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MarmaLT
Inviato il: 11/6/2008 6:15
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Re: Intercettazioni telefoniche

Antonella scrive: ...Invece, la legge sulla privacy viene usata come una clava in qualsiasi burocrazia per rendere impossibile la vita dei poveri cittadini (tanto per rimanere nella sanità...provate a chiedere l'accesso alla cartella clinica di un vostro stretto congiunto e sappiatemi dire....),

Ma avete mai notato, a proposito di cartelle cliniche 'con cosa' vengono scritte durante la visita le conclusioni del medico, le prescrizioni, ecc.?  Beh! Io sono stato ricoverato più volte (mio malgrado e grazie a Dio, potendolo raccontare)...con la matita.  Certo Gasparri, non frequenterà gli stesi Ospedali di noi umani, se ancora va farfugliando che "basta leggere la cartella clinica".. Certo c'è un comiico che quando lo imita da il senso delle sue dichiarazioni...

"Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire"  -G. Orwell-



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Kla
Inviato il: 11/6/2008 11:01
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Da: Latina
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Re: Intercettazioni telefoniche

Per giustificare le limitazioni proposte dal basso delle più alte cariche sulle intercettazioni telefoniche molti a difesa sostengono che in Italia se ne fanno troppe e si spende troppo. In pochi si sono domandati che probabilmente, anzi sicuramente se ne fanno tante perchè sono molti di più i delinquenti da controllare in Italia rispetto al resto del mondo.

Salutoni




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Kla >))°> J

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Baol
Inviato il: 11/6/2008 12:28
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Da: Q4
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Re: Intercettazioni telefoniche
Soltanto a ripensare alla trasmissione Ballarò di ieri sera, con le dichiarazioni di  Gasbarri, mi viene un attacco di orticaria! A me sembrava proprio che ci stesse prendendo in giro tutti quanti, noi cittadini, comuni mortali, costretti nelle strutture sanitarie a rincorrerla sta benedetta cartella clinica... c'è chi si è presentato con la forza pubblica per averla... per poi trovarci scritto "questo e quello" sopra! Mi pare che durante il dibattito, a suffragio di quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio, ci fossero deboli argomentazioni tutt'altro che sostenibili... che ci abbiano preso per gente con l'anello al naso e la sveglia al collo? 

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giucap
Inviato il: 11/6/2008 14:43
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Re: Intercettazioni telefoniche

Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

Magari ci saranno anche secondi fini, ma secondo me il livello raggiunto, più che dalle intercettazioni dalla pubblicazione di stralci delle stesse, ha da tempo passato il segno arrivando a livelli inconcepibili per un Paese che si autodichiara civile.

Se, nell'ambito dell'inchiesta sui furbetti del quartierino, la Falchi con Ricucci si danno del "ciccino" o della "patatina", a noi che ce ne cale? E soprattutto, come può questa fondamentale opzione avere rilevanza ai fini dell'indagine? E se non ne ha, perché questi dialoghi vengono trascritti? E ancora, ma se sono stati trascritti al di fuori della normativa (o del protocollo) vigente, possibile che non si riesca a sapere chi è il trascrittore? E chi le ha trasferite ai giornali? Cos'è, dobbiamo incaricare i RIS per scoprirlo?

L'idea è che più di qualcuno arrotondi lo stipendio con questa spazzatura. E il bello è che questo è sempre un prodotto che tira. Tra un "casi vostri" e un "lacrime in diretta", tra postini e straninnamorati, il divertimento principale della gggente pare essere quello di farsi gli affari altrui, meglio se famosi. Abbiamo raggiunto livelli di morbosità che non saprei definire altro che patologici.

Allora regole chiare e controlli, questo bisognerebbe pretendere, e punizioni anche severe per chi contravviene.

Naturalmente regolamentare anche la possibilità per i magistrati di effettuare intercettazioni per ogni ipotesi di reato, senza bavagli, lacci e burocrazie infinite ma senza arbitrio assoluto.

Ma poi, chi le fa rispettare tutte queste regole?

Giulio

P.S.: leggo ora che pare il Governo voglia regolamentare la materia per decreto: ma mi faccia il piacere!!

 



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MarmaLT
Inviato il: 11/6/2008 17:10
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Re: Intercettazioni telefoniche

Sorrido... ancora una volta abbiamo capito male... Silvio Berlusconi dice che c'è stato un errore sul tema intercettazioni, quello detto ieri non è la verità di oggi, speriamo che domani non sia un'latra verità... la "unica verità"  è che si è parato nuovamente il c..o... leggetevi i giornali domani. Questo è il Bel Paese...

"Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire"  -G. Orwell-



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Salvatore
Inviato il: 11/6/2008 19:23
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Da: Q4
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Re: Intercettazioni telefoniche

Se quello di farci "capire male" è un modo per cambiare idea senza scalfire il super-io che c'è il lui, ben venga. Purchè da malinteso in malinteso si giunga ad una proposta di legge decente che non tolga preziosi strumenti investigativi, garantendo al contempo i diritti dei cittadini. Risultato peraltro alla nostra portata con le leggi odierne. Basterebbe applicarle.

Salvatore




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"Integrity is doing the right thing, even if nobody is watching."

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MarmaLT
Inviato il: 12/6/2008 4:50
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Re: Intercettazioni telefoniche

Molti si domanderanno, come mi han chiesto in privato alcuni, come mai insisto su alcuni temi come questo, ad esempio, delle intercettazioni. Il problema tutto italiano e della informazione in generale è appunto quello che spesso le cose si consumano in un giorno... poi come con i bambini si suona un altro 'campanellino' lo si distrae da quel problema e si inizia a parlare d'altro, archiviando loro nel loro armadio quell'informazione, noi nel dimenticatoio quel fatto , però lo scopo di aver conseguito il risultato voluto è raggiunto... Dico ciò perchè? DE MAGISTRIS... quel magistrato nei cui confronti si è scatenata una aggressione mediatica intollerabile svilendo le sue indagini (a mezzo intercettazioni) e la sua immagine... poi alla fine risultato 'innocente', non viene detto " SCUSA ABBIAMO PRESO UN ABBAGLIO, RIECCOTI LE TUE INDAGINI".... NO!!!!!! Le indagini sono passate in altre 'buone mani' e Lui? Coglionato... con il beneplacido della n'drangheta e dei politici coinvolti.... Questo è il Bel Paese.

Cosa se ne deduce che "mafia e politica" in questa Italia sono "culo e camicia" - ma non solo n'drangheta e politica hano giuocato un ruolo nella vicenda 'colpisci De Magistris', basta leggere le carte - ora mi si dimostri il contrario per cortesia.... grazie.



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MarmaLT
Inviato il: 15/6/2008 6:10
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Re: Intercettazioni telefoniche

Non abbiatemene, ma non posso far passare l'idea che l'oblio sul tema delle intercettazioni possa uscire, per altri fattarelli meno rilevanti finisca nel dimenticatoio, ne vale la sicurezaz e la giustizia nel Paese... perchè se in Italia ci sia il maggior numero di intercettazioni non è che v'è al Mafia, la Camorra, la N'drangheta, la Sacra Corona Unita, che vi sia la maggior collisione far Politica e organizzaioni criminali, che sia il Paese dove è più alto  il numero dei crimini e più basso lìelenco dei reati... infine il più complesso il sistema giuudiziario? Che, nonostante, rispetto all'Europa l'Italia ha il 40% in più di poliziotti, deve ricorrere a 2500 soldati per la sicurezza in 6 metropoli... ma scherziamo? Non si può chiudere, con leggerezza, la questione e fingere che vi siano urgenze più impellenti.. questa è la Madre delle emergenze, staccate le intercettazioni telefoniche il numero  dei reati non scoperti schizzerebbero alla stelle.

"Ciao, mio chiamo Antonino. Ho 23 anni, sono l’organizer del MeetUp di Reggio Calabria e sono un giornalista. Nel 2006 ho aperto un blog, www.antoninomonteleone.it, nel quale spesso e volentieri ho raccontato ed espresso le mie opinioni e valutazioni su fatti e circostanze che ho vissuto per lavoro e riportato dei fatti che sui canali ufficiali non è sempre opportuno riportare. Da venerdì 6 giugno il mio blog è stato posto sotto sequestro: voglio spiegarvi il perché e come si è svolta l’intera vicenda. Subito dopo le elezioni politiche del 2006 decido di pubblicare gli stralci di un documento che durante la campagna elettorale riportava i curricula dei candidati alla Camera e al Senato che sarebbero stati eletti in Calabria perché presenti nelle liste in posizione utile. Parlava di ex consiglieri regionali candidati dopo essersi macchiati di gravi reati contro la pubblica amministrazione: turbativa d’asta, abuso d’ufficio. Ex deputati del centrodestra che passavano al centrosinistra nonostante accuse gravissime come il concorso esterno in associazione mafiosa. Spesso riportavo degli stralci di questo documento, in particolare si trattava quasi sempre di articoli che mettevano assieme pezzi di altri articoli di quotidiani nazionali. Parliamo di Repubblica, dell’Espresso, del Messaggero. Il 9 dicembre del 2006 pubblico un articolo dedicato all’onorevole Giuseppe Galati che all’epoca militava nell’UDC, che nel corso del governo Berlusconi uscito vincente nelle elezioni del maggio 2001 ha ricoperto l’incarico di sottosegretario alle attività produttive. Nel 2003 scoppia lo scandalo della Roma bene, l’operazione “Cleopatra” che porta all’arresto di Serena Grandi, alle indagini sul senatore Colombo. L’onorevole Galati emerge dagli atti del GIP del tribunale di Roma come consumatore abituale di cocaina che gli veniva fornita addirittura all’interno del ministero delle attività produttive di cui era sottosegretario. Scrivo questo articolo il 9 dicembre e il 26 febbraio 2007 ricevo da parte dell’on. Galati una email che era titolata come “Atto di interpello ai sensi dell’art. 7 della legge sulla privacy” con la quale mi chiedeva di indicare quali fossero le fonti dalle quali avevo tratto queste informazioni. Soprattutto mi diceva che avrebbe voluto rettificare alcune parti dell’articolo perché inesatte e incomplete e volte a gettare discredito sulla sua persona. Rispondo a questa email il 9 marzo. Non ho risposto subito perché, sorpreso da questa sua comunicazione, volevo raccogliere in maniera dettagliata tutte le fonti che stavano alla base di quell’articolo. Tra l’altro molti degli articoli di stampa si trovavano nella rassegna presente sul sito della Camera dei Deputati. Rispondo a questa email che ho avuto cura di inoltrare per conoscenza anche al Garante per la privacy. Nella stessa email chiedo all’on. Galati di indicarmi quali parti dell’articolo sarebbero state inesatte, incomplete, non veritiere affinché potessi assolvere a quel dovere di rettifica che la legge sulla stampa impone. Nulla. Il silenzio. Questo passaggio è anche riportato in una sentenza di primo grado per il ricorso ex art. 700, una procedura d’urgenza, che mi viene notificata nel luglio dello stesso anno, il 2007. Una bella mattina arriva l’ufficiale giudiziario che mi notifica questo atto di citazione. Il Galati, dopo non avere risposto alla mia email nella quale sollecitavo l’indicazione delle parti secondo lui diffamanti del mio articolo perché fossero modificate, decide di trascinarmi in tribunale. Prima di presentarmi nell’aula di giustizia difeso dal mio avvocato, che per fortuna è anche un mio amico, l’avv. Creaco, scrivo proprio sul blog che il Galati per l’articolo scritto a dicembre mi aveva querelato e che avrei avuto la prima udienza il primo agosto dello stesso anno, due settimane dopo. L’avvocato del Galati chiederà al giudice di stabilire anche che il fatto di aver dato conto dell’imminenza del giudizio, del calendario delle udienze, costituiva una reiterazione della mia condotta diffamante nei suoi confronti. Fatto sta che, essendo stato presentato un ricorso per la tutela d’urgenza ex articolo 700 del codice di procedura penale, il giudice non ravvisa gli elementi fondanti di questa tutela che sono il periculum in mora e il fumus boni iuris dell’eventuale reato contestato e quindi rigetta questo ricorso e condanna il Galati al rimborso delle spese processuali. Questa sentenza viene appellata dal Galati. Ma entriamo nel merito dei dettagli.

L’articolo era in effetti già presente su diversi quotidiani, come dicevo prima anche la rassegna stampa della Camera dei Deputati raccoglieva ampi stralci dell’orinanza del GIP e di alcune vicende legate al curriculum politico del Galati. In particolare di Diario scrive che “Calabrese, il sottosegretario UDC alle attività produttive Giuseppe Galati, coinvolto ma non indagato nello scandalo della cocaina della Roma bene”. Nell’ordinanza del GIP si legge che “Galati, soprannominato Pino il politico, si rifornisce stabilmente di cocaina dal pusher Martello. Gli acquisti hanno cadenza almeno settimanale e sono effettuati direttamente o tramite Armando De Bonis, suo uomo di fiducia che ha libero accesso alle Attività Produttive”. Poi l’articolo va avanti e, come riportato da me nel blog, dice: “Pino Galati è il leader incontrastato dell’UDC nel catanzarese e soprattutto nella sua Lamezia Terme, cittadina il cui consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2002. Tra gli eletti nel consiglio c’era Giorgio Barresi, del CCD, messo in lista per volere di Galati”. Anche questa affermazione che io riporto da questo articolo sul mio blog verrà contestata dal Galati dicendo che lo Statuto non conferiva a lui direttamente la scelta dei candidati nelle liste e per questo motivo la notizia sarebbe falsa e che io avrei dovuto rimuoverla. Giorgio Barresi viene arrestato per usura il 30 settembre 2002 mentre nel luglio del 2001 era rimasto ferito in un conflitto a fuoco a San Biase sempre vicino a Lamezia. Scrive ancora l’articolo pubblicato su Diario che “tra i motivi alla base dello scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme, la presenza di consiglieri imparentati con esponenti delle cosche locali”, tra questi Peppino Ruberto dell’UDC, personaggio molto vicino a Galati. Il sindaco di Forza Italia lo ha difeso dicendo che si trattava di parentele del quinto o sesto grado. E’ sicuramente una coincidenza, ma il 26 novembre del 2003 un nutrito gruppo di deputati dell’UDC presenta la proposta di legge numero 4254 volta a rendere più difficile lo scioglimento per infiltrazioni mafiose delle assemblee elettive degli enti locali. Non soltanto: davanti al giudice Galati contesterà anche l’attribuzione del suo autista, rinnegherà anche di averlo mai conosciuto. Ma da dove avevo tratto questa notizia? Da un articolo pubblicato su Repubblica relativo all’inchiesta “Poseidone”, la famosa inchiesta sulla depurazione in Calabria condotta dal PM Luigi De Magistris, che assieme all’inchiesta “Why Not” è stata sottratta al PM catanzarese. Scrivono Attilio Bolzoni e Giuseppe Baldessarro, un giornalista di Reggio Calabria: “alla fine del 2003, alla frontiera in provincia di Como, i finanzieri fermano Nicolino Volpe, uomo dell’entourage del sottosegretario dell’UDC Pino Galati. Era insieme a Roberto Mercuri, l’amministratore delegato della Pianimpianti SPA, società che ha fatto man bassa nella spartizione dei depuratori in Calabria”. Accade questo: il giorno dopo scrive a Repubblica: “Ritengo opportuno smentire la circostanza che il Sig. Volpe farebbe parte dell’entourage dello scrivente, proprio in ragione del significato della parola “entourage”: “Persone frequentate abitualmente o ambiente”, dizionario Garzanti - cita Galati – L’affermazione si rivela assolutamente infondata”. Sempre sotto la stessa smentita, i giornalisti di Repubblica Bolzoni e Baldessarro scrivono in corsivo: “Nicolino Volpe frequenta abitualmente la segreteria e la casa dell’on. Galati a Lamezia Terme. In questo senso è stato definito uomo dell’entourage”. Ma per il giudice questo non basta. Appare quindi forzata la parte della sentenza in cui il giudice afferma una cosa particolarmente strana: nell’accertare la verità putativa dei fatti narrati nell’articolo che ho pubblicato sul blog scrive che sarebbe “offensiva l’affermazione secondo cui l’autista del Galati sarebbe Nicolino Volpe”. “In questo caso non c’è prova della verità del fatto che il Volpe fosse autista del Galati, circostanza apparsa su Internet - nell’articolo da me prodotto – ma espressamente contestata dal Galati nel presente giudizio nel fatto che il medesimo Volpe facesse parte dell’entourage del Galati, circostanza apparsa su Repubblica espressamente smentita dal Galati – scrive la sentenza – e poi riconfermata dai giornalisti del medesimo quotidiano. La medesima notizia la cui corrispondenza a verità non è stata provata dal Monteleone – ma io non potevo provarla in effetti – per come riferita risulta volta unicamente a gettare discredito sulla figura del Galati”. Assieme a questo ci sono altre circostanze: l’on. Galati è riuscito a far assumere la sorella all’interno della Regione Calabria col famoso “Concorsone”. Famoso “concorsone” perché vi parteciparono circa 250 tra parenti e amici dei consiglieri regionali o di esponenti politici di un certo calibro, e tutti risultarono vincenti. In particolare io provo documentalmente il fatto che la sorella del Galati sia stata assunta e in questo senso fa un poco sorridere il fatto che, oltre a rinnegare alcuni amici, oltre a rinnegare il proprio autista, il Galati rinneghi anche la sorella. Scrive il giudice che “quanto, infine, alla notizia che il Galati avrebbe sistemato la sorella alla Regione dalla documentazione prodotta in atti emerge che effettivamente tale Galati Enza è stata assunta. A fronte di ciò, il Galati non ha specificatamente contestato che la propria sorella si chiami Enza, ma si è limitato a sostenere che non vi sarebbe prova certa di un rapporto di parentela con costei”. Dall’UDC passa al PDL e infatti scrive Roberto Galullo sul Corriere della Sera: “Alla Camera il Popolo della Libertà in Calabria schiera due “boss”, politici ovviamente, come Giancarlo Pittelli e Giuseppe Galati, entrambi citati più volte nelle inchieste “Why not” e “Poseidone” avocate a Luigi De Magistris in quanto referenti, secondo l’accusa, del comitato d’affari che in Regione si spartirebbe i fondi pubblici. Entrambi negano il ruolo. Galati fiuta l’aria prima degli altri, ha detto addio all’UDC senza versare una lacrima e ha trasferito armi e bagagli e tutto il gruppo, o quasi, in Forza Italia. Da Why Not la mia posizione è stata stralciata – spiega Galati al Sole 24 ore – e presto anche l’altra inchiesta vedrà archiviata la mia posizione. Non ho nulla da nascondere”. Ma Galullo ricorda una vicenda: “E con l’etica in politica come la mettiamo, visto che cinque anni fa finì in una brutta storia di cocaina e prostitute?” “I Calabresi sanno scegliere – dice tranquillo – e sanno che non c’entro nulla con quelle vicende. Ho lavorato solo per la mia terra”. Questa è la vicenda relativa al merito processuale. Poi cosa succede? Che la causa in sede civile si conclude con un’ordinanza della seconda sezione civile del Tribunale pubblicata l’11 gennaio del 2008 che mi ordina di rimuovere alcune parti. Non capisco perché se non sono diffamatorie, non sono condannato pur tuttavia mi viene ordinato di rimuoverle. Fatto sta che obbedisco a questa ordinanza, modifico l’articolo e pubblico in calce che questo è il frutto delle osservazioni mosse dal tribunale di Reggio Calabria. Nonostante ciò il Galati presenta una querela in sede penale. Il problema sta nel fatto che, se abbiamo visto prima che il 26 febbraio del 2007 mi manda una email che prova il fatto che è venuto a conoscenza dell’articolo di cui chiede una rettifica, da quel momento scattano i termini perché l’azione di querela per diffamazione si prescriva perché sono di 90 giorni. Presentando la querela in sede penale, il PM in fase di indagine preliminare e il GIP successivamente avrebbero dovuto rilevare che questa non poteva essere proposta. Si chiama certezza del Diritto: se io so che dopo 90 giorni nessuno a presentato una querela per un articolo devo poter stare tranquillo e non subire questo tipo di vessazione. Succede che il GIP osserva e scrive nel provvedimento di sequestro che mi è stato notificato ben 4 giorni dopo: “volendo prescindere dalla verità obiettiva dei fatti narrati, fortemente contestata dal denunciante, e pur ritenendo che critica esercitata dal giornalista possa essere sorretta dall’utilità sociale dell’informazione, sembra superato il limite della continenza”. A proposito del limite della continenza proprio la seconda sezione del tribunale scriveva che nonostante il linguaggio piuttosto colorito, questo non potesse essere considerato eccedente il limite della pertinenza. Anche perché i post che riportavano questo documento si intitolavano “Politica discarica”. Scrive il giudice: “Benché la definizione della politica come “pattumiera” e quindi del politico come parte di questa pattumiera non sia particolarmente elegante, è pur vero che l’articolo dedicato al Galati è solo uno di una serie di una serie di articoli dedicati a vari personaggi politici calabresi appartenenti sia all’uno che all’altro schieramento politico. Contrariamente a quanto ritenuto dal reclamante, l’espressione non pare funzionale ad orientare il lettore e a condizionarlo negativamente con riferimento alla figura specifica del Galati, ma piuttosto a dare un giudizio negativo dell’intera classe politica calabrese” Dicevamo dell’ordinanza del GIP. Il GIP scrive, e questa è la parte più grave e inquietante di quello che mi sta capitando e che voglio condividere con voi, che “il sequestro” – dell’intero sito internet, non dell’articolo incriminato in attesa del giudizio – va mantenuto per evitare la pubblicazione e la divulgazione sempre attraverso lo stesso sito di altri articoli di eguale tenore”. Non si tratta di una questione semantica, ma il giudice parla di “eguale tenore” non di “eguale contenuto”. Il pericolo non è che io possa scrivere ancora del Galati, ma che io possa continuare a scrivere articoli piuttosto critici dell’operato dei politici calabresi. Questa è la cosa particolarmente grave, perché viene adottata una misura cautelare per impedire la commissione di reati d’opinione. Alla fine della vicenda che vi ho raccontato vedo in un provvedimento di sequestro di un blog adottato con queste motivazioni, che sembrano quasi voler significare “ti dobbiamo tagliare la lingua perché sei un chiacchierone”, mi sento un po’ abbandonato dal sindacato dei giornalisti della Calabria e dall’Ordine dei Giornalisti della Calabria, il cui presidente nel corso della campagna elettorale era impegnato a seguire le convention del Popolo delle Libertà e quindi non poteva probabilmente curarsi di queste vicende, di un giornalista di 23 anni che perde tempo a scrivere congetture sul proprio blog. Il sindacato dei giornalisti, tempo fa, mi diceva che è probabile che l’Ordine decida di avviare una procedura disciplinare nei miei confronti perché in qualità di organizer del MeetUp di Reggio Calabria avrei promosso il referendum per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti. Alle mie perplessità mi veniva detto che io non mi ero limitato a firmare ma ero addirittura sceso in prima linea, anche divulgando dei comunicati stampa, in cui esprimevo le mie opinioni sull’Ordine dei Giornalisti. Sono imbavagliato e a parte il giornale per il quale lavoro, strill.it, ed altri siti internet non se n’è curato nessuno. Un giornalista amico mi ha detto “caro Antonino voglio esprimerti la mia solidarietà anche se non posso scriverlo sul mio giornale” e io ho dovuto rispondergli che sono io che esprimo a lui la mia solidarietà perché non possa scriverlo sul giornale per il quale lavora. Io ancora continuo a non capire a cosa serve avere una tessera di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti quando poi non vieni tutelato e non c’ è nessuno che dica una parola, un “bah”, un “però”, un “caspita addirittura!” oppure che dica hanno fatto bene perché te lo meritavi ed è giusto così. Non capisco perché per un articolo debba essere chiuso l’intero blog. Non capisco perché bisogna assecondare le richieste dell’avvocato di un politico e spero vivamente che non si sia trattato di pressioni che abbiano subito in questa fase i magistrati, i GIP piuttosto che il PM, ma che si sia trattato di un errore commesso in buona fede per semplice ignoranza del mezzo e dello strumento informatico". Antonino Monteleone



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MarmaLT
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Re: Intercettazioni telefoniche

Continua la "Saga della menzogna di Stato " ... perchè chi ha l'informazione crea opinione se racconta che il cielo è verde.. a forza di dirlo fa venire il dubbio che si è daltonici e alla fine si crede che sia realmente verde e non celeste.. ora ci stanno racconantndo le 'Balle sulle intercettazioni'... e ci stiamo credendo, purtroppo... Salvo che siamo fra i 20.000 intercettati, ma se lo siamo è perchè qualcosa lo abbiamo fatto...o no?  Se il problema è la  privacy basta un norma che diceva: E' REATO LA PUBBLICAZIONE DELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE! ...  e basta! Il problema è che voglio limitare le intercettazioni per i reati che solitamente commettono loro... corruzione, voto di scambio, tangenti, ecc...

" Il governo sul numero degli intercettati ha raccontato un sacco di frottole agli italiani. In Italia gli intercettati non sono ogni anno piu' di 20-25.000 e l'80% riguarda i reati delle associazioni mafiose che gli altri paesi, per fortuna, non hanno.

Il Ministro Alfano in commissione Giustizia, nel suo primo atto ufficiale in Parlamento, ha raccontato bugie. Ha detto che un terzo delle spese per la giustizia se ne vanno per le intercettazioni, mentre e' il 2,5%; dice che gli italiani intercettati sono milioni, mentre non sono piu' di 20.000. Evidentemente era la preparazione di una campagna mediatica di delegittimazione del lavoro di giornalisti e magistrati, e che ha come ultimo obiettivo, da perseguire con questo disegno di legge, quello di garantire sempre piu' ampi spazi di impunita' in questo paese ai reati dei colletti bianchi. E anche la camorra ringrazia perche' scompaiono anche tutti i reati legati alle eco-mafie. Insomma un grave colpo allo stato di diritto in questo Paese.

Le indagini sulla clinica degli orrori sono iniziate quali semplici indagini per 'colpe mediche' ovvero 'per lesioni personali colpose', tutti reati che sono ben al di sotto del limite di 10 anni. Le imputazioni piu' gravi sono scattate solo a seguito delle intercettazioni. Questa e' la dimostrazione che in questa materia il Governo e la maggioranza si sta muovendo o con assoluta incompetenza o con assoluta malafede." dal Blog IdV



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MarmaLT
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Re: Intercettazioni telefoniche

Al Cittadino non far sapere quali sono i deliiti dl potere

"Buongiorno a tutti. Mi dispiace, ma dobbiamo ricominciare a parlare di intercettazioni, perché questo è quello che offre il convento e quello che chiedono anche gran parte dei frequentatori del blog di Beppe e del blog nostro – voglioscendere – e di tanti altri che si stanno sintonizzando con noi, il lunedì alle due. Ne parliamo, anche se presto dovremo occuparci anche di altre leggi vergogna, che sono quelle, per esempio, del ritorno all’impunità per le alte cariche, il c.d. lodo Schifani bis, ma questa – ogni giorno ha la sua pena – la vediamo un’altra volta.
È interessante, ora che finalmente abbiamo un testo che sembrerebbe definitivo per quanto riguarda il cosiddetto disegno di legge Berlusconi-Alfano-Ghedini sulle intercettazioni, capire che cosa succede esattamente. Capire quelli che i telegiornali non solo non ci dicono, ma che addirittura cercano di nasconderci. Mentendo anche sulle parole. Questa non è una legge sulle intercettazioni. È anche una legge sulle intercettazioni. Ma questa è una legge che abolisce di fatto la cronaca giudiziaria per tutta la lunga fase delle indagini, fino all’inizio del processo. Cioè da quando viene commesso un fatto, a quando viene scoperto, a quando viene processata la persona sospettata di averlo commesso, i cittadini non potranno più sapere nulla.
Cominciamo però a vedere il primo versante, cioè quello delle intercettazioni, laddove non saranno più possibili e con quali conseguenze tutto ciò avverrà. Ce l’hanno condita e intortata dicendoci che negli altri paesi ce ne sono meno. Ho sentito ancora ieri qualche demente in televisione, naturalmente ministro, dire che negli Stati Uniti vanno avanti a reprimere i reati con 1.500 intercettazioni all’anno, in un paese che ha il quintuplo della nostra popolazione. Com’è possibile invece che noi abbiamo 125.000 intercettazioni all’anno e ancora non siamo contenti? In realtà, l’abbiamo già visto, noi non abbiamo 125.000 intercettazioni. Noi abbiamo 75.000 decreti per intercettare che riguardano spesso i vari telefoni di una stessa persona. Quindi le persone intercettate, l’altra volta abbiamo detto essendo molto ottimisti 80.000, i magistrati calcolano che siano circa 20-30.000 all’anno. Negli Stati Uniti non sono affatto 1.500. Sono milioni le persone intercettate, soltanto che la non risulta nelle statistiche perché là a intercettare sono l’FBI, la CIA, i vari servizi di sicurezza e le varie polizie locali e federali. Pensate, Giancarlo Caselli soltanto nella procura di Torino ha calcolato che lo 0,2% dei processi che si fanno contiene intercettazioni. Lo 0,2% dei processi. Altro che “tutto intercettato, tutti intercettati”. Comunque. Il fatto che non si possa più intercettare per reati puniti con pene inferiori ai dieci anni o quelli contro la pubblica amministrazione, significa che non potremo più scoprire con le intercettazioni reati di: usura, truffe – anche le truffe scoperte da De Magistris, le ruberie sui fondi Europei, sui fondi regionali; l’Europa sarà contenta di noi – sequestri di persona. Se fosse vera la leggenda secondo cui gli zingari rubano i bambini, ebbene se uno zingaro ruba un bambino quello è un sequestro semplice perché non è a scopo di estorsione e non può più essere scoperto con intercettazioni. Il contrabbando, altra specialità delle mafie come l’usura. Lo sfruttamento della prostituzione. La rapina. Il furto in appartamento...

Quante piccole gang o grandi gang di ladri vengono sgominate intercettando? Non si può più. Associazione per delinquere; persino l’associazione per delinquere. Lo scippo. L’incendio. La ricettazione: i ricettatori sono quelli che smaltiscono e diffondono la refurtiva. Bene, nemmeno quello. La calunnia. I reati ambientali: tutti i reati sull’ambiente, discariche, ecc. Salute e sicurezza sul lavoro, per nulla più si potrà intercettare. Reati ovviamente – quelli li sappiamo – reati economico finanziari. Pensate a tutte le turbative di borsa, le frodi fiscali, le frodi sull’IVA che scoperte con le intercettazioni portano lo Stato a recuperare un sacco di evasione. Nulla di nulla. Ricerca dei latitanti, nemmeno. Quando uno mette sotto intercettazione tutti gli amici e i parenti e i possibili favoreggiatori di un latitante e poi sta lì ad aspettare che qualcuno compia un passo falso, non si potrà più fare. Perché? Perché c’è un’altra clausola che dice che l’intercettazione può durare al massimo tre mesi. Dopodichè si staccano gli apparecchi e si va a casa. Quindi se il latitante si fa beccare entro tre mesi, bene, se invece rimane uccel di bosco più di tre mesi, pazienza. Tempo scaduto. Lo Stato si da la scadenza. Mentre il latitante no, ovviamente. Questo vale anche per i sequestri di persona. Voi sapete che quando viene sequestrata una persona, tipo un bambino, si mettono sono osservazione i telefoni della famiglia nella speranza di risalire ai telefoni dei sequestratori e di localizzarli. Bene, anche qui dopo i tre mesi si stacca tutto. Quindi, o l’anonima sequestri ci fa il favore di restituirci gli ostaggi entro e non oltre i novanta giorni, oppure sennò pazienza. Chi si è visto, si è visto. Altra genialata: ci vorranno tre giudici, non più un GIP, tre giudici per decidere su un’intercettazione. Pensate che in Italia il GIP monocratico, cioè lui da solo, può condannare addirittura per omicidio, ti può dare trent’anni per omicidio con rito abbreviato. Bene, da solo potrà condannarti per omicidio, ma non potrà più autorizzare l’intercettazione di un telefonino. Pensate l’assurdità. Ci sono tribunali che hanno dieci giudici in tutto, i quali dovranno fare: in tre il collegio per autorizzare le intercettazioni, poi un quarto dovrà fare il GIP, poi un altro dovrà occuparsi del processo e alla fine non si troveranno più i giudici che potranno occuparsi tutti dello stesso processo e quindi si bloccherà la giustizia nei posti medio-piccoli. Perché? Perché i giudici diventano incompatibili quando hanno deciso una volta su un caso.
I giudici non potranno più parlare. Le due magistrato che hanno fatto arrestare gli scannatori della clinica Santa Rita di Milano hanno fatto una conferenza stampa assieme alla polizia giudiziaria per spiegare ai cittadini che cosa era successo, per metterli in guardia da quello che era successo. D’ora in poi, quando entrerà in vigore questa legge porcata, il fatto che hanno parlato della loro inchiesta nella conferenza stampa fa sì che debbano lasciare l’inchiesta. Non possono proseguirla loro, la devono lasciare a qualcun altro. Se un magistrato parla male di Provenzano, non potrà più indagare su Provenzano. Perché si è già pronunciato. Non sto parlando del giudice che dovrà giudicarlo, sto parlando del pubblico ministero che spiega quali indizi ha raccolto a carico di Provenzano oppure degli scannatori della clinica.
Quindi, non solo i giornalisti non possono più raccontare le inchieste, ma non le possono più raccontare neppure i magistrati, sennò perdono l’inchiesta all’istante. Ma non solo. Se anche il magistrato sta zitto, per conservare la sua inchiesta, c’è modo di farlo fuori lo stesso. Decide l’imputato. Se l’imputato denuncia il suo pubblico ministero, o meglio, se l’indagato denuncia il suo pubblico ministero accusandolo di una fuga di notizie che magari non ha fatto – tipo De Magistris, adesso sta venendo fuori che le fughe di notizie le facevano i suoi superiori per farle ricadere su di lui – facciamo il caso che uno viene denunciato nella procura vicina per avere fatto una fuga di notizie – non si sa se è vero o non è vero – bene, il fatto stesso che sia stato denunciato consente al suo capo di levargli l’inchiesta. Anche se lui non ha fatto niente. Quindi è l’imputato che decide in qualche modo di scegliersi il suo pubblico ministero. Se gli piace perché è morbido, se lo tiene, sennò lo denuncia e il capo gli toglie l’inchiesta.
C’è una "normina", l’avrete forse letta, la “salva-preti”. Dopo la “salva-Previti” adesso abbiamo la “salva-preti” per cui se uno è un cittadino normale, niente, legge normale. Se invece è un sacerdote, per indagare bisogna avvertire il suo vescovo. Dopodichè, se viene indagato un vescovo – ed è capitato anche recentemente – allora bisogna avvertire la Segreteria di Stato vaticana, cioè un ministero estero per processare un cittadino italiano. Un gentile omaggio al Vaticano. Uno dei tanti.
I giornalisti. E veniamo alla parte che non riguarda più i limiti alle intercettazioni, ma riguarda l’abolizione della cronaca giudiziaria e una pesante limitazione alla libertà di stampa e alla libertà dei cittadini di essere informati, al diritto dei cittadini di essere informati. Dunque, dico subito che con questa legge non si potrà più scrivere nulla degli atti giudiziari, quindi non solo delle inchieste, ma anche degli interrogatori, dei verbali, di quello che dice la difesa, di quello che dice l’accusa, dei decreti di perquisizione, degli avvisi di garanzia, dei decreti di custodia cautelare, dei decreti di sequestro, ecc. Niente. Tutti gli atti giudiziari dell’indagine sono non pubblicabili. Attenzione: non sono segreti, sono non pubblicabili. La nostra legge stabilisce che quando il magistrato li consegna all’avvocato e all’indagato, in quel momento cessano di essere segreti e quindi oggi, giustamente se non sono più segreti, i giornalisti li possono pubblicare. Qui non stanno vietandoci di pubblicare roba segreta, perché pubblicare roba segreta è già vietato. Ci stanno vietando di pubblicare roba pubblica. Che è un’altra cosa. Infatti nella legge c’è scritto che non si può più nemmeno parlare, nemmeno nel contenuto e nemmeno per riassunto, degli atti, anche se non sono più coperti da segreto; perché se sono coperti da segreto è già vietato pubblicarli. Quindi stiamo parlando di roba pubblica, roba legittimamente conosciuta dai giornalisti, e quindi dai cittadini. Se uno li pubblica, se un giornalista li pubblica, sono da uno a tre anni di galera. Più un’ammenda che va a mille e rotti euro. “Va beh – uno dirà – ti pigli la multa: mille euro, li avrai?! Sì, certo, non per tutti gli articoli che scrivi, ma non è un danno drammatico essere condannati a pagare una multa fino a mille euro”. Il problema è che qui la pena pecuniaria e la pena detentiva sono associate: te le danno tutte e due assieme. Il minimo della pena detentiva è un anno. Che significa? Significa che con le attenuanti ecc. la prima volta che ti condannano, ti condannano a un minimo di nove mesi e non vai in carcere, perché sapete che in Italia fino a due anni c’è la condizionale, la sospensione condizionale, e fino a tre anni di può chiedere l’affidamento al servizio sociale, come Previti. Viceversa, se uno scrive tre articoli contenenti tre notizie non più segrete, ma che diventano non più pubblicabili, - fate il calcolo – nove per tre, ventisette: sono 27 mesi, il che significa due anni e tre mesi, si va fuori dalla sospensione condizionale e si finisce in carcere o all’affidamento al servizio sociale. E alla quarta condanna si superano i tre anni e si va direttamente in galera. Quindi bastano quattro articoli, a un giornalista capita di scriverne anche uno o due al giorno, oppure basta un libro contenente quattro notizie pubbliche, ma non più pubblicabili, per finire in galera. La galera! In un paese in cui in galera non ci va più nessuno, salvo i poveracci. Bene i giornalisti concretamente rischieranno di andarci per quel meccanismo del minimo di pena, che è molto alto – un anno – e l’associazione obbligatoria con la multa, che non è sostitutiva, ma associata. Allora che cosa succederà? Succederà che nessuno scriverà più niente, a meno che non sia un masochista e voi non saprete più niente. Di tutta la lunga fase delle indagini finché non inizia il processo… Ma se voi mettete insieme i limiti alle intercettazioni – quello che i giudici non potranno più scoprire – e i limiti alla pubblicazione – quello che i cittadini non potranno più sapere – voi avete il quadro di una filosofia che individua esattamente nei due poteri di controllo democratici rispetto al potere politico, i nemici da abbattere, i nemici politici numero uno, i veri criminali del nostro paese, la vera emergenza sicurezza è rappresentata dalla presenza di giornalisti che informano e magistrati che indagano e quindi dagli al giornalista e dagli al magistrato. È una legge liberticida che ha almeno il pregio della chiarezza: individua nei poteri di controllo i nemici del potere e li abbatte.
Il risultato qual è? È che non si potrà più scoprire uno scandalo come quello del SISMI, delle deviazioni dei dossieraggi di Pollari e Pompa. Pensate che hanno trovato a Pompa centinaia di migliaia di dossier su giornalisti, politici, magistrati, ritenuti pericolosi, non per la sicurezza dello stato, mica è Al Qaida, pericolosi per Berlusconi. Questo scandalo non si potrà più scoprire. Un sequestro come quello di Abu Omar non si potrà più scoprire, perché non è stato un sequestro a scopo di estorsione, era un sequestro semplice e quindi punito con pene inferiori ai dieci anni. Non si potrà più scoprire calciopoli, ovviamente. Calciopoli inizia da una ipotesi di frode. Solo dopo si arriva a scoprire l’associazione a delinquere. Quindi, non sarebbero state autorizzate le intercettazioni, quindi non si sarebbe scoperta l’associazione a delinquere. In ogni caso, anche se si fosse scoperta, per assurdo, noi non avremmo potuto scrivere niente e non sapremmo ancora niente ora, perché il processo non è ancora iniziato – il processo di Napoli su calciopoli. Non avremmo scoperto lo scandalo delle scalate bancarie e al Corriere della Sera dei furbetti del quartierino. Perché? Perché i reati finanziari non sono più compresi, quindi i magistrati non avrebbero potuto intercettare, non avrebbero potuto scoprire che Fazio avvertiva segretamente Fiorani di notte e che Fiorani gli mandava i bacetti e che turbavano completamente il mercato perché l’arbitro tifava per una squadra anzi ne faceva parte, era il capitano non giocatore, anzi capitano giocatore. In ogni caso i giornali non avrebbero pubblicato ancora adesso visto che il processo per Antonveneta, Fiorani, per Unipol, BNL e per Ricucci, Rizzoli Corriere della Sera, non è ancora iniziato. Siamo alla fine delle indagini.
La clinica degli orrori. Abbiamo sentito questo – mi dispiace dirlo, ma tecnicamente si chiama così – ignorante, uomo che ignora la materia di cui dovrebbe occuparsi. Questo ignorantissimo ministro “ad personam” Angelino Alfano ridacchiare in televisione e dire: “Ma figuriamoci, un processo di omicidio nella clinica degli orrori, sarebbe possibile anche oggi perché noi l’omicidio l’abbiamo compreso nei reati per cui si può intercettare”. Già. Peccato che l’indagine nella clinica Santa Rita sia partita da intercettazioni disposte per truffa e falso. Due reati puniti con pene sotto i dieci anni, quindi oggi non più “intercettabili”, quindi da lì non si sarebbe più potuto scoprire che questi non solo facevano i falsi delle cartelle cliniche, ma ammazzavano o scannavano la gente. Non si potrebbe più scoprire niente. E in ogni caso, facendo finta che si potesse ancora scoprire, noi non potremmo più raccontarlo e voi non potreste più saperlo.
Pensate che bellezza per i risparmiatori dell’Antonveneta non sapere ancora adesso che quello che li vuole comprare, cioè Fiorani, è uno che mette le mani nei conti dei correnti della Popolare di Lodi. E pensate che bellezza per i correntisti della Popolare di Lodi non sapere che fine fanno i soldi che loro pensano di avere messo al sicuro nella Banca di Lodi. E non potrebbero organizzarsi per denunciare Fiorani. E Fiorani sarebbe ancora lì. Anzi, avrebbe comprato l’Antonveneta se non fosse stato bloccato dalla pubblicazione delle intercettazioni e fatto fuori giustamente dagli organi di vertice della sua banca.
E Fazio sarebbe ancora lì. E Moggi sarebbe ancora lì a truccare i campionati con tutta la sua banda. Perché? Perché non si saprebbe niente e quindi, in base a cosa puoi mandare via uno se non è stato ancora processato e non si sa nemmeno che cosa ha fatto?
Pensate ai malati della clinica che si ritrovano senza uno o due organi, oppure con l’organo al posto sbagliato, il fegato al posto del cervello, la milza al posto del tendine, ecc. che si stanno organizzando in una class action per chiedere i danni a quegli scannatori che li hanno ridotti così, o a i parenti di quelli che sono già morti, che si stanno organizzando per chiedere i danni. Bene non saprebbero nemmeno quello che è successo. Non verrebbe loro nemmeno in mente di chiedere i danni, perché non saprebbero di aver subito i danni e ci sarebbero persone che pensano che i loro congiunti sono morti per una tragica fatalità, perché era giunta la loro ora, mentre invece sono stati massacrati dall’ospedale e poi sono stati pure falsificati i referti nelle loro cartelle cliniche.
Scalfari ieri su Repubblica ricordava che se la mafia è stata condannata la prima volta nella sua storia al maxi processo, è stato perché i giornali hanno raccontato che cosa faceva la prima sezione della Cassazione presieduta da Carnevale che annullava regolarmente le condanne di mafia, per cui per fortuna, su input di Giovanni Falcone, il ministro Martelli chiese al presidente della Cassazione di fare un turno nelle presidenze dei processi di mafia, in modo che non presiedesse solo Carnevale ma anche qualcun altro. Appena Carnevale fu sostituito da un altro, la mafia fu condannata per la prima volta e fu lo scatenamento della vendetta mafiosa, ma intanto abbiamo messo dentro centinaia di mafiosi.
Perché è successo tutto questo? Perché la stampa ha potuto esercitare un controllo su quelle zone d’ombra della magistratura, perché mica i magistrati sono tutti buoni.
Il caso di Rignano Flaminio, cioè un’indagine probabilmente farlocca dove era state accusate ingiustamente delle persone, almeno questo è quello che è emerso finora, lo dobbiamo al fatto che giornali, giornalisti come Bonini, per esempio, di Repubblica, ma anche del Corriere della Sera, hanno svelato la debolezza dell’impianto accusatorio e quindi quando l’informazione fa il suo dovere, esercita un controllo democratico sui magistrati.
Non possiamo lasciare i magistrati indagare per anni senza sapere cosa stanno facendo, magari sbagliano e noi li aiutiamo anche a non sbagliare. Oppure smascheriamo i loro errori, se sono dolosi, e loro sono costretti a fermarsi. Chi lo garantisce questo controllo se adesso non si scrive più niente sulle indagini? Anche le indagini sbagliate partiranno sbagliate e finiranno sbagliate. Avremo più errori giudiziari. Come faremo a sapere come si difende una persona se non potremo pubblicare il suo interrogatorio. Quindi magari, chi si difende ha ragione e chi lo accusa ha torto, ma noi non lo potremo sapere.
Pensate a livello democratico che cosa vuol dire tutto ciò. Gli editori saranno sempre più frenati dal consentire ai giornalisti di pubblicare cose a rischio, perché? Perché a loro volta rischiano una multa fino a 400.000 euro – ogni articolo, fino a 400.000 euro - di e rischiano soprattutto di essere portati a processo non solo come singoli editori, ma anche come società, in base alla legge 231 sulla responsabilità giuridica delle società. Per evitare alla società di finire in tribunale con ripercussioni sulla Borsa, che cosa devono dimostrare gli editori? Di aver adottato tutte le precauzioni all’interno della loro azienda, cioè all’interno del giornale, della televisione o della radio, per impedire la commissione di questo reato di pubblicazione indebita di atti. Che cosa faranno per dimostrare che loro si sono premuniti e non sono responsabili di eventuali violazioni che commettano i loro giornalisti e i loro direttori? Licenzieranno i giornalisti e direttori che non voglio obbedire a questa legge.
In più, ogni volta che un giornalista verrà indagato per pubblicazione indebita di atti, la procura dovrà per leggere mandare la notifica all’Ordine dei Giornalisti che potrà sospendere il giornalista fino a tre mesi. Quindi ogni articolo che scrivi ti sospendono per tre mesi e tu per tre mesi non lavori. Fai quattro articoli e non lavori per un anno. Se l’Ordine ottempererà, ma bisogna vedere se avrà la possibilità di non ottemperare a questa sanzione disciplinare, perché l’ordine è tenuto a rispettare le leggi esistenti.
Voi capite che cosa è stato messo in piedi? È stato messo in piedi un meccanismo di regime – l’altra volta abbiamo parlato di prove tecniche di fascismo – qui siamo stati minimalisti. Qui non stanno facendo prove, lo stanno attuando. Un regime moderno. E per chi fosse nostalgico dei regimi passati, mandano anche l’esercito per le strade, perché si capisca cosa sta succedendo.
Io vi posso dire quello che ho scritto sull’Unità e cioè che io farò disobbedienza civile rispetto a questa legge. Farò obiezione di coscienza. Quindi tutti gli atti che mi capiteranno o che riuscirò a procurarmi – e che farò di tutto per procurarmi come sempre – li pubblicherò. E integrali, e nel contenuto e nel riassunto o come mi gira in quel momento, perché penso che questo sia il mio dovere, altrimenti dovrei cambiare mestiere.
Spero naturalmente che altri, ma sta ricevendo questo appello che abbiamo lanciato dall’Unità e dal blog voglioscendere, moltissime adesioni di moltissimi cronisti giudiziari, penso che bisognerà prepararsi a fare da cavie per essere anche eventualmente arrestati e poter impugnare davanti alla Corte Costituzionale, davanti alla Corte Europea di Giustizia, questa legge veramente infame.
Dopodichè speriamo di riuscire anche per via referendaria a cancellarla. Da questo punto di vista tutte le iniziative che si fanno in questo settore sono le benvenute. Segnalo, per esempio, quella del sito micromega.net, dove Furio Colombo, Giulietti, Pardi e altri invitano i leader dell’opposizione a manifestare.
Se i leader dell’opposizione non vorranno manifestare, cosa abbastanza probabile, bisognerà organizzarsi e quindi, Beppe preparati!
Voi sappiate che questa non è una legge contro i giornalisti, non è un legge sulle intercettazioni, è una legge contro di voi per impedirvi di sapere.
Al cittadino non far sapere quali sono i delitti del potere. Questo è lo slogan di questa legge infame. Passate parola. A lunedì." Marco TRAVAGLIO

Mi pongo solo uan domanda : "Ma siamo in un Paese  normale?



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