I vostri interventi sul forum http://www.q4q5.it/modules/newbb/viewtopic.php?topic_id=84&forum=4&post_id=865#forumpost865, (rifacimento della Fogliano – Sabotino) in particolare, l’intervento di Alex del 19/3 a proposito degli appalti mi hanno dato lo spunto per una riflessione che vorrei condividere con voi tutti.
Esemplificando, considererò la gara d’appalto come la “versione societaria” del concorso pubblico per accedere al posto statale, quindi perdonatemi se, per brevità, accorperò i due argomenti.
Comincio con una affermazione che, sono sicuro, non piacerà a molti di voi: “Noi Italiani siamo un popolo fondamentalmente disonesto”.
Questa mia convinzione, maturata nei miei anni di esperienza nella Pubblica Amministrazione e nei miei anni trascorsi all’estero, deriva dalla mia curiosità, dal desiderio di capire le cose, di conoscere gli altri popoli e di comprendere i loro sogni e le loro aspettative.
Attenzione, non sto sostenendo che tutti gli Italiani sono disonesti o che tutti i disonesti sono italiani. I disonesti esistono ovunque! La differenza è che noi abbiamo fatto della disonestà, della furbizia e del sotterfugio il nostro sistema di vita, il nostro punto di forza, la nostra caratteristica.
Mentre noi misuriamo il valore di una persona dalla sua furbizia, dalle sue conoscenze altolocate, dalla sua propensione alla prevaricazione, all’inganno e all’evasione fiscale, gli altri popoli misurano il valore di una persona dalla sua onestà, dalla sua lealtà, dalla sua integrità, dal suo patriottismo.
La furbizia, il sotterfugio, l’evasione fiscale (insomma i nostri migliori valori) sono ripudiati con forza dalla vasta maggioranza dei cittadini degli altri Paesi civili, e sono relegati tra i comportamenti deviati di una minoranza reietta che si nasconde, timorosa di essere emarginata dalla società prima ancora che di essere punita dal sistema giudiziario.
Dopo questa lunga premessa, veniamo alla nostra povera Italia dove gran parte del nostro mastodontico e farraginoso apparato burocratico e legislativo è stato messo in piedi per tentare di difendere il popolo italiano dal suo peggior nemico …il popolo italiano stesso.
Le gare di appalto e i concorsi pubblici sono l’esempio più eclatante di questo nostro mostro burocratico eretto ad inutile argine della nostra stessa furbizia e disonestà.
Le gare di appalto ed i concorsi pubblici, dovrebbero essere gli strumenti attraverso cui fornire alla collettività la migliore strada al prezzo più basso, o il migliore insegnante disponibile sul mercato (così con “strada” e “insegnante” rimaniamo nel tema di questo forum e del forum “insegnare oggi”).
Ma è veramente così? Molte volte sembra che riusciamo ad ottenere esattamente l’opposto, ossia la peggiore strada al prezzo più alto e l’insegnante meno qualificato.
Vedendo i risultati e confrontandoli con quelli degli altri Paesi, viene il sospetto che qualcosa stia andando tremendamente storto.
Cos’è che non funziona allora? Come mai il concorso pubblico e la gara d’appalto, da strumenti per assicurare alla comunità, a noi tutti, la merce migliore, sono diventati il fine ultimo della burocrazia e lo strumento della corruzione?
Nel corso degli anni il legislatore italiano ha tentato di elaborare una metodologia impersonale, quasi scientifica, svincola dalle debolezze umane, che con una serie di procedure rigide, dovrebbe sottrarre il processo di assunzione o di assegnazione di un appalto dalla fallacità e dalla corruttibilità umana, quasi una sorta di Calice Di Fuoco (avete letto Herry Potter?)” che tra i vari candidati, magicamente, sceglie il migliore.
Come mai allora i risultati sono così scadenti? Perché le nostre opere pubbliche costano il triplo di quelle private e durano la metà? Perché nei nostri uffici pubblici c’è una popolazione mediocre e demotivata?
Chi di noi volesse assumere una tata, cosa farebbe? Farebbe forse un concorso pubblico? Penso proprio di no!
Per prima cosa stabilirebbe quali sono le caratteristiche che deve avere la tata, (che ne so… matura, laureata, fluente nelle lingue russo e portoghese, suonatrice di piano…).
Poi metterebbe un annuncio e aspetterebbe le candidate. Quando queste si presentano farebbe con ciascuna di queste una chiacchierata, la farebbe sedere davanti al piano per vedere come se la cava, gli farebbe un paio di domande in russo e in portoghese, controllerebbe le referenze, poi sceglierebbe quella che meglio soddisfa i requisiti, la prenderebbe in prova per un mese, e se soddisfatto la assumerebbe.
E se dovessimo acquistare una nuova lavatrice? Faremmo una gara di appalto? Ancora una volta, penso di no! Decideremmo le caratteristiche, ci faremmo consigliare, gireremmo tre o quattro negozi e alla fine compreremmo la nostra lavatrice dove il prezzo è più basso.
Ora, se con questo semplice metodo riusciamo a mandare avanti la nostra famiglia, perché i signori e le signore che abbiamo scelto (e che paghiamo profumatamente) per mandare avanti la nostra Italia non potrebbero fare altrettanto?
Ovvio mi direte voi, perché invece delle persone qualificate assumerebbero gli amici o i parenti incompetenti, perché la lavatrice la comprerebbero dove costa di più (e si spartirebbero la differenza), perché la corruzione dilagherebbe, perché il Paese andrebbe a rotoli!
Ed ecco il problema di fondo: la nostra disonestà.
In pratica, nonostante lo stipendio che paghiamo loro, noi non ci possiamo fidare delle persone che abbiamo eletto (o che abbiamo assunto) per ricoprire incarichi di responsabilità nei nostri ministeri, regioni, comuni, scuole etc. Sarebbe come comprare una lavatrice, ma dover lavare i panni a mano perché non ci fidiamo del risultato!
Questo è devastante!
Altro che paura per il terrorismo! Noi siamo in guerra continua contro un nemico subdolo e mortale: noi stessi. Subdolo perché ormai non lo percepiamo più come tale, mortale perché sta uccidendo la nostra penisola e le sue bellezze naturali e paesaggistiche, sta asfissiando la nostra economia, sta depauperando i nostri tesori artistici e archeologici sta spegnendo il nostro stesso futuro e il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Il nemico siamo noi!
In America (arieccolo coi confronti, dirà qualcuno) quando il rettore di una università deve assumere un nuovo professore, non fa mica un concorso pubblico! Mette un annuncio, fa una chiacchierata con i candidati, controlla i loro titoli e le loro referenze, controlla le loro raccomandazioni (e qui vedo già molti di voi che stanno saltando sulla sedia! Vi prometto che tornerò presto sull’argomento raccomandazioni), prende il caffè con loro, e sceglie quello che reputa più idoneo.
Quando il City Manager di una città americana deve dare l’appalto per costruire una nuova strada, convoca le ditte idonee (esiste in comune una lista continuamente aggiornata delle ditte attendibili, referenziate, con una storia di professionalità alle spalle) illustra loro il progetto e chi propone la soluzione più vantaggiosa per la collettività si aggiudica l’appalto. Il tutto alla luce del sole, magari mentre mangiano un cartoccio di patatine fritte, senza buste sigillate o oltre diavolerie nostrane.
Perché da noi non è possibile fare una cosa del genere?
Principalmente penso per due motivi:
1. la disonestà radicata nel nostro DNA;
2. la mancanza di “accountability”.
L’accountability (che significa esser responsabile di qualcosa, dover render conto, dover rispondere del proprio operato) è alla base del buon funzionamento di qualsiasi entità americana, pubblica o privata.
Il preside di una scuola è responsabile del buon andamento della scuola. Se assume insegnanti incapaci, o bidelli fannulloni che non puliscono bene, sta facendo del male a se stesso, perché è lui in prima persona che dovrà rispondere del buon andamento della scuola. Le persone che lui ha assunto, sono responsabili nei suoi confronti, e potrà licenziarle con la stessa facilità con cui le ha assunte.
Il city manager che dovesse dare l’appalto ad una ditta amica, incapace di costruire a regola d’arte, risponderebbe in rima persona delle buche che si apriranno sulla nuova strada.
Le ditte hanno tutte l’interesse a fare i lavori a regola d’arte, altrimenti verrebbero depennate dalla lista e non vedrebbero mai più un appalto pubblico.
È ovvio che tra le pieghe del sistema americano ci sarà pure qualcuno assunto per nepotismo, o una dittarella che ottiene un appalto da un amministratore compiacente, ma sono l’eccezione, mentre da noi sono la regola.
Chissà se un giorno anche da noi… ovviamente sto sognando ad occhi aperti: da noi nessuno è responsabile di niente e in più abbiamo l’art. 18!
Da noi il preside si trova a gestire insegnanti che gli sono piovuti addosso (perché vincitori di concorso) senza avere alcuno strumento per poterli gestire.
Può forse licenziarli? No
Può motivarli con argomenti economici? No.
Può forse promuovere i più meritevoli, premiare chi fa il suo lavoro con entusiasmo? Forse può dargli una pacca sulla spalla, ma niente di più.
Ecco allora l’appiattimento totale verso il basso. Anche chi sarebbe capace ed entusiasta, prima o poi dirà: “ma chi me lo fa fare?” e si omologherà all’andazzo: fare il meno possibile e aspettare il 27.
Da noi se una ditta fa un lavoro schifoso, nessuno può (o vuole?) rivalersi! Alla prossima gara la ditta si ripresenta impunemente, e magari vince pure il prossimo appalto! Poi subappalta i lavori in nero (alla faccia della legalità, della previdenza sociale, della legge 626/94 sulla scurezza).
Con collaudati meccanismi, quello che era stato appaltato per 100 alla fine costa 1000, (con sommo gaudio di chi partecipa alla spartizione della torta) ma l’apparenza è salva, esteriormente tutto è legale; peccato solo che la torta stia finendo!
Viviamo in un paese duplefax: dietro una facciata pulita e legale, nascondiamo la realtà sporca, fatta di corruzione, nepotismo, raccomandazioni , tangenti etc.
Scusate se mi sono dilungato.
Salvatore