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Esiste una sottovalutazione della caratura criminale degli appartenenti al gruppo. La loro forte vicinanza con persone che hanno contatti con le Istituzioni ci dice che il livello è molto alto“

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VEDI ANCHE: http://selezione5stelle.com/dont-touch-latina/

Queste le parole stentoree e potenti del Questore di Latina Giuseppe De Matteis dopo l’arresto di alcuni noti criminali di Latina che da sempre, al di là e allo stesso tempo del processo Caronte, hanno continuato e continuano ad alimentare il loro legame associativo a base di estorsioni, usura, armi e, in parte, droga con annessi investimenti nel tessuto produttivo e commerciale della città di Latina, oltre che a pericolosi ammiccamenti con politici – Maietta indagato nell’operazione – e manager – Altomare e il ciociaro Giordani.

Latina sa, Latina conosce i nomi e le facce di coloro che, oggi arrestati, sono consapevoli di fare un gita “premio” in carcere (alcuni di essi, al momento dell’arresto, ridevano o, infischiandosene, e a favore di giornalisti, dicevano: “Famose ‘na foto va!”), Latina sa che non è più possibile fare finta di niente.

Latina sa e non si chiede a chi siano collegati, di quali impunità godano, non si domanda per quale motivo entrino allo stadio senza fare la fila o il biglietto come i miseri gaggi (una settimana fa un altro noto del clan Di Silvio, vistosi negare l’ingresso, si è lamentato violentemente beccandosi il Daspo: come stupirsi se una persona che è abituata a fare tutto ciò che vuole, improvvisamente gli è negato tutto ciò a cui è abituato?); non si domanda per quale motivo bazzichino i negozi dei commercianti pagando 100 quando dovrebbero 300; non esige risposte nette sulla ragione per la quale alcuni degli arrestati abitano in case dell’Ater (occupate abusivamente) quando potrebbero vivere da nababbi considerata la mole dei beni che questa mattina (12 ottobre 2015) lo Sco, il servizio centrale operativo della Polizia di Stato, ha proceduto a sequestrare. 12 milioni di euro di quote in varie società del capoluogo – tra cui un paio site in quella “maledetta” Migliara 45 che solo pochi giorni fa è balzata ai disonori della cronaca per un altro legame associativo di stampo camorristico-ndranghetistico con la regia dei fratelli Crupi -, e poi, ancora, immobili, auto, moto, barche, l’AS Campo Boario, persino il quinto chiosco del lungomare di Latina.

Nella foto, Cha Cha (il primo da destra) insieme al team manager del Latina Calcio Pierluigi Sperduti e all'allenatore Mark Iuliano.

Nella foto, Cha Cha (il primo da destra) insieme al team manager del Latina Calcio Pierluigi Sperduti e all’allenatore Mark Iuliano.

La città non reclama chiarezza quando osserva uno degli arrestati posare bellamente in una fotografia insieme a un idolo di questa città: l’allenatore del Latina Calcio Mark Iuliano, sicuramente non a conoscenza del profilo criminale di Costantino Cha Cha Di Silvio (sarebbe stato sufficiente scorrere il suo casellario giudiziale) e, oggi, crediamo, finalmente conscio che quell’uomo è stato condannato in via definitiva a due anni e 4 mesi per aver ordinato l’attentato contro il magistrato Nicola Iansiti il 28 febbraio del 1997. D’altra parte se lo sente in confidenza con il proprio presidente perché negargli un selfie?

Dagli ultimi rumor della stampa, pare che Maietta sia accusato di violenza privata tentata in concorso. “Il parlamentare è stato intercettato mentre chiedeva a Cha Cha Di Silvio di occuparsi di una vicenda finita su Facebook che li riguardava entrambi” (fonte: Latina Oggi).

 

Caronte ha decapitato un sodalizio importante, ha scoperchiato ufficialmente uno dei vasi di Pandora della città: il clan Ciarelli-Di Silvio. Oggi, la magistratura e le forze dell’ordine hanno compiuto un’altra azione importante. L’ennesima, si dirà. E non l’ultima, in un gioco di indagini, arresti, condanne, prescrizioni e assoluzioni (che spesso i cittadini di Latina fanno fatica a comprendere) che dura da tanto, troppo tempo.

Eppure non sono gli arresti a scuotere la città ma, per l’appunto, le parole coraggiose del Questore che non possono essere considerate come “tirate a casaccio”, ma hanno il precipuo scopo di sollecitare un dibattito pubblico e che veda la politica fatta dai cittadini, quella con la P maiuscola, cominciare un’operazione di verità.

Non è possibile non menzionare il fatto lampante che l’amicizia di qualcuno degli arrestati con una di quelle persone legate alle Istituzioni è inopportuna per un parlamentare della Repubblica nonché presidente del Latina Calcio, uno dei patrimoni sportivi della città inzuppato di personaggi scomodi. Sappiamo che Cha Cha è molto vicino alla società del Latina Calcio, così come un altro paio degli arrestati, Alejandro Bortolin (già condannato) e Francesco Viola (peraltro ancora in carcere per l’estorsione di agosto scorso compiuta con Angelo Palletta Travali), sono appartenenti stabili della tifoseria – tra i capi d’accusa nell’operazione di oggi campeggia, infatti, il porto di oggetti contundenti in occasione di un partita di calcio valevole per il campionato nazionale di serie “B”.

Noi tutti, noi cittadini lo sappiamo ma fingiamo di ignorarlo oppure lo mettiamo nella lista del folclore, della battuta al bar, del colpevole e qualunquistico “e che non lo sai?” o, peggio ancora, “di quello se ne occupa la magistratura”.

Se il Questore ha sollecitato questo rimando alle Istituzioni, noi cittadini dobbiamo raccogliere l’invito senza stupirci più se, poi, nelle Istituzioni, a causa di una filiera del voto ben rodata e criminale, vanno sempre gli stessi.

Il Questore di Latina Giuseppe De Matteis.

Il Questore di Latina Giuseppe De Matteis.

Gravi sono gli arresti di tre appartenenti alle forze dell’ordine, ineliminabile l’avvertimento del Questore che, è doveroso ricordare, fu vittima di un’interrogazione parlamentare (goffamente smentita) da parte di Pasquale Maietta per aver detto la verità sulla gestione sciatta dello stadio – ancor più sciatta dopo che, ad oggi, tramite il Commissario Barbato, sappiamo con certezza che non venivano pagati il canone e le utenze da anni in un proverbiale conflitto d’interessi essendo stato, il presidente Maietta, consigliere comunale e, poi, assessore al Bilancio.

Risuonano rombanti le parole minimizzanti (“solo bravate”) dell’allora assessore Michele Nasso nell’estate del 2014, all’indomani dell’ennesima pallottola scagliata contro uomini – il tabaccaio Urbani – e esercizi commerciali – ad esempio, verso le mura del locale Gia Sai, dove, solo pochi giorni fa, è stato trovato un residuato bellico della guerra nell’ex Jugoslavia: è solo un caso che agli arrestati di Don’t Touch venga contestato il reato di detenzione abusiva di armi da guerra?

Troppe le ombre che opacizzano alcune delle Istituzioni di Latina, troppe le ombre che rischiano di rendere immutabile il futuro di questa città dove arrestano esponenti di clan ferocissimi del napoletano (gli ultimi: un appartenente del clan Puca e un boss pericolosissimo come Cuccaro) e che è crocevia di miracolati delle patrie galere. Il luogo comune che siamo a metà tra Roma e Napoli perde di banalità e assume i contorni dell’inquietante oggettività ogni qual volta che una verità conosciuta e omessa viene prepotentemente a galla.

Non può essere di buon esempio una politica sempre disattenta su questi temi, non può essere di buon esempio la maggiore attrazione sportiva della città, il calcio, in limine con alcuni degli arrestati di Don’t Touch.

È giunto il momento di adoperarsi per una battaglia che porti in città e provincia una DDA, Direzione Distrettuale Antimafia, tutta nostra perché il gioco criminale che soffoca le forze sane della città può ancora essere fermato.

Ci sono alcuni parlamentari pontini in Commissione Antimafia, facciano sentire la loro voce evitando dichiarazioni sterili, atone e senza reali contenuti. Si intervenga in sede legislativa sull’articolo 51 comma 3-bis del codice di procedura penale in modo che Latina (e tutte le province che necessitano in Italia) possa avere una DDA specifica.

Non è una questione di zingari, mafiologia e razzismo, è una questione di legalità se il procuratore aggiunto D’Elia parla di vicinanza del clan Don’t Touch con settori della pubblica amministrazione: poiché a questi le case le assegnano o comunque lor signori le occupano senza che nessun dipendente della PA denunci niente proprio perché troverebbe dalla politica solo colpevole silenzio e nessuna sponda; questi signori le licenze le ottengono (il Comune ha la competenza per i chioschi al mare, tanto per fare un esempio); questi signori insultano le forze dell’ordine e i magistrati e, infatti, si scopre che qualcuno, all’interno della polizia e dei carabinieri, non era così lontano dai loro interessi; questi signori godono di
pensioni di invalidità e non si sa mai, proprio mai, il perché.

WCENTER 0WLKCBRCML - 10211711 FOTO WEBSERVER - imgagpira211011171050 - LATINA OSPEDALE GORETTI CONVEGNO SULLA SANITA' - CLAUDIO FAZZONE - Agenzia Pirazzi

Impossibile non riflettere sul perché, in quest’operazione, è stato arrestato Nathan Altomare, manager della sanità, sostenuto dai maggiori esponenti di Forza Italia – su tutti Claudio Fazzone – e protagonista, anni or sono, di una telefonata esemplificativa dei rapporti tra malaffare e politica: quella in cui l’ex consigliere regionale forzista/pidiellino Romolo Del Balzo (già coinvolto in vicende di appalti e frodi, e appena rinviato a giudizio insieme all’ex consigliere pontino Galetto per le spese pazze dell’era Batman-Fiorito) chiedeva all’Altomare medesimo e a Nicola Calandrini (ora esponente di Fratelli d’Italia ed ex presidente del consiglio comunale di Latina) le domande del concorso per infermieri all’Università di Tor Vergata.

I cittadini sono l’unica forza di questa città, dove le risorse sono rappresentate dall’essere umano e dal patrimonio naturalistico eccezionale e spesso sconosciuto. Costruire un forte senso di legalità tutti insieme trasformerà il coraggio di pochi nella forza di molti. Mai più amici degli amici alla Camera dei Deputati direttamente provenienti da Latina.

 

 



Inviato da Freddy il 12/10/2015 21:15:13 (763 letture) :: Pagina stampabile

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