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  1. massimo74 ha detto:

    Ciao Freddy,

    Solo alcune di queste considerazioni mi sembrano condivisibili.

    Qual'è la fonte da dove sono tratte?

    Massimo.

     

  2. Banzai ha detto:

    Ciao Massimo,

    questo volantino fa parte di una campagna di informazione che un gruppo di ragazzi di Latina stanno effettuando.

    Da anni si occupano delle problematiche ambientali e sociali e grazie al loro contributo sono emerse tutte

    quelle inesattezze legate ad un informazione a volte troppo "controllata".

    Questa organizzazione si chiama "meet up Latina" ed il suo link è presente anche sul Home Page del sito di q4q5.

     Sono considerazioni che servono a far riflettere su quanto è complessa la vicenda dello smaltimento dei rifiuti.

    Io sono convinto che gran parte dei problemi si potrebbero risolvere solo con un radicale cambiamento delle nostre abitudini di vita.

    Serve il contributo di tutti affinché non si scelga la soluzione più comoda ma che potrebbe portare conseguenze sull'impatto ambientale.

    Quello della Campania è solamente il campanello di allarme.

    Mai come adesso è indispensabile promuovere una coscienza sociale che porti ad un vero cambiamento, in cui "tutti" sono responsabili dei rifiuti che producono e non cerchino nello Stato il colpevole di questa assurda situazione.

     

    Buona giornata

     

    Bruno Mucci 

  3. anna ha detto:

    Allegato: Vienna.doc

    Ma siamo proprio sicuri che i Termovalorizzatori siano questi mostri? Ricopio quest'articolo sull'impianto di Vienna, nel cuore della città

    A Vienna il termovalorizzatore griffato
    Un impianto all'avanguardia, visitato dai turisti e amato dai cittadini
    VIENNA — Quattro fermate della linea 4 collegano Schwedenplatz a Spittelau. Dieci
    minuti di corsa in metropolitana nelle viscere di Vienna e accanto al canale Danubio sono sufficienti a legare la
    cattedrale di Santo Stefano, cuore della vecchia città, al più straordinario impianto di smaltimento dei rifiuti
    che ci sia nell'Occidente ( un gemello più grande e più nuovo è stato costruito ad Osaka, in Giappone). La
    cupola dorata che svetta altissima sulla capitale del fu impero austroungarico sembra lo scrigno di un prezioso
    ristorante con vista panoramica, invece è solo la parte terminale di una struttura colorata, interrotta da miriadi
    di finestre ognuna diversa dall'altra, da cespugli e alberi che si arrampicano su una facciata bianca attraversata
    da linee blu e gialle. E' l'acciaio smaltato di giallo che rende preziosa la cupola, illuminata di notte da 1048
    lampadine che trasformano un impianto industriale, da sempre oggetto di repulsione e di tensioni sociali, in un
    esempio di architettura fantastica, ma anche ecosostenibile; per giunta, visitato anche dai turisti.
    Non a caso l'architetto, il visionario Friedensreich Hundertwasser, ha voluto che sul camino si rimettesse al
    proprio posto il nido dove ogni anno nascono tre piccoli falchi. Perchè il termovalorizzatore viennese tre anni
    tra ideazione e entrata in funzione è nato dalle ceneri di uno vecchio andato distrutto in un incendio, proprio
    come un'araba fenice che non teme di riprodursi da se stesso.
    Del resto la tecnologia applicata ai rifiuti solidi urbani realizza ciò che cantava il poeta: dal letame nascono i
    fiori. Sono tre i termovalorizzatori di Vienna ( uno per i rifiuti speciali), un quarto è in costruzione perchè entro
    il 2008 si dovrà chiudere l'ultima discarica funzionante nella città che, con il suo milione e 800mila abitanti,
    ogni anno produce 900mila tonnellate di rifiuti solidi.
    Nel 1987, quando a Spittelau quartiere a nord di Vienna andò distrutto il vecchio inceneritore, il sindaco Zilk
    decise di affidare ad Hundertwasser la realizzazione del termovalorizzatore ( all'epoca non c'era l'obbligo di gare
    d'appalto): sembrò un paradosso perchè l'architetto pittore era un noto ambientalista che solo qualche tempo
    prima aveva manifestato con decisione contro una centrale elettrica. Ma alla fine, dopo attenti studi sulle
    tecnologie e sui processi industriali, Hundertwasser decise di accettare l'incarico e si lanciò nell'impresa di
    realizzare quella che definì « un'opera d'amore » per la sua città e per questo senza compenso alcuno.
    Gli abitanti del quartiere, che pure avevano protestato contro un nuovo impianto che temevano inquinante,
    furono in un certo senso « garantiti » dalla prestigiosa firma « verde » e coloro che continuarono ad avere
    perplessità oggi, a distanza di quindici anni, convivono con il termovalorizzatore, infinitamente più « bello »
    della pur avvenieristica stazione della metropolitana costruita lì di fronte. Quando si esce dalla stazione,
    incamminandosi verso il polo universitario che dista pochi metri, o verso i grandi e moderni palazzi di una
    periferia che è davvero all'interno della città e lungo il canale, più centrale rispetto al celebre Grinzing delle
    stube e osterie raccontato da tanta letteratura, quando si esce dalla stazione si avvertono gli odori forti
    prodotti dai rifiuti bruciati, ma giusto nei pressi immediati dell'impianto. Spittelau, dunque, non soffre per la
    montagna di immondizia bruciata dopo accurata selezione ( ma oggi, dopo attenti studi, si divide solo la plastica
    che contiene acqua, gli altri contenitori vengono mescolati alla frazione umida dei rifiuti, perchè non può
    essere riciclata) e può controllare in ogni momento, anche su internet, il livello e la qualità di emissioni
    misurate secondo parametri europei. Sapere che da una tonnellata di rifiuti solo 900 grammi di polveri
    finiranno in discarica ( oggi in quella cittadina, fra due anni in miniere dismesse di salgemma), senza
    ripercussioni per la salute o la qualità dell'aria è un risultato ritenuto da tutti straordinario. Se poi si aggiunge
    che l'acqua utilizzata nel « lavaggio » delle emissioni ( prima trattate con un sistema elettrolitico, mentre le
    particelle più sottili vengono filtrate), una volta depurata è incanalata verso il sistema di riscaldamento delle
    abitazioni e soprattutto del vicino ospedale il più grande di Vienna è evidente che i vantaggi si moltiplicano.
    Funziona 24 ore su 24 il termovalorizzatore di Spittelau racconta Ernst Schauer, attraverso la gentile
    interprete Helga Poechheim e perchè vada a pieno regime è sufficiente una dozzina di persone e un sistema di
    controllo totalmente computerizzato. Il cubo bianco che custodisce il cuore pulsante del grande forno è come
    un asettico inferno a compartimenti stagni, dove le lingue di fuoco ( si raggiungono anche i 1200 gradi, ma
    non si può scendere mai sotto gli 800) in un istante distruggono ciò che scartiamo dalla nostra vita quotidiana
    e che si riversa in un pozzo enorme, nelle cui oscenità si può spiare attraverso vetri a prova d'odore. Questo è il
    dentro. Il fuori è lo straordinario « giocattolo » che Hundertwasser ha voluto regalare a Vienna, mettendoci
    come firma il suo cappello, letteralmente: su una terrazza è stato replicato il coloratissimo copricapo utilizzato
    dall'architetto.
    DAL NOSTRO INVIATO
    Rosanna Lampugnani
    2-08-2006 11:16
    http://sfogliatore.corriere.it/WebEdicola/servlet/WebEdicola 

  4. Stevejo ha detto:

    Ragazzi, sto facendo uno studio personale proprio per capire quale potrebbe essere il ciclo dei rifiuti ottimale.

    Ancora non ho finito il documento che sto facendo, ma credo di poter dire con sicurezza che <<SI, GLI INCENERITORI O I TERMOVALORIZZATORI SONO QUEI MOSTRI CHE PENSIAMO>>…anzi, forse sono anche peggio.

    Riporto uno stralcio del documento che sto facendo (tra i *********).

    Un salutone a tutti,

    Stefano 

    *******************************************

     

    In Italia, i costi dello smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento (o Termovalorizzazione) sono indirettamente sostenuti dallo Stato sotto la forma di incentivi alla produzione di energia elettrica: infatti questa modalità di produzione era considerata (in violazione delle norme europee), come da fonte rinnovabile (assimilata) alla stregua di idroelettrico, solare, eolico e geotermico.     

    Le modalità di finanziamento sono due, correlate ma diverse:

     

    1) pagamento maggiorato dell'elettricità prodotta per 8 anni (incentivi cosiddetti CIP 6);

    2) riconoscimento di "certificati verdi” (solo tramite combustione del CDR di alta qualità, CDR-Q) che il gestore dell'impianto può rivendere (per 12 anni).

    In realtà, secondo la normativa europea, solo la parte organica dei rifiuti potrebbe essere considerata rinnovabile; la restante parte può essere considerata esclusivamente una forma di smaltimento del rifiuto, escludendo esplicitamente la valenza di "recupero"

    Pertanto, la Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro l'Italia per gli incentivi dati dal governo italiano per produrre energia bruciando rifiuti inorganici considerandoli "fonte rinnovabile".

    L'incenerimento dei rifiuti produce scorie solide pari circa al 10-12% in volume e 15-20% in peso dei rifiuti introdotti, e in più ceneri per il 5%. Gran parte della massa immessa nei forni viene infatti combusta ottenendo dei fumi che dovranno essere opportunamente pretrattati prima di essere emessi dal camino.

    • Le ceneri volanti e le polveri intercettate dall'impianto di depurazione dei fumi sono rifiuti speciali altamente tossici (in quanto concentrano molti degli inquinanti più nocivi), che come tali sono soggetti alle apposite disposizioni di legge e sono poi conferiti in discariche speciali.
    • Le scorie pesanti, formate dal rifiuto incombusto – acciaio, alluminio, vetro e altri materiali ferrosi, inerti o altro –, sono raccolte sotto le griglie di combustione e possono poi essere divise a seconda delle dimensioni.

    Le scorie sono generalmente smaltite in discariche speciali, e costituiscono una grossa voce di spesa.

    Tra l’altro, i limiti di concentrazione degli inquinanti imposti dalla normativa sono riferiti al metro cubo di fumi e non all'emissione totale. Pertanto, bruciando più rifiuti si ottengono più fumi e quindi più emissioni inquinanti, ma si rimane sempre nei parametri di legge.

    Detto in altri termini, i limiti sono relativi alla concentrazione dell'inquinante all'emissione, ma non al flusso di massa: quindi si occupano della qualità dell'emissione, per incentivare l'adozione delle migliori tecnologie disponibili, ma non della quantità delle emissioni cioè dell'impatto complessivo sull'ambiente.

    Per tale motivo, le norme non garantiscono necessariamente un valore di concentrazione degli inquinanti "sicuro" in base a studi medici ed epidemiologici sull'effetto degli inquinanti, ma si riferiscono ai valori che è possibile ottenere tecnicamente con gli impianti migliori.

     

    In aggiunta, gli aspetti sanitari relativi alle ricadute sulla popolazione di una data attività umana non possono essere valutati solamente sulla base dei valori di emissione al camino (o allo scarico per inquinanti liquidi). In altri termini, fra i valori di emissione e l'effetto sulla salute possono inserirsi altri fattori, direttamente influenzati dalle emissioni ma intermedi fra "emissione" e "salute".

    Tali inquinanti "intermedi" sono detti inquinanti secondari per distinguerli dagli inquinanti primari direttamente emessi dagli impianti.

    Risulta ad esempio noto dalla chimica ambientale che alcuni inquinanti di estrema importanza per la salute sono inquinanti secondari (come l'ozono, non prodotto dalla combustione ma generato dall'interazione fra inquinanti primari derivati dalle combustioni radiazione solare).

     

    Un recente studio (2004) portato a termine dall'Istituto Superiore di Sanità ha analizzato 46 studi scientifici portati avanti con rigore scientifico negli anni 1987-2003. È emerso in 2/3 degli studi che nelle zone attigue agli inceneritori aumentano gli effetti cancerogeni e vi è un significativo incremento di mortalità.
    Le maggiori neoplasie correlate sono: cancro al polmone, linfomi, sarcomi ai tessuti molli e
    neoplasie infantili. (Fonte: http://www.nanodiagnostics.it/Caso.aspx?ID=16 )

    Altre indagini epidemiologiche prendono in particolare considerazione gli inceneritori come fonte d'inquinamento da metalli pesanti, ed eseguono accurate analisi considerando sia fattori socio-economici, sia le popolazioni esposte nelle precise zone di ricaduta (mappe di isoconcentrazione tracciate per rilevamento puntuale e interpolazione spaziale col metodo di kriging).

    L'analisi, accurata pur se limitata solo ad alcune popolazioni, evidenzia inequivocabilmente aumenti statisticamente significativi di patologie tumorali, ad esempio nelle donne residenti in zona da almeno cinque anni. Nello studio viene ugualmente rilevata l'esposizione ad ossidi di azoto (NOx)[1].

    Sempre in Giappone si è rilevata correlazione tra l'aumento di una serie di disturbi minori nei bambini e distanza dagli impianti di incenerimento[2].

    Passando a problemi di ordine maggiore, si sono rilevati aggregati (cluster) di aumento di mortalità per linfoma non Hodgkin[3].

    Altri studi, nonostante difficoltà relative all'analisi dei dati, aggiungono risultati significativi sull'incidenza di tumore polmonare, linfoma non Hodgkin, sarcomi ai tessuti molli, tumori pediatrici, malformazioni neonatali[4].

    Sull'effetto dei metalli pesanti dispersi dalla combustione di rifiuti pericolosi sulla salute della popolazione si rileva che le emissioni non si limitano alle sostanze aerodisperse, ma possono riguardare anche le acque o i siti di stoccaggio delle ceneri.

    Diversi studi europei rivelano infine, sempre nell'ambito delle patologie tumorali, correlazioni con la presenza di inceneritori, in coerenza con analoghi studi precedenti.


    [1] Valutazione dello stato di salute della popolazione residente nell’area di Coriano (Forlì) Progetto “Environmental health surveillance system in urban areas near incinerators and industrial premises / ENHANCE HEALTH” 1999-2001 / 2003-2005

    [2] Miyake Y, Yura A, Misaki H, Ikeda Y, Usui T, Iki M, Shimizu T. Relationship between distance of schools from the nearest municipal waste incineration plant and child health in Japan. Eur J Epidemiol, 2005;20(12):1023-9. PMID: 16331434.

    [3] Biggeri A; Catelan D. Mortality for non-Hodgkin lymphoma and soft-tissue sarcoma in the surrounding area of an urban waste incinerator. Campi Bisenzio (Tuscany, Italy) 1981-2001. Epidemiol Prev., 2005 May-Aug;29(3-4):156-9.

    [4] Franchini M; Rial M; Buiatti E; Bianchi F. Health effects of exposure to waste incinerator emissions:a review of epidemiological studies. Ann Ist Super Sanità, 2004;40(1):101-15.

     

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