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Autore Discussione
Freddy
Inviato il: 6/1/2008 19:33
Direttore
Registrato: 25/7/2005
Da: Latina
Messaggi: 2542

Dietro gli ultimi fatti denunciati a più riprese su questo portale sul tema del senso civico, e le considerazioni fatte da alcuni utenti, mi è sorta spontanea la seguente domanda:cosè il senso civico ?

Come possiamo far conciliare l'idea che il popolo Italiano sia incivile con il fatto che lo stesso ha storicamente insegnato la civiltà in molti altri paesi del mondo ?

Eravamo civili e ora non lo siamo più ?

Non lo siamo mai stati ?

In realtà lo siamo ma tendiamo ad essere autolesionisti e ad autoaccusarci ?

Ci sono persone civili e persone incivili come in tutto il resto del mondo ?

quale di queste è la risposta che potrebbe avvicinarsi di più alla realtà ?

Bene, lungi da me la presunzione di avere la risposta ad un quesito di così difficile soluzione, ma nel mio piccolo vorrei provare a fare una analisi, magari aiutato poi da altre vostre considerazioni.

In tal senso,  ritengo che la prima cosa da fare sia quella di intendersi sul significato di "Senso Civico" e "Civiltà", nonchè di legalità e rispetto delle regole all'interno di una società.

Noto che spesso si tende a confondere, forse perchè colpiti da un pò di orgoglio nazionale o patriottico, (vedi l'analisi del noto attore Benigni su Dante e Divina Commedia) il significato che alcune persone tendono a dare alla mancanza di senso civico, con quello che altri interpretano come un pesante giudizio a 360 gradi sul cittadino italiano.Al di là del fatto che ovviamente non siamo tutti uguali e che accuse di questo genere possono giustamente ferire chi si comporta in maniera civile, la questione a mio parere va analizzata in maniera un po’ più approfondita.

Per far questo provo a formulare alcune altre domande:

- c'è qualcuno di voi che non ha un amico, conoscente parente o che non conosce una persona di cui magari ha stima perchè è una persona degna, ricca d'animo e che davanti ad un' altra persona in difficoltà dimostra solidarietà, in altre parole una persona cosiddetta "buona d'animo" e che però magari quando guida, ad esempio, non rispetta sempre le regole del codice stradale ?- come giudichereste questa persona ?

- al tempo stesso c'è qualcuno che non conosce una persona estremamente ligia al rispetto delle regole di convivenza e del bene comune, ma che magari è una persona fredda ed alla quale se capita di doverti aiutare si gira dall'altra parte ?

- come giudichereste quest'altra persona ?ed infine, quale di queste due vorreste come vicino di casa ?

E' ovvio che sto estremizzando, ma il concetto che vorrei venisse percepito è che spesso e volentieri, dire ad persona che ha scarso senso civico, non significa definirla la peggiore persona possibile (senza considerare ovviamente chi delinque o commette dei reati efferati).

Si tratta, molto più probabilmente, di "abitudini" alla convivenza civile di cui onestamente il popolo italiano, inteso nella sua maggioranza, non dimostra più avere o forse non ha mai avuto.

Chissà, probabilmente, anni e anni di governi basati sul clientelismo e di opposizioni che spingevano molto per la conquista dei diritti ma poco per quella dei doveri, hanno procurato l’inevitabile conseguenza di generare un popolo senza troppo amor proprio, per certi versi quasi anarchico, dove la furbizia ha prevalso sull’intelligenza e sulla lungimiranza (e dove può andare un popolo che non investe sul futuro dei propri figli ?), e dove cittadini e loro rappresentanti politici hanno convissuto in una sorta di deresponsabilizzazione reciproca, accusandosi a vicenda di non compiere il proprio dovere.

Tutto ciò, potrebbe aver inciso molto sul senso di non appartenenza del bene comune e conseguentemente sulla mancanza di senso civico ?

Se le cose stessero veramente così, allora ci troveremmo oggi di fronte alla seguente scelta:continuare in questo modo, sputando a destra e manca, sulla nostra Italia e su tutti gli Italiani, e magari aspettando che cada la manna dal cielo, o prendere atto della realtà che ci circonda e fare ognuno qualcosa per spezzare questa catena ?

Mi rendo conto di aver fatto un’analisi certamente incompleta e/o forse troppo semplicistica ma non vorrei dilungarmi troppo rischiando di annoiare e di non essere letto.Passo la palla quindi a chi ha voglia di condividere o meno queste mie parole e vi ringrazio per ogni considerazione vorrete apportare.

Freddy



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Salvatore
Inviato il: 6/1/2008 19:54
Staff
Registrato: 25/11/2005
Da: Q4
Messaggi: 4672

Freddy,

hai messo delle grosse "bisteche" al fuoco. adesso sto andando al concerto gospel di S. Luca... ci sentiamo presto.

Salvatore 




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"Integrity is doing the right thing, even if nobody is watching."

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Anonimo
Inviato il: 8/1/2008 14:02

Un eccellente esempio di cosa non è il senso civico è quello che è successo, e sta succedendo a Napoli, Caserta  e provincie, a proposito del "secolare" problema dei rifiuti: sia da parte di chi amministra che  di gran parte di chi "contesta"! Ma perchè invece di mandare il nostro esercito in Afghanistan, in Iraq, in Libano e via dicendo, a "pacificare" le popolazioni e a "portare la libertà", non lo mandiamo in Campania in pianta stabile, a tentare di fare la stessa cosa?



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Vincenzo
Inviato il: 8/1/2008 19:23
Staff
Registrato: 26/12/2005
Da:
Messaggi: 3870

Non credo proprio che ci sia la necessità di scomodare i nostri militari in missione all'estero. Le nostre caserme sono piene di militari, profumatamente pagati che ...........................

Un'altra cosa che non capisco è come mai gli operatori ecologici Campani sono pagati da mesi per non fare nulla (da loro dichiarazioni). 

Allora la domanda mi sorge spontanea: chi paga entrambi?? 




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Qualunque viaggio noi intraprendiamo, noi inseguiamo la felicità. Ma la felicità è qui.
Orazio Flacco

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anna
Inviato il: 8/1/2008 23:19
Registrato: 16/5/2006
Da:
Messaggi: 172

Per avere avuto un anno fa un collega di Pozzuoli che mi descriveva la situazione dei rifiuti davanti casa sua, seguo sbigottita questa vicenda di Napoli e riporto quanto adesso scrive a mio marito, in questo caso, una sua collega.... credo che valga mille servizi visti e rivisti in televisione:

Antonietta, così si chiama, scrive:

"Come procedono i tuoi lavori a Roma? Non ci sarà uno spazio anche per me? Napoli non mi è mai piaciuta, ed è sempre peggio. La cosa più scoraggiante è che c'è chiaramente la volontà politica di tenere questa regione in condizioni penose per poter elemosinare fondi in tutte le direzioni e poi farli finire sempre nelle stesse tasche. Chi si arricchisce lo fa giocando sulla testa delle persone che diventano pedine spinte a sbranarsi tra loro.
Ieri e oggi sono a casa con mia figlia che ha avuto la febbre. La baby sitter non  riesce ad arrivare qui per via dei blocchi per la protesta per l'immondizia. Da giovedì scorso per andare a lavorare si esce la mattina e si va a cercare un varco tra i blocchi e non si sa di sera come e quando si riuscirà a tornare. Già da un pò di tempo si incendiano i cumuli di immondizia e bisogna chiudersi in casa perchè l'aria diventa irrespirabile. 
Adesso il timore principale è che possano incendiare più cumuli di immondizia contemporaneamente e per non soffocare non resterebbe che mettersi in macchina e fuggire, ammesso che si riesca a spostarsi con l'auto. Ci sentiamo in trappola. Perchè per il capriccio di pochi senza scrupoli bisogna vivere in queste condizioni? E non è solo la questione immondizia che è gestita con questi criteri. Tutto, dai fondi per la ricerca a tutto il resto, è gestito con gli stessi criteri".

... viene la voglia di offrirle casa... a lei e a tutti i napoletani onesti... 

E' possibile che nessuno dei responsabili paghi per questo? A partire dalle dimissioni immediate di governatore e sindaco... e pensare che una spanna di terra più in là, a Salerno, tutto questo è stato affrontato e risolto... non c'è neanche bisogno di arrivare a Montebelluna di Treviso...

Anna
 



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Anonimo
Inviato il: 26/4/2008 11:35

Uso questo forum per inserire questo articolo de Il Corriere, anche se ormai ogni nostra discussione è permeata dall'argomento....

Medico chiede 2 milioni di danni allo Stato:
«Gli italiani sono incivili»

«Per l'alta sofferenza, il disordine e il degrado in cui sono costretto a vivere»

CAPACCIO-PAESTUM (SALERNO) - «Gli italiani sono incivili»: con questa motivazione un medico ha avviato una singolare iniziativa giudiziaria, chiedendo i danni allo Stato per «rifarsi una vita». Vincenzo Barlotti, medico chirurgo di Capaccio Scalo in servizio nell'ospedale «San Luca» di Vallo della Lucania, ha depositato un esposto alla procura della Repubblica di Salerno nel quale si chiede al comune di Capaccio, alla Regione Campania e allo Stato Italiano un risarcimento di 2 milioni di euro «per l'alta sofferenza, il disordine e il degrado in cui sono costretto a vivere».

LA MOTIVAZIONE - Il risarcimento milionario, spiega ancora il medico 56enne nell'esposto, dovrebbe servire per «iniziare una nuova vita per me e i miei familiari in un altro paese dove vige un modo di vita consono alla mia visione della società». «Il senso civico del nostro paese è ormai ai minimi storici - afferma Barlotti - l'esposto è una provocazione, ma fino a un certo punto. I fatti degli ultimi tempi, dall'emergenza rifiuti a tutto il resto, sono solo il sintomo di un malcostume diffuso che non può essere più tollerato. Nel nostro paese esiste una atavica maleducazione, favorita da tolleranza e permissivismo, se non proprio malafede. Spero con tutto il cuore che le cose possano cambiare, ma sono sempre pessimista».


26 aprile 2008

 




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Salvatore
Inviato il: 25/7/2008 16:56
Staff
Registrato: 25/11/2005
Da: Q4
Messaggi: 4672

Avevo promesso di tornare presto sull'argomento... e ci ho messo ben 7 mesi. Avendo avuto tanto tempo a disposizione, la mia risposta dovrebbe essere quindi risolutiva, ma ne dubito fortemente.

 

Veniamo al sodo: senso civico significa sentirsi parte di una comunità e desiderare il bene di quella comunità. Senso civico vuol dire guardare oltre l’immediato (animalesco, oserei dire) tornaconto personale, e riuscire a vedere sia il tornaconto futuro (lungimiranza) sia il beneficio che deriverebbe dal vivere in una società più progredita e, di conseguenza, porre in atto dei comportamenti che produrranno effetti benéfici per l’autore solo indirettamente e in un futuro più o meno remoto. Senso civico significa riconoscersi nelle Istituzioni dello Stato e nelle leggi che questo emana e adoperarsi per il bene, per la salvaguardia e per il miglioramento di queste Istituzioni.

 

Fin qui la teoria. La pratica (la nostra pratica, quella di italianetti furbi e disonesti) è ben diversa! La nostra avversione alle regole è patologica, le nostre azioni sono rapaci e piratesche, il nostro senso civico segna “riserva” da tempo immemorabile, il nostro egoista individualismo è smisurato.

 

Ma in soccorso alle nostre tigliose coscienze ecco che sono accorsi stuoli di esperti, sociologi, storici, psicologi…

  

La nostra avversione alle regole, (almeno a quelle ufficiali, quelle emesse dal Parlamento per intenderci, ma anche i regolamenti emanati dalla Pubblica Amministrazione in tutte le sue varie forme) ci spiegano gli esperti, deriva dal fatto che storicamente gli italiani sono abituati a vedere l’autorità come un oppressore, uno straniero che impone la sua legge. Quindi, non fosse altro che per opporre resistenza passiva allo straniero (l’autorità) il popolo non rispetta la legge, se non quando vi è costretto. Mentre i cittadini di altri paesi sentono le Istituzioni e le leggi da queste emanate come proprie, e si sentono naturalmente predisposti ad adeguarvisi, gli Italiani vedono le leggi come un’insopportabile imposizione. Persino adesso che da più di mezzo secolo l’Italia gode di unità, libertà, democrazia, le Istituzioni sono ancora percepite (magari solo a livello inconscio) come il nemico da combattere.

 

Questo catartico peccato originale (mai s’era visto un peccato capace di redimere il peccatore! Noi siamo riusciti persino in questa impresa) ha varie tinte di grigio, sempre più scuro man mano che diminuisce la latitudine (ma non mancano le macchie di leopardo sparse qua e là) viene usato dalla collettività per celebrare una enorme autoassoluzione e per fabbricare una sorta di lasciapassare morale. Ecco che abbiamo trovato il modo di creare una confortevole deresponsabilizzazione del singolo a favore di una generica e atavica colpa collettiva, addossata per giunta sulle spalle di altri, ciè degli oppressori degli stranieri, dei governanti, dei papi...).

 

Poi noi spesso confondiamo la bontà col senso civico. Quanti nostri connazionali frequentano assiduamente la chiesa, sono impegnati in  attività di volontariato, fanno l’elemosina ai poveri… ma non hanno alcun problema ad evadere le tasse. Se provi a dirglielo ti rispondono: che c’entra, le tasse sono soldi rubati dallo Stato, ovvio che cerco di difendermi. Ecco che riaffiora l’idea dello stato nemico e rapace da cui bisogna difendersi.

 

La situazione è indubbiamente ingarbugliata, visto che effettivamente chi ha occupato (e chi occupa) i posti di responsabilità ha (s)governato l’Italia in modo pessimo contribuendo a portarci sull’orlo della bancarotta monetaria e morale.  

 

Tutte queste teorie storico-sociologiche saranno sicuramente vere; non sta a me controbattere o smontare simili dotte elucubrazioni! Però ho come la sensazione di essere al cospetto di una pratica e funzionale  lavanderia delle coscienze che ci consente, imperterriti, di commettere le peggiori nefandezze senza provare il minimo rimorso né la mina vergogna.

 

A me piacerebbe chiudere questa "lavanderia" e ripristinare la responsabilità individuale. Ciascuno di noi è un individuo dotato di libero arbitrio; quando ci alziamo dal letto la mattina siamo liberi di fare scelte di civiltà o di barbarie. Mentre ci radiamo siamo liberi di far scorrere l'acqua nel rubinetto... o possiamo chiuderlo. Quando usciamo di casa possiamo indossare un grugno incattivito… o possiamo dispensare sorrisi e saluti. Quando saliamo in macchina possiamo decidere di andare a 50 all’ora... o di andare a 70, o a 90 o a 120. Quando c’è una fila possaiamo decidere di accodarci ordinatamente… o tentare di scavalcarla. Se c’è il semaforo rosso possiamo fermarci.. o passare lo stesso. Quando parcheggiamo possiamo cercare un parcheggio… o mollare l’auto in seconda fila o nel parcheggio giallo degli andicappati (per un attimo, s’intende). Quando timbriamo il cartellino possiamo metterci a lavorare… o a fare il sudoku.

 

Sono tutte scelte personali: gli austriaci, gli spagnoli, i papi, la mafia e la camorra non c’entrano niente! Siamo noi che giorno per giorno decidiamo se essere o meno cittadini civili. Il resto sono solo chiacchere, comodi anestetici per la coscienza ormai atrofizzata.

 

Salvatore




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Anonimo
Inviato il: 26/7/2008 12:43

Credo che quest'articolo ( da Repubblica..) possa ben fare da corollario a quanto ha scritto Salvatore....

Maledetti professori..

di ILVO DIAMANTI

IL "PROFESSORE", ormai, primeggia solo fra le professioni in declino. Che insegni alle medie o alle superiori ma anche all'università: non importa. La sua reputazione non è più quella di un tempo. Anzitutto nel suo ambiente. Nella scuola, nella stessa classe in cui insegna. Gli studenti guardano i professori senza deferenza particolare. E senza timore. In fondo, hanno stipendi da operai specializzati (ma forse nemmeno) e un'immagine sociale senza luce. Non possono essere presi a "modello" dai giovani, nel progettare la carriera futura. Molti genitori hanno redditi e posizione professionale superiori. E poi, la cultura e la conoscenza, oggi, non vanno di moda. E' almeno da vent'anni che tira un'aria sfavorevole per le professioni intellettuali. Guardate con sospetto e sufficienza.
Siamo nell'era del "mito imprenditore" . Dell'uomo di successo che si è fatto da sé. Piccolo ma bello. E ricco. Il lavoratore autonomo, l'artigiano e il commerciante. L'immobiliarista. E' "l'Italia che produce". Ha conquistato il benessere, anzi: qualcosa di più. Studiando poco. O meglio: senza bisogno di studiare troppo. In qualche caso, sfruttando conoscenze e competenze che la scuola non dà. Si pensi a quanti, giovanissimi, prima ancora di concludere gli studi, hanno intrapreso una carriera di successo nel campo della comunicazione e delle nuove tecnologie.

Competenze apprese "fuori" da scuola. Così i professori sono scivolati lungo la scala della mobilità sociale. Ai margini del mercato del lavoro. Figure laterali di un sistema - la scuola pubblica - divenuto, a sua volta, laterale. Poco rispettati dagli studenti, ma anche dai genitori. I quali li criticano perché non sanno trasmettere certezze e autorità; perché non premiano il merito. Presumendo che i loro figli siano sempre meritevoli.
Si pensi all'invettiva contro i "professori meridionali" lanciata da Bossi nei giorni scorsi. Con gli occhi rivolti - anche se non unicamente - alla commissione che ha bocciato "suo figlio" agli esami di maturità. Naturalmente in base a un pregiudizio anti-padano. I più critici e insofferenti nei confronti dei professori sono, peraltro, i genitori che di professione fanno i professori. Pronti a criticare i metodi e la competenza dei loro colleghi, quando si permettono di giudicare negativamente i propri figli. Allora non ci vedono più. Perché loro la scuola e la materia la conoscono. Altro che i professori dei loro figli. Che studino di più, che si preparino meglio. (I professori, naturalmente, non i loro figli).

Va detto che i professori hanno contribuito ad alimentare questo clima. Attraverso i loro sindacati, che hanno ostacolato provvedimenti e riforme volti a promuovere percorsi di verifica e valutazione. A premiare i più presenti, i più attivi, i più aggiornati, i più qualificati. Così è sopravvissuto questo sistema, che penalizza - e scoraggia - i docenti preparati, motivati, capaci, appassionati. Peraltro, molti, moltissimi. La maggioranza. In tanti hanno preferito, piuttosto, investire in altre attività professionali, per integrare il reddito. O per ottenere le soddisfazioni che l'insegnamento, ridotto a routine, non è più in grado di offrire. Sono (siamo) diventati una categoria triste.

Negli ultimi tempi, tuttavia, il declino dei professori è divenuto più rapido. Non solo per inerzia, ma per "progetto" - dichiarato, senza infingimenti e senza giri di parole. Basta valutare le risorse destinate alla scuola e ai docenti dalle finanziarie. Basta ascoltare gli echi dei programmi di governo. Che prevedono riduzioni consistenti (di personale, ma anche di reddito): alle medie, alle superiori, all'università. Meno insegnanti, quindi. Mentre i fondi pubblici destinati alla ricerca e all'insegnamento calano di continuo. Dovrebbe subentrare il privato. Che, però, in generale se ne guarda bene. Ad eccezione delle Fondazioni bancarie. Che tanto private non sono. D'altra parte, chissenefrega. I professori, come tutti gli statali, sono una banda di fannulloni. O almeno: una categoria da tenere sotto controllo, perché spesso disamorati e impreparati. Maledetti professori. Soprattutto del Sud. Soprattutto della scuola pubblica. E - si sa - gran parte dei professori sono statali e meridionali.

Maledetti professori. Responsabili di questa generazione senza qualità e senza cultura. Senza valori. Senza regole. Senza disciplina. Mentre i genitori, le famiglie, i predicatori, i media, gli imprenditori. Loro sì che il buon esempio lo danno quotidianamente. Partecipi e protagonisti di questa società (in)civile. Ordinata, integrata, ispirata da buoni principi e tolleranza reciproca. Per non parlare del ceto politico. Pronto a supplire alle inadempienze e ai limiti della scuola. Guardate la nuova ministra: appena arrivata, ha già deciso di attribuire un ruolo determinante al voto in condotta. Con successo di pubblico e di critica.

Maledetti professori. Pretendono di insegnare in una società dove nessuno - o quasi - ritiene di aver qualcosa da imparare. Pretendono di educare in una società dove ogni categoria, ogni gruppo, ogni cellula, ogni molecola ritiene di avere il monopolio dei diritti e dei valori. Pretendono di trasmettere cultura in una società dove più della cultura conta il culturismo. Più delle conoscenze: i muscoli. Più dell'informazione critica: le veline. Una società in cui conti - anzi: esisti - solo se vai in tivù. Dove puoi dire la tua, diventare "opinionista" anche (soprattutto?) se non sai nulla. Se sei una "pupa ignorante", un tronista o un "amico" palestrato, che legge solo i titoli della stampa gossip. Una società dove nessuno ritiene di aver qualcosa da imparare. E non sopporta chi pretende - per professione - di aver qualcosa da insegnare agli altri. Dunque, una società senza "studenti". Perché dovrebbe aver bisogno di docenti?

Maledetti professori. Non servono più a nulla. Meglio abolirli per legge. E mandarli, finalmente, a lavorare.



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