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Da "Il Territorio" del 18 marzo 2007
IO NON POSSO ENTRARE !
di Salvatore Antoci
Già in passato su queste pagine ho parlato di barriere architettoniche e ho fatto vari appelli alle Istituzioni e ai cittadini per il loro abbattimento. È demoralizzante dover ammettere che è servito a poco, ma questa è la spiacevole realtà.
A Largo Cimarosa, nonostante i recenti tagli di nastro e cerimonie in pompa magna duole constatare che ancora nessuno ha sentito l’esigenza di riservare ai disabili uno solo dei 70 posti auto. Eppure questo parcheggio serve la Scuola Materna e il parco Cottignoli-Petrucci. Non prevedere un numero adeguato di parcheggi riservati equivale a mettere quegli orribili cartelli che si vedono sulla porta di certi negozi: “Io non posso entrare!” Solo che invece del cane su questi cartelli ipotetici c’è un disabile. Che vergogna! Nemmeno i privati brillano però: nessun centro commerciale, supermercato, banca, sanitaria o farmacia ha sentito l’esigenza di riservare, davanti al negozio, uno spazietto ai portatori di handicap!
È davvero disarmante constatare la drammatica mancanza di quella sensibilità e di quella cultura che in altri paesi rende la vita più agevole ai disabili, e non solo a loro! Come possiamo dirci civili e tollerare che i nostri marciapiedi siano dei percorsi di guerra? Come possiamo accettare di dover scendere in strada perché sul marciapiede non si passa? Come possiamo ritenere normale che uno scivolo non si raccorda col piano stradale o che ci sia lo scivolo solo da un lato della strada? Vi sembra normale l’esistenza di buche talmente profonde che se siete su una sedia a rotelle dovete cambiare strada e se siete a piedi, rischiate di finirci… sulla sedia a rotelle, intendo. I nostri quartieri sono un vergognoso concentrato di barriere architettoniche di ogni tipo, insopportabile per i disabili, dannoso per tutti, imbarazzante per un posto che vorrebbe essere civile. Siamo davvero talmente ipocriti che ci è bastato aver cambiato nome agli handicappati per mettere a tacere la nostra coscienza? Voglio sperare che nessuno si illuda che la qualità della vita di un “diversamente abile” sia migliore di quella di un “disabile” anche quando non può uscire di casa perché non c’è l’ascensore o perché fuori assomiglia a Beirut dopo un bombardamento!
Verrebbe da concludere con questa nota di pessimismo, se non fosse che ho appena letto una locandina: il 23 marzo alle ore 15 nell’aula magna dell’IPC “Luigi Einaudi”, Via Polusca a Latina ci sarà un convegno dal titolo “Latinabile, Una città oltre le barriere”. Il titolo è davvero intrigante e non ci resta che sperare che gli autori riescano a seminare il germe di una cultura che rifiuta le barriere architettoniche e che si ribella agli ostacoli inutili.
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