Per quanto riguarda la festa lavorativa, mi meraviglia anche solo il dibattito. Si tratta di una ricorrenza unica, in un anno in cui parecchie festività si accavallano o cadono di sabato o domenica. Una festività una tantum per una ricorrenza che dovrebbe unire tutti, dov'è il problema? Gli industriali fanno il pianto greco, quando hanno scaricato fino a ieri milioni di giornate di cassa integrazione sugli ammortizzatori sociali. In realtà il problema è ideologico più che economico: la Lega non si riconosce nella ricorrenza e quindi, avendo assunto il controllo del Governo, può permettersi di rivendicare questa ennesima porcata. Sulla ricorrenza in sé, è giusto ricordare da dove veniamo e come siamo arrivati all'unità. Ci aiuta anche a capire che la nazione è un concetto storico, non immutabile. Oggi a mio avviso avremmo bisogno di un nuovo risorgimento, etico e politico, con un nuovo sogno che si chiama unità d'Europa. Da portare avanti senza armi né carbonari né moti rivoluzionari, ma con la forza del pensiero. Magari tra cento e rotti anni (sperando che i rotti siano pochi) si festeggerà questa nuova ricorrenza, e magari il raggiungimento di tale obiettivo ci eviterà il rischio di trovarci nella situazione di degrado in cui oggi siamo costretti. Giulio
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