggeranno un testo inedito, scritto appositamente per la serata, sul tema del Piacere – La vita nell’abbandono: incanti e desideri. Gli autori della cinquina finalista saranno, inoltre, presentati venerdì 18 a Vienna, in un appuntamento realizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura.
Il viaggio del Premio Strega farà quindi ritorno a Roma, giovedì primo luglio, per la seconda votazione e per la tradizionale cerimonia di premiazione del vincitore al Ninfeo di Villa Giulia.

Negli ambienti del Premio già circolano illazioni sul possibile vincitore: c’è chi dice che la Mondadori, trionfatrice nelle ultime tre edizioni (l’anno scorso attraverso la controllata Einaudi) farebbe convergere i propri voti sul candidato della Feltrinelli, Sorrentino, in cambio magari di uguale favore per il suo Pennacchi, in lizza per il Campiello.

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Nessuna risposta

  1. maui ha detto:

    Lettera Aperta ad Antonio Pennacchi 

    Sono  orgoglioso di essere concittadino di un finalista del premio Strega, nonché in lizza per il Campiello e non sono frasi di circostanza, ma sentite. Nonostante ciò, non mi sento di condividere gli attacchi che sono stati indirizzati alla “Green Economy”, che mi sembrano più dovuti alla frustrazione per una situazione paradossale che sta  interessando il nostro territorio, piuttosto che ad una consapevolezza di cosa sia la “Green Economy”. Comprendo la provocazione, ma sparare a zero contro un settore dell’economia reale che nonostante le crisi  cresce e sta facendo cogliere opportunità a quei territori che hanno saputo recepirla, creando occupazione, non mi sembra corretto. Dire che si faccia la centrale nucleare purchè non si chiudano le fabbriche non si sta dicendo la verità e non si sta rendendo giustizia a quelle centinaia di famiglie interessate da questa situazione e la nostra città ha bisogno di verità. Troppe volte abbiamo assistito a servitù calate dall’alto che non hanno lasciato niente sui nostri territori se non sfruttamento delle risorse, arricchendo solo pochi. Mi viene da pensare all’elettrodotto SAPEI una delle infrastrutture energetiche più importanti del mondo di cui la città non sa neanche dell’esistenza. Un opera di circa 600 milioni euro, che collega con due cavi sottomarini da 500 KW ognuno la Sardegna con la Penisola Italiana, da qui l’acronimo SA.PE.I., che arrivano proprio nel sito Nucleare di B.go Sabotino, dove è stata costruita una sottostazione avveniristica dalla società Terna spa, con tecnologia straniera. Mi chiedo quali risorse siano arrivate? quanti posti di lavoro abbia creato? quante competenze siano state attivate? E poi ancora se l’Università è stata interessata? Che vantaggi in bolletta energetica per le popolazioni residenti?… e cosi via!! Nel frattempo le fabbriche hanno chiuso!! Tornando al Nucleare, prima di parlare della nuova centrale, che sarà come un’astronave, assemblata in Francia e posata sui nostri territori, chiudiamo la vecchia esperienza, stiamo  ancora aspettando il saldo delle compensazioni alle popolazioni residenti, che ammontano a svariati milioni di euro!! Tengo a precisare che “Green Economy” non sono campi fotovoltaici, ma è una complessità di competenze  ed innovazione tecnologica nelle  costruzioni, negli usi finali di energia, nella produzione di beni e servizi, nella mobilità di persone e merci, etc, etc, che potrà dare lavoro stabile e duraturo per molti decenni a venire. Questo cambiamento deve essere pilotato da una classe dirigente consapevole e lungimirante che sappia andare oltre il contingente, assumendo la responsabilità d’indirizzo, che vada oltre le singole scadenze elettorali. Abbandonati gli integralismi del NO a prescindere e della contrapposizione strumentale, non possiamo non trovare un ambientalismo moderno, concreto e moderato, che  veda l’ambiente non più come un limite allo sviluppo ma un motore nella creazione di un economia diffusa e sostenibile senza depredare le finite risorse. Questa è la visione che si apre con la “Green Economy”: “rispondere alle esigenze del presente senza compromettere quelle delle generazioni future”.    

    Maurizio Patarini

    Presidente LatinaSostenibile