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“Caro” Fazzone ti scrivo…

Egregio senatore Fazzone,

oramai lo sanno tutti che a Latina non si muove foglia che Lei non voglia: lo so io, lo sa Lei e lo sa tutta Italia, a cui la stampa nazionale lo ha giustamente fatto sapere. Lei qui decreta quando e come vuole, decide la vita e la morte d’una giunta e d’un consiglio comunale, Lei li fa e poi li disfa, come si suole dire. “Andate dal notaio e dimettetevi!”. E quelli obbediscono all’istante. Non solo i suoi, ma pure quelli dell’opposizione, che mentre il capo loro, Bersani, a livello nazionale cercava la sponda con Fini e coi finiani, loro qua la sponda la facevano con Lei che è di Berlusconi e che i finiani li stava squartando (roba che davvero dal barbiere la gente si chiedeva in quei giorni: “Ma quanto gli avrà dato ai Pd, Fazzone?”). Ora – dopo averli tutti dimessi – ora i giornali dicono che Lei sarebbe giustamente indaffarato a ricercare per noi il nuovo sindaco di Latina. È difatti Lei che deciderà il nome del nostro primo cittadino. Senza la Sua benedizione, non lo potrebbe fare nemmeno Barak Obama. E allora tutti lì in processione da Lei a dirle: “Fammelo fare a me, che sarò il meglio servitore tuo”. Ora però lei capisce – senatore Fazzone – che per il pur umile cittadino di una communitas di 120mila abitanti fondata dal nulla e dalle acque dai propri diretti genitori, è un po’ umiliante doversi sentire sotto il protettorato di qualcuno che abita in un altro paese e ben più piccolo. Non è bello – mi creda – doversi sobbarcare sulle spalle il peso d’un sindaco finto, che non sarà mai il sindaco vero che risponde alla comunità che lo ha eletto ma una specie di viceré o governatore, che per ogni piccola questione dovrà venire a chiedere il beneplacito a Lei in quel di Fondi. Abbia pazienza, senatore Fazzone, ma questa cosa nel XXI secolo è oscena sia per noi che per Lei. E allora a questo punto io avrei un’idea e una proposta: ma perché non si candida direttamente Lei a sindaco di Latina? Viene qua, prende i voti – magari ci si trasferisce pure, prende casa, magari solo dal lunedì al venerdì – però affronta le questioni e le decide in pieno imperium e soprattutto in piena competenza. Io sarò sempre oppositore suo, ma le prometto che sarò oppositore onesto e costruttivo. Pure a me conviene che Lei divenga sindaco effettivo e non m’imponga invece un imbecille per procura, un re travicello. Almeno verrò da Lei e le dirò: “Voglio più eucalypti sulle fasce frangivento, rivoglio la ciclabilità da e per Latina da ogni Borgo, voglio un nuovo Prg”, e Lei mi dirà “Questo sì e questo no”. Ma almeno saprò che quando ha detto sì o no, quella è la parola del sindaco di Latina e non d’un pupazzo di legno, che dovrà venirLa a cercare ogni volta, per poter decidere. Sempre poi come la trova quel giorno, e non sia mai che cambi pure idea quando quello è ripartito. Ma che si può fare questa storia – senato’ – che mentre quello magari già sta al Frasso, Lei lo richiama al telefonino: “No, ciò ripensato”? Si candidi Lei e finiamo la questione. Venga a fare di persona il sindaco a Latina e non ne parliamo più.

Intanto però, senatore Fazzone, c’è un’urgenza che preme e che tutti quegli altri – è un ceto politico, il nostro, in cui purtroppo, come sa, non abbonda il Q.i. – non sembrano avere affrontato nel modo giusto, ed è la questione della Nexans. Lei dirà che è solo l’ultima delle decine e decine di fabbriche, con migliaia e migliaia di lavoratori, che negli anni questo ceto politico ha visto chiudere senza saperne difendere nessuna. Tutte le hanno lasciate morire. Battendosi il petto, facendo la faccia triste davanti ai lavoratori e sciacquandosi la bocca con gli “ammortizzatori sociali”. Ma senza riuscire a inventarsi un’idea sola per sapersene davvero difendere qualcuna. E così stanno facendo per la Nexans, l’ex Fulgorcavi di Latina-Borgo Piave, una delle prime fabbriche  dell’Agro Pontino. Senatore Fazzone, la Nexans si può salvare. Non sta scritto da nessuna parte che deve morire per forza. Si può salvare solo se Lei lo vuole. Basta che Lei vada – se il livello dei suoi rapporti non sono solo millantazioni – basta che lei vada da Berlusconi e gli chieda di chiamare Sarkozy. E’ vero o non è vero – come dicono tutti i giornali – che il governo italiano, avendo appena deciso il ritorno al nucleare, ha deciso di farlo in partenariato con la Francia, firmando tanto d’accordi Berlusconi-Sarkozy? E in questo nucleare francese – in cui noi entriamo mettendo i soldi – non ci stanno tutti gli champions nazionali del capitalismo francese, a partire dall’Alcatel che è la stessa casa-madre della multinazionale Nexans che fa i cavi in tutto il mondo, compresi Battipaglia e Latina-Borgo Piave? Sono gli stessi. Sono sempre loro. E allora Berlusconi chiamasse Sarkozy e gli dicesse: “Ma che partenariato è? Io faccio insieme a te il nucleare, e intanto tu mi chiudi la Nexans a Borgo Piave? Le centrali nucleari servono per fare la corrente, ma i cavi servono per trasportarla. Valla a chiudere in tutto il mondo allora, valla a chiudere dove ti pare, ma Latina-Borgo Piave non si tocca”. Questo gli deve dire, senatore Fazzone, perché se lei è un guappo vero e non un guappo di cartone – buono solo a muoversi coi pupazzi nostri e con Striscia la notizia – lei ci deve salvare la Nexans. E’ un’operazione che si può fare, non è un’operazione impossibile (Lei pensi solo se fra tre anni ci tocca riciucciarci una nuova centrale nucleare, mentre intanto adesso gli lasciamo chiudere tranquillamente la fabbrica di cavi elettrici lì vicino, stesso padrone, stessi soldi misti, nostri e francesi: noi le spese – i disoccupati e le fabbriche chiuse – e loro i guadagni. Lei pensi che figura da baluba, da selvaggi che freghi con le collanine di vetro). Ed è un’operazione che solo Lei – verificata oramai la nullità di tutti gli altri zimbelli in campo – solo Lei può fare. La faccia, senatore Fazzone: salvi la Nexans e poi venga a fare il sindaco di Latina. Meglio il Diavolo in persona – in fin dei conti – che un suo sottoposto meschinetto e pasticcione. Ma intanto salvi la Nexans, se è davvero Quello che dicono. Se invece è solo di cartone e la Nexans muore, il Dio degli Eucalypti la strafulmini ogni volta che si impiccia di Latina: “Che t’impicci a fa’, se pure tu non conti un casso?

Antonio Pennacchi

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