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Circeo Connection: le cosche conquistano la provincia di Latina

http://www.latina24ore.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2640:espresso-circeo-connection-infiltrazioni-latina-criminalita-malavita&catid=13:latina&Itemid=73

CIRCEO CONNECTION, LE COSCHE CONQUISTANO LA PROVINCIA PONTINA

Venerdì 22 Agosto 2008 17:35

Disco-mafia non sente la crisi. Nella notte di Ferragosto, tra l'una e le due, decine di ventenni si alternano pigiati in coda all'ingresso della Bussola di San Felice Circeo. Massicci buttafuori in completo nero selezionano le ragazze più provocanti, i maschi devono scucire 20 euro."È l'unica discoteca della riviera che resta aperta anche d'inverno ed è la più frequentata da noi che viviamo in questa zona", spiega Francesca, 28 anni, in fila con un'amica accanto alle mura bianche del ristorante-bar-discoteca affacciato sulla spiaggia. Tra i giovani e giovanissimi venuti qui a ballare, nessuno sospetta che il vero padrone di questo e di molti altri locali sia un un presunto boss mafioso.

Le inchieste della magistratura stanno ricostruendo uno scenario che anche i villeggianti della Roma bene ora cominciano a notare. Da Sabaudia al Circeo, da Sperlonga a Gaeta, la costa laziale è terra di conquista. Ristoranti, bar, società turistiche, agricoltura ed edilizia sono in mano alle cosche. Un'infiltrazione che continua da anni, ma che solo qualche fatto di cronaca, spesso senza alcun legame con il crimine organizzato come il furto nella residenza estiva di Walter Veltroni, riesce a portare alla ribalta nazionale. Da più di vent'anni le indagini e i processi registrano continue infiltrazioni di Cosa nostra, camorra e 'ndrangheta nel Basso Lazio. Ora una nuova inchiesta della Procura di Roma fotografa l'attualità: decine di imprese che, in questo momento, sono controllate da una cosca emergente. Una rete creata con la violenza. E con nuove complicità politiche.

Solo i più informati albergatori del Circeo sanno chi sia il vero padrone della Bussola: lo chiamano, sotto voce, 'l'Egiziano'. In realtà è di origine siriana, ma è come se fosse calabrese, perché in Italia è diventato milionario imparentandosi con il più potente clan di Rosarno.

L'Egiziano è socio di due presunti mafiosi italiani. I tre boss hanno cementato il loro patto di sangue con tre matrimoni incrociati. Da mesi i carabinieri di Latina indagano su storie di usura, agguati, bombe incendiarie, edilizia selvaggia, soldi sporchi e traffici di droga. Radicandosi negli affari, i boss avrebbero allargato l'alleanza a politici e imprenditori insospettabili. La Bussola è il nuovo emblema di questa infiltrazione.

Anche in questo caso l'assalto criminale ha seguito uno schema costante: usura e fuoco. Due dei vecchi proprietari sono costretti a vendere, e persino a rinunciare ai loro crediti, quando un incendio devasta la discoteca. Il terzo socio, pressato dai prestiti a usura, deve piegarsi, come scrivono i carabinieri, al "metodo mafioso di acquisizione e sfruttamento delle attività": ora è diventato "solo un prestanome del capoclan Hassan Bouzan". Cioè del cosiddetto Egiziano, considerato "il vero proprietario" di un'intera catena di night, ristoranti e locali come "il bar Trieste di Terracina". I suoi familiari acquisiti si chiamano Aldo Trani e Carmelo Tripodo: sono "entrambi pregiudicati e sorvegliati speciali". Ognuno cura il suo settore. Tripodo, che è calabrese, gestisce imprese di pulizia e sta "minacciando i concorrenti per acquisire il monopolio dei trasporti nell'Agro pontino", dove già controlla ditte importanti come la Economica Traslochi. L'inchiesta è in gran parte ancora segreta. I magistrati hanno svelato solo un troncone minore: gli atti necessari a far arrestare per usura quattro imprenditori di Fondi, il paese dell'entroterra dove ha sede il Mof, uno dei più grandi mercati ortofrutticoli del Centro-sud. E proprio attorno al Mof si salda la nuova alleanza tra mafiosi e politici laziali.

All'alba i capannoni del mercato all'ingrosso brulicano di commercianti, scaricatori e trasportatori. Da qui passa quasi tutta la frutta e la verdura che viene venduta a Roma o nei supermercati del Centro-nord.E a selezionare chi può lavorare al Mof, secondo le indagini, è la mafia. Attraverso uno specifico sotto-clan, aperto anche ai politici. Già indagati per associazione mafiosa sono un consigliere regionale di Forza Italia, Romolo Del Balzo, che è anche presidente del consiglio comunale di Minturno, e l'assessore ai Lavori pubblici di Fondi (ora dimissionario) Riccardo Izzi, doppiamente insospettabile perché appartiene a una delle famiglie più ricche della provincia. Suo padre Mario è il proprietario del Gruppo Izzi, che controlla 94 supermercati tra Campania e Lazio. I due politici hanno raccolto voti alle elezioni nazionali per il senatore Claudio Fazzone, il numero uno di Forza Italia a Latina, che non è indagato. Fondi però resta il suo paese, tanto che l'opposizione ironizza: "Benvenuti a Fazzonia". E il senatore si sarebbe mostrato molto preoccupato (vedi scheda) per le ripercussioni politiche dell'inchiesta.

Per riassumere quasi due anni di intercettazioni, infatti, il pm Diana De Martino e il procuratore aggiunto Italo Ormanni arrivano a scrivere che "i politici Izzi e Del Balzo si sono associati allo scopo di favorire un'associazione di stampo camorristico attraverso un continuo e costante scambio di favori". L'accusa ipotizza un cartello affaristico-elettorale fra tre clan intrecciati: i boss della riviera che hanno parenti nella 'ndrangheta; una seconda cosca specializzata nell'usura e legata ai camorristi casertani; e il sottoclan con i politici, accusati di favorire gli uni e gli altri in cambio di voti e altri vantaggi. Secondo magistrati e carabinieri, "Izzi e Del Balzo sono al centro di una vasta rete clientelare finalizzata a pilotare assunzioni, speculazioni edilizie, appalti e finanziamenti pubblici nell'interesse dei clan mafiosi". Calabresi e casalesi chiedono di approvare lottizzazioni, sanare abusi, sbloccare fondi comunali, ammettere o escludere grossisti dal Mof. E i due politici provvedono, secondo l'accusa, girando gli ordini ai ragionieri del Comune e perfino al comandante della polizia municipale, che obbediscono. Intanto i boss continuano a investire nel cemento e a impadronirsi di aziende ortofrutticole. Con gli attentati o con l'usura. I tassi accertati del "dieci per cento al mese" a poco a poco trasformano le vittime in complici: decine di imprenditori strangolati dai prestiti, ricattati, terrorizzati, ridotti all'omertà.

Sotto inchiesta c'è una rete mafiosa "certamente operante a Fondi, Terracina, San Felice Circeo, Formia e Gaeta". Nel 2003 era stato commissariato per mafia il Comune di Nettuno. Ora la prefettura sta ispezionando proprio Fondi. Il prefetto di Latina, Bruno Frattasi, lancia un allarme generale: "Da più di vent'anni questa provincia è al centro di massicci fenomeni di riciclaggio di capitali illeciti, che è necessario fronteggiare con grande decisione. I soldi sporchi alterano la concorrenza e strangolano le imprese pulite. Dobbiamo evitare che la moneta cattiva continui a scacciare quella buona".

A impressionare i dirigenti dell'associazione Caponnetto e di Libera è "il silenzio della politica dopo vent'anni di arresti e confische: ne parlano solo i giornalisti di 'Latina Oggi', ma sindaci e giunte continuano a dire che qui la mafia non esiste". Eppure su tutto litorale tira una brutta aria. A Sabaudia i carabinieri si chiedono chi sia "il vero proprietario" di una lottizzazione trasformata in una baraccopoli per "almeno 500 clandestini indiani" sfruttati in agricoltura. Altro mistero: nonostante i comprovati interessi di Cosa nostra nei maxi-porti turistici, la Provincia di Latina, guidata dal forzista Armando Cusani, ha pagato con fondi pubblici un progetto-choc: demolire il famoso Ponte Rosso, che collega al mare l'incantevole lago di Paola, "per renderlo fruibile ai maxi-yacht". Qui nessuno parla di mafia, ma l'ex sindaco di An, Salvatore Schintu, prende le distanze: "È una follia. C'è il rischio di distruggere l'equilibrio ambientale del lago e minare per sempre il futuro di Sabaudia".

Con o senza boss, tutta la costa è attaccata dal cemento. A Sperlonga la giunta forzista ha varato una maxi-lottizzazione che ha portato in questo comune-gioiello circa mille nuovi abitanti, quasi tutti casertani. Il capogruppo dell'opposizione, Nicola Reale (Idv), denuncia: "L'edificazione è stata monopolizzata da imprese campane. E ora il nostro comune è diventato omertoso. Per denunciare torti, i cittadini ci chiedono appuntamenti nell'entroterra". L'ingegner Benito Di Fazio, consigliere dell'Udc all'opposizione, conosce i prezzi e si domanda da dove arrivino tanti soldi: "Per i pochi lotti di edilizia pubblica, gli sperlongani hanno comprato a meno di 250 mila euro. Il valore di mercato non supera i 400 mila. Eppure molti dei nuovi arrivati hanno versato fino a 750 mila euro senza fiatare". Nessuno dei due si espone a nominare l'hotel più ricco e chiacchierato: "Abbiamo subito intimidazioni. Qui abbiamo paura". (* L'Espresso, 21-08-2008)

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Nessuna risposta

  1. Matteo ha detto:

    L'unica constatazione che si può ricavare da questo articolo è che il nostro territorio è in preda a un attacco della malavita, e società civile, istituzioni e forze dell'ordine devono contrastarle con ogni mezzo.

  2. davide ha detto:

     http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=59637

    giovedì 21 agosto 2008

    Da Frank "tre dita" ai barbari del cemento. L'assedio di Aprilia
    Reportage del Corriere. E' la quarta città del Lazio ma non ha ospedale e commissariato. Molte case (abusive) sono senza fogne.
    letture: 138
    aprilia
    aprilia
    Aprilia: Giocare a golf non è un problema: il green a 18 buche del Club eucalyptus, quota sociale 1.450 euro, è in perfette condizioni. Per le fogne pazienza: mancano in più della metà delle case. In compenso c'è lo Smai-la's, il locale aperto da Umberto Smaila anche a Sharm el Sheik e Barcellona. Manca l'ospedale, però. Bisogna accontentarsi della clinica privata della famiglia Sirri, in convenzione con la mutua, ovvio.

    Manca il commissariato di polizia. Manca il giudice di pace. Manca pure il cinema, da quando il teatro di largo Marconi è stato trasformato nel Terminal Denim Store, jeans a euro 35. Sembra un paesino e invece Aprilia di abitanti ne fa 75 mila. Più di Pavia, per dire. Un quartiere dormitorio, a 40 minuti di treno dal caro affitti di Roma, che è diventato la quarta città del Lazio.

    «Un posto dimenticato da Dio ma purtroppo non dagli uomini» dice seduto al bar Davi Maughelli Daniele, presidente dei floricoltori di Aprilia, uno dei settori che reggono ancora in piedi l'economia della zona. Si parla solo della «brutta avventura» del tabaccaio qui in piazza Roma, razionalista e angosciante come un quadro di De Chirico, affettuosamente chiamata piazza di cemento. Anche al signor Daniele è capitata la «brutta avventura»: rapina in casa, due mesi fa.

    Da lui i carabinieri sono arrivati. Ma i ladri si sono nascosti, «saranno stati rumeni», e poi hanno ripulito le due case vicine. In provincia si dovrebbe stare tranquilli, si lamentano i vecchi sotto i portici. Ma quello della sicurezza è solo l'ultimo tradimento di questa terra. I guai cominciano negli anni '60 quando a Pomezia, pochi chilometri da qui, arriva al confino il boss siciliano Frank Coppola.

    Negli Stati Uniti, insieme al titolo di braccio destro di Lucky Luciano, si è guadagnato il nome d'arte «tre dita»: durante una rapina in banca si era tagliato con un coltello le altre due per liberare la mano incastrata nella cassaforte. Nemmeno un urletto, narra la leggenda. Con la stessa determinazione Frank three fingers porta qui nell'Agro Pontino il suo know how: droga, racket e traffico di armi. In soggiorno obbligato arrivano poi uomini della camorra e della 'ndrangheta, che si alleano con la banda della Magliana. Il risultato? La cosiddetta quinta mafia, discreta ma laboriosa: nel 2005 i fascicoli della direzione antimafia del Lazio sono stati 204, più che in Calabria.

    Del resto già per due volte questa terra promessa non ha mantenuto le promesse. La prima illusione è del 1937 quando viene inaugurata da Mussolini. Dopo la bonifica delle paludi pontine deve diventare «l'orto di Roma» e per questo il Duce la riempie di contadini romagnoli, friulani e veneti. Come la signora Santina. Lei i 700 chilometri da Cittadella a qui se li fece in bicicletta. Ma adesso le gambe non l'aiutano più e in chiesa entra al braccio di Dana, uno dei 5 mila rumeni che vivono in città, quasi il 7 per cento della popolazione, record nazionale.

    La seconda illusione arriva nel dopoguerra con la Cassa del Mezzogiorno: Aprilia è il comune più a Nord dove le nuove imprese incassano contributi a fondo perduto e abbuono delle tasse. Arrivano in 56, dalla Buitoni alla Simmenthal, dalla Zenit alla Vianini. Terreni fertili e capannoni operosi? Una volta. Con l'agricoltura ormai non si campa. Dopo l'uva e il grano, adesso l'orto di Roma punta sul kiwi: «Ma vanno a 80 euro il quintale — dice all'ombra delle sue piante Gianni Cosmi, presidente del consorzio locale —, se non sei grande non ce la fai».

    E anche per l'industria le vacche grasse sono finite da un pezzo. Con la chiusura della Cassa del Mezzogiorno buona parte delle aziende è andata via inseguendo la manodopera a basso costo nei nuovi Sud del mondo. Finito il tempo delle illusioni, Aprilia è diventata «profondo centro» come dice il sociologo Paolo De Nardis. Qualche anno fa il professore realizzò una ricerca proprio sui giovani di Aprilia arrivando all'incoraggiante conclusione che uno su due vuole andare via. Difficile dargli torto.

    Metà delle case sono abusive. Ci sono 55 «nuclei spontanei», come vengono graziosamente chiamate le frazioni di La Gogna o Fossignano venute su al di fuori di ogni regola. Strade sterrate, niente gas e fogne, niente acquedotto ma solo pozzi. Qui più che De Chirico vengono in mente i Balcani. Il Comune fa quello che può: «Per portare acqua, gas e mettere tutto a posto — dice il vice sindaco Vincenzo Giovanni, giunta di centrosinistra dopo anni di destra — servirebbero 135 milioni di euro. La Regione ce ne ha dati 15, noi ne possiamo mettere uno e mezzo. Come dobbiamo fare?».

    Intanto Aprilia continua a crescere. Non solo case abusive ma anche in regola grazie alle continue varianti che trasformano terreni agricoli in edificabili, come quello del centro commerciale Aprilia 2. «Gli affari sono affari — dice velenoso l'ex sindaco di An Paolo Verzili — ed in consiglio comunale sono quasi tutti ingegneri o geometri». Se continua così tra due anni Aprilia supererà i 100 mila abitanti. Senza un commissariato, senza un ospedale, forse senza speranze. Almeno tra due settimane c'è la notte bianca: sul palco della piazza di cemento sono attesi Enzo Salvi, Edoardo Vianello ed Alexia.

    [Lorenzo Salvia, Corriere della sera]

    fonte: Corriere della Sera   postato da: mn  
  3. davide ha detto:

    Politica, assegni e cocaina

    Mafia, politica, usura e cocaina. È un interrogatorio "spontaneo" davanti a due pm di Roma che ha dell'incredibile. È il 9 gennaio scorso. Riccardo Izzi, 33 anni, rampollo della dinastia di imprenditori che ha la licenza di gestire 94 supermercati con i marchi Sidis, Scudo e Pantamarket, spiega ai magistrati perché si è messo in affari con Massimo Di Fazio, un immobiliarista che il mese dopo verrà arrestato come usuraio dei clan casalesi.

    Izzi, in quel momento, è assessore di Forza Italia a Fondi. La notte del 31 dicembre qualcuno gli ha bruciato l'auto sotto casa. A quel punto il politico spiega (prima ai carabinieri, poi ai magistrati) che i boss lo hanno reclutato con la droga: "Era Di Fazio a rifornirmi di cocaina, fino a un grammo e mezzo al giorno. Confermo che Tripodo, Trani e i fratelli Zizzo mi hanno appoggiato alle elezioni del 2006: mi rendevo conto che non erano trasparenti, ma io non ero lucido perché usavo cocaina. Ho smesso nel 2007 grazie a mia moglie… Di Fazio si vantava di fare usura trattenendo il 10 per cento mensile. Io gli facevo monetizzare gli assegni delle sue vittime nei supermercati di mio padre".

    Continua il politico-imprenditore: "Nel 2006 Di Fazio mi disse che il padrino di suo figlio, che è di Casal di Principe, gli aveva chiesto un intervento per un detenuto. Mi diedero 5 mila euro per trovargli una lettera di assunzione e far figurare la sua convivente residente a Fondi. Il titolare della ditta E. si rese disponibile, ma i carabinieri gli dissero che quel detenuto era un pericoloso camorrista detto 'Bruce Lee' per la sua ferocia. E Di Fazio mi fece restituire 3 mila euro al padrino, che considerava il suo referente nella camorra".

    Izzi parla ai magistrati anche di talpe e di politici. "Il senatore Fazzone è di Fondi ed è molto amico di mio padre che l'ha sempre appoggiato in ogni elezione. Ieri Fazzone mi ha convocato e, con mio grande stupore, mi ha detto di sapere che avevo appena confessato ai carabinieri l'uso di cocaina, l'usura, l'appoggio elettorale di Trani e Tripodo… Fazzone disse che dovevo dimettermi nel mio interesse, ma che, passati 5 o 6 mesi e chiarita la situazione, mi avrebbe portato con sé alle prossime regionali, visto che lui aspira alla presidenza della Regione Lazio". P. B.

    (21 agosto 2008)

  4. Giovanni ha detto:

    Ma cosa stà succedendo? Ma la magistratura di latina esiste? Faccaimo una petizione popolare per chedere chiarezza. Cihediamo insieme che il ministro degli interni faccia la sua parte.

  5. Matteo ha detto:

    Chiediamo al sindaco la stipulazione del patto della sicurezza per Latina con il ministero degli Interni.

  6. luigigallo ha detto:

     

    Chiedere al Sindaco di stipulare un patto per la sicurezza è come chiedere a Bin Laden di proteggere l'America.

    Forse non si è ancora capito che quì stiamo arrivando al punto di non rtorno e la responsabiltà di questa situazione è prima di tutto di ciascuno di noi che ha votato questa classe dirigente;

    poi del Sindaco anzi di vari Sindaci della Provincia e della Loro maggioranza che come somari approvano tutto ciò gli viene ordinato, poi del presidente della Provincia perchè tutti quanti hanno avallato e concesso permessi, autorizzazioni, ecc a costruttori compromessi, a ditte che reciclavano denaro, hanno fatto costruire centri commerciali derivati da soldi sporchi ( come citano numerosi documenti e inchieste sul reciclaggio dei soldi sporchi da parte della camorra) e hanno dato in mano l'affare dei rifiuti a una ditta in cui uno dei responsabili secondo la commissione antimafia della Regione Lazio aveva rapporti con la camorra.

    Ancora la responsabilità è della Procura  per tutte le cose che non solo io ho denunciato accadono li dentro (documenti dell'indagine contro Fazzone che si perdono, personaggi pericolosi per i quali non viene data l'autorizzazione ad indagare salvo poi dover intervenire la DIA ecc..)

    la responsabilità è in minima parte anche delle forze dell'ordine che a volte per avere promozioni o altro si sottomettono alla politica chiudendo qualche occhio, ma che in molti casi hanno le mani legate dalla procura.

    E' lecito pensare che ci siano coperture incrociate da parte della politica e a favore della politica con la Procura della Repubblica e tra politica e malavita.

     

    Questa è la triste realtà, ad ulteriore dimostrazione basta vedere chi sono gli eletti nei comuni della provincia nelle file di un noto partito di maggioranza, dove anche a Latina ci sono personaggi che rappresentano poteri  loschi e un personaggio ben noto anche alle forze dell'ordine per i suoi contatti sebbene incensurato.

    Naturalmente non posso fare nomi per non essere denunciato, non fanno nulla le forze dell'ordine cosa posso fare io ?

     

    Abbiamo solo una possibilità per salvare il nostro territorio, cambiare i nostri, ( scusate,  i vostri perchè io non ho votato nessuno di questi personaggi ) rappresentanti politici così da creare non pochi problemi di riassetto alle cosche che stanno investendo a Latina e nella sua Provincia.

     

    Luigi

  7. davide ha detto:

    D'accordo con Luigi Gallo…

    Chiediamo piuttosto al prefetto di istituire commissioni d'accesso ad Aprilia, Latina, Terracina, Sabaudia, Formia e Minturno. Perchè da quello che stà emergendo è altamente probabile che il marcio non sia solo a Fondi, anzi!

    DAVIDE

  8. Giovanni ha detto:

    Ha ragione luigi. Giusto quello che dice davide. Formiamo un gruppo di  persone e andiamo dal prefetto. Io sono pronto insieme a qualche mio amico.

  9. luigigallo ha detto:

    io sono pronto e domani mattina farò una richiesta urgente di incontro con il Prefetto. 

    Intanto ieri sera altra sparatoria in centro in via giustiniano.. 

  10. Salvatore ha detto:

    davide ha scritto:

    (…) Chiediamo piuttosto al prefetto di istituire commissioni d'accesso…

     

     

    Scusa l'ignoranza, cos'è la commissione d'accesso?

    Salvatore

  11. Vincenzo ha detto:

    Con decreto-autorizzazione del ministero degli Interni, la Prefettura di Latina disporre le procedure per l’insediamento della commissione di accesso.

    I componenti della commissione sono: il prefetto vicario di Latina, il comandante del Nucleo operativo del Comando provinciale dei Carabinieri, il vice-dirigente della Digos della Questura,  il dirigente della ragioneria della Prefettura e il tenente della Guardia di Finanza. Un pool di esperti sia nel settore amministrativo, giudirico – legale, che avrà il compito di passare al setaccio tutti gli atti compiuti dall’amministrazione comunale negli ultimi anni allo scopo di verificare se le procedure adottate dalla giunta comunale siano state tutte effettuate nel rispetto della legge e se l’attività amministrativa sia stata in qualche modo condizionata da possibili infiltrazioni mafiose.

    Il solo fatto che sia il Viminale che il Prefetto abbiano deciso di attivare la Commissione di accesso viene letto come un preciso segnale che va nella direzione di fugare, quantomeno, alcuni dubbi circa l’esistenza di ipotesi di reato sia sul piano amministrativo che penale. Alla base della decisione vi sono sicuramente, almeno questa è la prassi,  alcune informative effettuate dalle forze dell’ordine, che hanno costituito il presupposto affinché partissero le procedure per l’attivazione della commissione.

    Nel caso affermativo il Comune viene commissariato.

     

  12. Giovanni ha detto:

    io parto martedì e torno il 3 settembre se vi riceve per quella data io sono pronto a venire ma cerchiamo diessere  più di qualcuno

  13. davide ha detto:

    Il solito editoriale vergognoso di Lidano Grassucci, su "Il Territorio", che anzichè attenersi ad i fatti, và ad attaccarsi all'editore Ciarrapico (che sarà anche un pregiudicato, ma che non significa automaticamente che i suoi giornalisti scrivono cose false).

    Un editoriale provocatorio, che abilmente sorvola sulle gravissime accuse lanciate dall'Espresso, ma soprattutto da Latina Oggi in tutti questi mesi…

    http://www.parvapolis.it/ilterritorio230808.pdf

    Arrestate l'egiziano e chiudete il Mof

    di Lidano Grassucci

    Ho capito finalmente chi è il capomafia pontino. Un tale, come dicono su L'Espresso (quello in edicola da ieri) che si fa chiamare l'Egiziano. E' cattivo, cattivo, ed è proprietario (si dice) de La Bussola di San Felice e di un bar a Terracina. La prova? Fuori, dalla discoteca, ci sono due buttafuori brutti-brutti che menano più di Cammarelle (in potenza); e (meglio che lo scrivo sottovoce) sta aperto pure d'inverno.
    I due brutti-brutti alle donne le fanno entrare gratis, ai maschi chiedono venti euro. Voi pensate che i 20 euro sono i soldi del biglietto d’ingresso? Poveri ingenui, è finanziamento alla mafia con tanto di bollino Siae.
    Adesso, a me che sono stupido, una idea è venuta, visto che, la direzione antimafia sa tutto (e quelli della Caponnetto e di Libera pure di più): arrestiamo l’Egiziano (che pare sia siriano, quelli de L’Espresso c’hanno qualche idea confusa in geografia), blocchiamolo, processiamolo. Mi pare facile: è lui, è il capo. Dicono quelli de L’Espresso che a Sperlonga le case le hanno comperate certi di Caserta, ed è la prova, la pistola fumante, della presenza della mafia lì giù. Un solo dubbio: ma se erano di Milano andava bene? Il problema sono i casertani? Arrestiamo tutti quelli residenti lì o, almeno, vietiamogli di poter acquistare case.
    Semplice. Dice, il Mof (mercato ortofrutticolo di Fondi) è in mano alla camorra. Chiudiamolo, poi mandiamo i lavoratori del mercato a mangiare da quelli della Caponnetto, o dagli editori de L’Espresso e l’insalata a Roma non ci arriverà più ed è meglio. Perché l’erba è una droga, l’insalata è erba, quindi è droga. Liberiamo la Capitale dalla droga. Quanta gente è andata in overdose di misticanza?
    Alla direzione antimafia ancora non lo sanno (gli mando una dritta), ma da queste parti l’insalata la piantiamo pure. La cosa è grave, potremo mandare sull’agro pontino e sulla piana di fondi i B52 con il napalm come in Vietnam.
    Riepilogo: arrestiamo l’egiziano, diamo l’interdizione all’acquisto di immobili ai casertani, chiudiamo il Mof e buttiamo il napalm alle piante di erba (insalata), e la mafia sarà debellata.
    Non vorrei deludere i mafiologi, ma la mafia ha una storia di secoli, è a prova di coglioni e solo un coglione si farebbe curare gli interessi da uno che si fa chiamare l’Egiziano. Magari incaricherebbe società con sede nelle isole Cayman.
    La mafia ha una sola fortuna, quella di essere combattuta da questi antimafia. Come disse Manfredi ne “In nome del Papa re” ai carbonari che chiesero la parola d’ordine al primo che cospirava: “So coglioni e vonno cospirà”. La cosa vale per questi antimafia. Se questi sono i nemici dei mafiosi: 4 pensionati, il giornale di un editore accusato di bancarotta fraudolenta e sfruttamento del lavoro minorile, e giornalisti di settimanali che non sono mai andati in discoteca, credo che la mafia abbia già vinto.
    “Buonanotte popolo”.

  14. luigigallo ha detto:

     

    Perchè meravigliarsi…. l'articolo parla da se……

    Probabilmente " i nuovi soci"  del territorio vogliono che si tutelino certi poteri !!!!!

    Probabilmente ai "nuovi soci" del territorio dà fastidio questa inchiesta giornalistica per le loro aziende e scagliano il loro direttore a fare queste figure con articoli per i quali non serve alcun commento.

    Giustamente chi stà nel sistema non può che difenderlo.

     

  15. davide ha detto:

    Mah, Grassucci nei suoi scritti sembra sempre sviare il problema. Ora se è vero come è vero che le mafie investono in borsa, a Milano, Londra e New York, ciò non esclude che esse controllino il Mof o le costruzioni in provincia di Latina..

    Cmq sia è un dato di fatto che in questi anni, con tutti i limiti e le accortezze del caso, gli unici scoop riguardanti la mafia in provincia di Latina sono stati fatti da Latina Oggi. Gli altri giornali non hanno mai fatto uno scoop, sempre a rimorchio di Latina Oggi.

    Attendiamo pazientemente un reportage sulla mafia da parte del Territorio.

    DAVIDE

    PS. Caro Gallo, non sò se te ne sei accorto, ma Grassucci ti ha dato del "ragazzino senza voti"….

    Come se le cose giuste le dicono solo chi ha i voti… E' un pessimo messaggio che si vuole lanciare.. cioè quello che chi ha i voti fà tutto quello che gli pare, e che siccome il popolo gli ha dato ampia maggioranza qualche amministratore può giustificare qualsiasi sua condotta, anche se magari ha avuto a che fare con loschi figuri…

  16. luigigallo ha detto:

    Me ne sono accorto, e ho riflettuto sulla cosa ritenendo inutile rispondere a quella che è una semplice provocazione mossa da chi non ha altri argomenti per poter difendere l'indifendibile. L'articolo parla da sè.

    Mi spiace che Lidano abbia avuto questa caduta di stile, purtroppo quando si è costretti a dover difendere gli interessi dei "nuovi soci" del Territorio, accade questo.

    Nè  io, nè Il Sig. Elvio Di Cesare abbiamo mai pensato che i nostri articoli e le nostre denunce avessero portato ad arrestare qualcuno non è il nostro ruolo quello degli sceriffi, ma di far riflettere i nostri concittadini sulla qualità delle persone che amministrano il nostro territorio, e sulla loro connivenza con gli ambienti malavitosi come dai numerosi documenti presenti sul sito dell'Associazione Caponnetto.

    Rispondere alla provocazione non risolve il problema della criminalità e di una giustizia di parte, serve solo a riempire di chiacchiere inutili le pagine dei giornali, mi accontento delle tante telefonate che ho ricevuto oggi e che mi spronano ad andare aventi su questa strada.

  17. davide ha detto:

    Il programma "Sabato e mattina", ha trattato il tema della cosidetta Quinta Mafia.

    Si è fatto riferimento al caso Fondi, Nettuno, ed alla mafie presenti nelle città di Latina e Roma. Si è accennato alla vicenda del grattacielo Key comprato da una donna di Roma e da un pensionato di Casal di Principe, oltre all'attentato al vigneto di Cisterna gestito dalla cooperativo "Il Gabbiano" nel 2006 da parte della camorra.

    Sono apparse anche immagini del grattacielo Torre Pontina in costruzione e dei quartieri Q4-Q5..

    Intervista anche al direttore di Latina Oggi Alessandro Panigutti.

    http://www.rai.tv/mpplaymedia/0,,Raiuno-sabatoedomenica%5E17%5E138392,00.html

    DAVIDE

    ps: Copiate e incollate il link sull'indirizzo di Explorer, altrimenti cliccandoci sopra non funziona

  18. Salvatore ha detto:

    ABDAAD, la torre pontina non è in costruzione nei quartieri Q4 e Q5.

  19. davide ha detto:

    Grazie Salvatore, non me ne ero accorto! Cmq hanno fatto vedere i quartieri.

    DAVIDE

  20. davide ha detto:

    L'Espresso in edicola racconta che il sottosegretario all'economia Nicola Cosentino sia vicino al clan dei Casalesi.

    Inoltre pare che lo stesso tramite la società Agripont abbia comprato da diversi anni una fattoria di 180 ettari a Pontina, precisamente sulla Migliara 50.

    DAVIDE

  21. davide ha detto:

    Formia: speculazione edilizia bloccata sul nascere

    http://lnx.casertasette.com/modules.php?name=News&file=article&sid=15680 

    FORMIA (LATINA): SPECULAZIONE EDILIZIA NEL SUD PONTINO, INDAGINI DDA

    FORMIA (Latina) – Una maxi speculazione edilizia a Formia in odore di camorra. E' questo il filone di indagine che questa mattina ha portato la polizia negli uffici del Comune di Formia per un sequestro di documenti e atti relativi alla lottizzazione ritenuta fuori legge. Il tutto e' contenuto in una informativa di reato sottoscritta dal sostituto procuratore Raffaella Falcione che ipotizza il coinvolgimento di funzionari dell'ente e amministratori comunali. Da pochi giorni, secondo quanto confermato dalla polizia di Formia in un comunicato, l'ufficio tecnico dell'ente aveva provveduto al rilascio delle autorizzazioni che consentivano ai privati di avviare la costruzione delle opere nell'ambito di un piano integrato. L'indagine vede coinvolti imprenditori locali del casertano e mira ad accertare anche attivita' di riciclaggio di denaro proveniente da speculazioni immobiliari. Risultano interessate all'operazione oggetto dell'inchiesta, ditte e societa' collegate con esponenti del clan dei Casalesi. Sulla base dei progetti presentati sul sito, un tempo adibito a discarica, dovevano essere realizzate abitazioni, un centro congressi, ristoranti e alberghi nonostante la zona sia sottoposta a pesanti vincoli idrogeologici. Le indagini sono state avviate con il coordinamento della Dda presso la Procura di Roma e poi proseguite dalla Procura di Latina. (17 ottobre 2008)

     

  22. Vincenzo ha detto:

    'Ndrangheta: sodalizio gestiva il mercato. Gli arrestati

    immagine notizia Fondi (06/07/2009) – Un sodalizio criminale gestito dai fratelli Venanzio e Carmelo Giovanni Tripodo, figli del boss della 'Ndrangheta Domenico, ucciso a Poggioreale dal clan di Reggio, rivale e vincente, dei Di Stefano, che si era infiltrato a Fondi (Latina) per impadronirsi della gestione del mercato ortofrutticolo, uno dei piu' grandi d'Europa. A sgominarlo sono stati 200 tra agenti del centro operativo Dia di Roma e del comando provinciale di Latina.
    Il sodalizio, è stato detto in una conferenza stampa, tramite un ex assessore, funzionari comunali e responsabili dei vigili urbani, avrebbe ottenuto importanti incarichi e commesse.
    Diciassette le ordinanze di custodia cautelare (di cui cinque ai domiciliari) eseguite: in carcere, oltre ai due Tripodo, sono finiti sono l'ex assessore ai lavori pubblici del comune di Fondi Riccardo Izzi (Forza Italia), Franco e Pasquale Peppe, teste di legno dei Tripodo, Aldo Trani, Giuseppe Bracciale, Alessio Ferri, Antonio Schiappa, Igor Catalano, Vincenzo
    Bhiancò e Antonio D'Errigo. Arresti domiciliari per il comandante della polizia municipale Dario Leone, il suo vice Pietro Munno, il dirigente del settore bilancio e finanze del comune Tommasina Biondino e quello dei Lavori pubblici Gianfranco Mariorenzi, nonché l'immobiliarista Massimo Di Fazio. Sono state sequestrate società, immobili e terreni per un valore di circa 10 milioni di euro.