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La Bonino crea disorientamento?

La candidatura di Emma Bonino -persona autorevole e degna di stima dal punto di vista personale e per alcune battaglie umane e di civiltà (altre però sono discutibili)- dal punto di vista politico determina, è innegabile, un certo disorientamento nell’elettorato cattolico e moderato e anche tra gli indecisi: il disorientamento esiste, è un dato, e riguarda una fascia di elettorato che è determinante ai fini della vittoria dell’una o dell’altra parte.

Per superare questo disorientamento valgono a poco le elucubrazioni del consigliere Moscardelli circa l’esigenza che il posto di capolista sia attributo o meno a un cattolico.È preferibile, io credo, piuttosto che leccarci le ferite dopo per una sconfitta annunciata, far emergere le criticità ora e affrontarle in termini concreti e programmatici (non di facciata) e semmai risolverle per rassicurare chi è disorientato.na sconfitta scongiurata…è questione di punti di vista, io preferisco così

Su questo versante si è mosso, giustamente e con il coraggio delle idee e la forza della passione, l’Assessore Regionale Marco Di Stefano ed è patetico che Moscardelli attribuisca a sé (e ad altri esponenti della sua “corrente” franceschiniana) l’iniziativa in assemblea regionale di un documento programmatico che andasse proprio nel senso di rassicurare l’elettorato cattolico e moderato su alcuni punti importanti quali il rispetto della dignità della persona, il potenziamento degli interventi nel sociale e a sostegno delle famiglie, ma anche – riferimento poi sparito proprio a causa della “mediazione” dei “franceschiniani” – la “tutela della vita”.

L’iniziativa di proporre e difendere il documento nella sua interezza, senza abdicare al ruolo di affermazione e difesa dei valori cattolici e democratici, spetta all’uomo di Enrico Letta nel Lazio, l’Assessore Regionale Marco Di Stefano che, si legge in una nota dello stesso ufficio stampa della Bonino http://www.emmabonino.it/news/7981, «ha chiesto di inserire nel dispositivo finale un decalogo di garanzia per l'elettorato cattolico (sottoscritto pure dai franceschiniani)».

Un documento esplosivo, almeno in origine, che solo la paziente mediazione del leader di Area Democratica, Roberto Morassut, è riuscita a disinnescare. Il primo punto, infatti, sollecitava la candidata a "tutelare la vita e la dignità della persona umana". «Meglio levare il riferimento alla "tutela della vita" e lasciare solo l'ultima parte del testo», ha suggerito Morassut, «potrebbe sembrare uno schiaffo alla storia di Emma».

Caro Moscardelli, è ora di finirla con i bluff e uscire allo scoperto su chi tutela davvero cosaOltre ai programmi servono i voti, dunque cinque candidati tutti forti in lista (sei con il nome da inserire nel listino). Bando alle chiacchiere, è il momento di fare i nomi, una rosa di dieci tra i quali scegliere i più forti elettoralmente. Le donne? Una ma vincente, non tanto per fare numero: capolista Laura Scalabrini Benatti o l’Avvocato Tilde Lucchetti. Poi Di Resta e Moscardelli che sono uscenti.

Gli altri sei della rosa: Bartolomeo, Titta Giorgi, Campoli, Cosmi, Raimondi e Aielli che è disponibile a fare la sua parte essendo il consigliere più votato del Partito Democratico nel capoluogo pontino.

Alessandro Aielli

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Nessuna risposta

  1. Mario41 ha detto:

    Che tristezza.!!!!!!!!!

    Che squallore.!!!!!!!!

     

  2. giucap ha detto:

    Ricordiamoci che stiamo commentando una delle ormai proverbiali sparate di Aielli, mica un trattato di filosofia politica!

    Sono pronto a scommettere che la sua (per me tristissima, concordo con Mario) autocandidatura non troverà seguito.

    Circa la forma partito, e la sua eventuale struttura identitaria, ho poche idee ma grazie al cielo confuse. Parto però dalla constatazione che nessuna delle formazioni "ideologiche" del secolo scorso, semmai fossero sopravvissute e se ad una fetta importante dell'elettorato interessassero ancora (cosa che non mi pare), godrebbe da sola della maggioranza assoluta dei consensi, giocoforza per assicurare il Governo si dovrebbero coalizzare visioni diverse, magari in alcuni aspetti anche opposte.

    Ovviamente si andrebbero ad unire quelle che hanno maggiori affinità (ovvero minori punti in antitesi), ma ciò non toglie che tale convivenza sarebbe necessaria, e così infatti nel passato è stato. Il rigorismo in politica economica di un La Malfa (padre, naturalmente) era costretto ad esempio a convivere col partito della spesa allegra rappresentato da una parte della DC, cui si è aggiunto prepotentemente il PSI negli anni '80 (regalandoci il debito che ancora non riusciamo a pagare, alla faccia del "grande statista" che si vuole "riabilitare").

    Che si operi una sintesi tra culture politiche diverse, su solide basi comuni, anche in una stessa formazione politica mi sembra quindi non solo necessario, ma anche opportuno. Purché ciò avvenga con trasparenza e senza "colpi bassi".

    A forza di distinguersi e spaccare il capello in quattordici, ci ritroviamo con una pletora di partitini di cui non si avverte veramente la necessità, dove il numero dei colonnelli (o presunti tali) è superiore a quello degli iscritti e forse di poco inferiore al numero di voti raccolti. Paese altamente individualista, il nostro, con 60 milioni di abitanti ed altrettanti CT della nazionale di calcio, ad essere buoni 10 milioni di potenziali presidenti del consiglio (che "gli altri non capiscono mai niente, e lo so io che ci vuole per mettere a posto le cose!").

    Mah, forse il progetto di Cavour era troppo ambizioso: gli italiani non sembrano interessati a farsi comunità.

    Giulio

     

  3. giucap ha detto:

    Io penso che, se si superano i personalismi, ci possano essere sufficienti basi comuni per un partito progressista in cui convivano le migliori tradizioni socialiste e socialdemocratiche, del cattolicesimo democratico, dell'ambientalismo e del mondo liberaldemocratico (del quale i radicali sono parte).

    Una tale alleanza si dimostrò maggioritaria nel 1974, al referendum per l'abolizione della legge che istituiva il divorzio: in quel caso anche la componente cattolica fece la sua parte, nonstante ostracismi e addirittura scomuniche dalle gerarchie ecclesiastiche (lo dico a ragion veduta).

    Le basi quindi ci sarebbero, non solo sui temi economici e sociali ma anche sui più delicati temi etici, se ciascuno non considerasse prioritario sventolare la propria bandiera per meschini interessi di bottega.

    Giulio