Il Portale dei quartieri di Latina Nascosa e Nuova Latina

Etica & Morale

By: Salvatore

Salvatore - Sun 18/06/2006 or 17:24
Cari amici, vi propongo di continuare qui l’interessante discussione che va avanti da qualche giorno, sul forum “guerra e pace”. Comincio io con qualche commento ai vostri interessanti post dei giorni scorsi che, per motivi di lavoro, solo ora riesco a leggere. La distinzione tra egoismo miope ed egoismo lungimirante che ha fatto Giulio è per me condivisibile. Trovo meno condivisibile il suo dubbio sulla meritocrazia. O meglio… sarei completamente contrario se l’Italia fosse un paese “normale”! Purtroppo invece non riesco a dare torto a Renato quando dice “…sempre, e dico sempre, l’applicazione della meritocrazia (…) ha trovato terreno fertile per dar modo a qualcuno con i santi in paradiso per occupare posti a scapito di altri…” completerei solo la frase aggiungendo “…in Italia! (che non è un paese normale!)” Nella sezione “notizie” ho espresso la mia idea sulle raccomandazioni: /modules/news/article.php Dissento sulla ricetta di Renato, di contrastare la meritocrazia deviata (il carrierone riservato solo a chi ha santi in paradiso), con una grigia carrieruccia assicurata a tutti, magari per anzianità. Questo è l’appiattimento verso il basso che, a mio parere, è peggiore del male che vuole curare. È la morte dell’entusiasmo, è la fine della civiltà. A mio parere la chiave di volta per risolvere il dubbio di Giulio e di Renato, cioè “chi decide sul merito”, è quella che gli anglosassoni chiamano “accountability”. Accountability significa essere responsabile, rispondere in prima persona delle proprie azioni e delle proprie scelte. Chi assume un dipendente, o decide una promozione, o da in appalto un’opera pubblica, deve essere responsabile della sua scelta. Non deve potersi nascondere dietro l’alibi di aver applicato uno sterile processo asettico e scientifico chiamato “concorso” o “gara pubblica” e di averne accettato acriticamente il risultato (salvo poi fare sottobanco le peggiori nefandezze, scaricandone il costo sulla collettività). No! chi assume deve scegliere, deve fare le sue valutazioni sapendo che sarà responsabile moralmente, amministrativamente, disciplinarmente e penalmente. Certo ci potrà essere qualche errore di valutazione, ma è il dolo che va combattuto con ogni mezzo. È questa facciata ipocrita di legalità, di giustizia, di correttezza (che in realtà serve solo a nascondere i peggiori misfatti) che deve essere abbattuta. Abbattiamo il muro di ipocrisia per far affiorare il marcio che c’è dietro… e poi abbattiamo il marcio. Salvatore

- Mon 19/06/2006 or 16:46
leggendo su una enciclopedia online trovo questa definizione Etica Insieme di principi o norme che regolano la condotta umana, e per estensione lo studio di tali principi, denominato filosofia morale (dal latino mores, "costumi"). L'etica (dal greco ethos, "carattere", "costume") cerca di rispondere a domande come: "Quando un'azione è giusta?", "Quando un'azione è sbagliata?" e "Qual è il principio che decide del bene e del male?". Da quando gli esseri umani vivono insieme in gruppi, la legittimazione morale del comportamento è divenuta necessaria per la sopravvivenza di ogni comunità. Sebbene i sistemi di valori venissero via via formalizzati in modelli sistematici di condotta, i principi dell'etica ebbero origine, talvolta irrazionalmente, da fonti eterogenee: determinanti furono sia azioni fortuite che, una volta divenute di uso comune, si consolidarono dando origine a tradizioni e costumi, sia le leggi imposte dai governanti per evitare i conflitti fra i loro sudditi.

renatosd - Tue 20/06/2006 or 07:53
forse ... anzi sicuramente mi sono spiegato male ... la ricetta non è certo rifugiarsi nel carrierismo per anzianità quale unico elemento di valutazione ... pensavo piuttosto ad un sistema che racchiude in se la possibilità di avanzare e progredire con aggiornamenti professionali affiancando anche criteri meritocratici che certamente portano all'ottimizzazione del lavoro. Un giusto equilibrio deve esserci, non si può, come è accaduto già, relegare il funzionario scomodo in un angolo facendo progredire con velocità fulminea il "rampantino" di turno. Chi si sottrae all'aggiornamento e si chiude nell'immobilismo burocratico dovrà avere un freno a favore di chi ha volontà e capacità di progredire e far avanzare l'efficienza dell'ufficio, e poi ci potranno essere dei criteri di produttività, tipo qualità e quantità delle pratiche trattate, ma questo meccanismo deve essere sottratto alla voracità del controllo partitico quale strumento di consenso ... in poche parole bisogna evitare che questo o quello schieramento piazzi i suoi in quell'ufficio e scansi gli altri ... e che ad ogni cambio d'amministrazione gli uffici subiscano stravolgimenti senza criterio con funzionari sottoposti alla vessazione del mobbing istituzionalizzato in nome di una meritocrazia che diventa la longa manus della bieca spartizione partitocratica. renato

giucap - Tue 20/06/2006 or 08:40
Salvatore, mi sembra che il cambio di nome del forum non abbia portato grande beneficio: da guerra e pace dove si parlava di etica siamo passati ad etica e morale dove si parla di meritocrazia! :-) Attenendomi al nuovo tema, vorrei chiarire i miei dubbi (che cominque restano tali), specificando quello che secondo me è l'ambito cui ci riferiamo. Stiamo parlando di pubblico impiego; nel privato già vige il sistema "meritocratico", più o meno funzionale a seconda delle situazioni specifiche (ciascuno potrà portare ad esempio le proprie esperienze). Bene, io non so come funzioni nel resto d'Europa, ma ho il sospetto che il sistema sia, almeno in alcuni Paesi, simile al nostro. Se qualcuno ne sa qualcosa, in particolare su come vanno le cose in Francia (Paese dove la pubblica ammistrazione notoriamente "funziona"), può cortesemente informarmi? Se si deve assumere un usciere, mi spieghi come funziona l'accountability? Ci saranno almeno 1000 candidati idonei, il manager pubblico ne sceglie uno a sua discrezione e poi ne risponde: di che, mi chiedo? Di non aver scelto il miglior usciere tra i 1000? E come si prova questa grave mancanza? Ho idea che le cose siano piuttosto complicate, e difficilmente risolvibili con soluzioni semplici. Con il che non voglio sottoscrivere il sistema corrente, mi pongo solo il problema di sostituire un metodo ormai degenerato con un altro che, nelle circostanze date, si potrebbe rivelare peggiore. So che non c'è il sistema perfetto, ma se andiamo a sostituire ipocrisia con ipocrisia .... Un caro saluto Giulio

Baol - Thu 22/06/2006 or 07:10
Scusate se intervengo al di là della questione meritocrazia, anche perché non ho alcuna ricetta, e non conoscono molto il mondo, non posso definirmi un viaggiatore; secondo me un forum su etica e morale lascia aperte molte possibilità di dialogo, il titolo è piuttosto generico, non vi pare? A me interesserebbe dialogare sul tema “etica e economia”, o se volete “profitti ed etica”, e su come noi “piccoli comuni mortali”, che non deteniamo particolari poteri né politici né economici, possiamo in qualche maniera intervenire per far piegare l’ago della bilancia a favore di quelle scelte ispirate all’urgenza di ristabilire un legame saldo tra economia e morale. Ciascuno con le sue scelte, e con il potere cumulativo che esse possono esercitare. Chiaro che il ruolo dei governi è fondamentale, quando essi siano eletti democraticamente, in quanto posseggono la legittimità che nessun potere economico detiene e di conseguenza spetta loro porre regole ove il mercato non è in grado di porne, garantendo l’interesse pubblico e al contempo lasciando intatte le funzioni che il mercato sa svolgere al meglio, la competitività l’innovazione la circolazione delle idee ecc. Spesso però i governi si limitano ad enunciare tali principi senza passare ad un vera attuazione. Oppure capita che politica ed economia si intreccino in maniera pericolosa, il che ci riporta al problema. Vi sono problemi urgenti, problemi ambientali, problemi relativi a guerra e pace, a ricchezza e povertà, che entrano nel dibattito aperto su “economia e morale”, e perché no, anche problemi di legalità ed illegalità. C'è una zona grigia in cui tutto può essere confuso... Un caro saluto Francesca

giucap - Thu 22/06/2006 or 09:43
Mammia mia quanti argomenti! Provo a vedere se e come i "piccoli mortali" possono influire sul rapporto "profitti ed etica". Inizierei con una considerazione sul profitto: se lo consideriamo come il male in sé, ci poniamo fuori dal sistema economico occidentale, e quindi sarebbe il caso di indicare per grandi linee quale sistema economico dovrebbe sostituirlo, in termini pratici e non solo di "siamo tutti fratelli e vogliamoci bene". Il mio ragionamento si basa invece sul sistema economico a noi conosciuto, che ritengo sia migliorabile e consenta comunque un rapporto positivo tra profitti ed etica. Il profitto non è altro che la remunerazione del capitale di rischio dell'imprenditore. Se tale capitale non fosse adeguatamente remunerato (nel tempo e nel luogo dati) troverebbe altri impieghi, magari sotto forma di rendita finanziaria. Il problema etico si pone sia per i piccoli imprenditori, sia per gli amministratori delle grandi public companies (quelle ad azionariato diffuso). Si tratta di conciliare etica e livello di profitto. Naturalmente è richiesto il rispetto delle leggi, ma ci sono soluzioni che, pur lecite, sollevano grossi dubbi "etici". Se fabbrico in Pakistan le mie scarpe da ginnastica alla moda, sfruttando un mercato del lavoro non protetto e vendendole a prezzi mille volte il costo, grazie a costosissime campagne pubblicitarie (che danno lavoro e profitti in occidente), magari non sto violando alcuna legge e sto massimizzando il profitto, per cui i risparmiatori ed i fondi pensione occidentali saranno felicissimi dei risultanti dividendi, ma eticamente qualche problema per me c'è. Cosa posso fare io? Per prima cosa non comprerò quelle scarpe! Se saremo in tanti a comportarci allo stesso modo, magari (come sta accadendo) qualcosa cambierà. E non perché le aziende diventino improvvisamente "buone", ma perché così potranno perseguire la massimizzazione del profitto nelle nuove condizioni. Se non si crea questo conflitto, cioè se non si tocca il portafoglio, non può cambiare niente. Poi ci sono organizzazioni che nascono "etiche" all'origine: ad esempio il commercio equo e solidale, la banca etica. Qui c'è una esplicita proposta di alleanza tra imprenditori e consumatori: rinunciamo entrambi a qualcosa, il cliente al prezzo migliore e l'imprenditore ad una fettina di profitto, in nome di una comunanza di principi. Aderendo a questo "patto" si contribuisce alla crescita del commercio e della finanza etica. Come si vede ciascuno può fare la sua parte, ben sapendo che i cambiamenti non sono immediati. Un caro saluto Giulio

- Thu 22/06/2006 or 11:18
Infatti si finisce sempre per parlare di altro sono un ignorante in materia filosofica ma ad esempio uno dei temi più importanti del pensiero filosofico, sopratutto da Socrate in poi, è stato quello della ricerca del bene, dell'esistenza buona: in Aristotele questa ricerca approda al concetto di eudaimonìa, che è passato nella nostra lingua con un'accezione corrente che, non so se impropriamente, lo avvicina molto al termine piacere. Eudaimonia si potrebbe tradurre, con una certa approssimazione, usando la parola "felicità". Ma il campo della parola eudaimonia, ovvero ciò che questa parola comprende, è molto più ampio di quello della parola "felicità". La parola eudaimonia - felicità - credo sia una parola importante, e importante per varie ragioni. La prima di queste è legata al fatto che all'inizio di quello che forse è il primo grande libro sull'etica greca, sulla struttura del comportamento degli uomini, sull'analisi di questo comportamento - intendo dire l' Etica Nicomachea di Aristotele - si dice che tutti gli uomini, com'è ovvio, cercano il bene: la loro natura porta gli esseri umani a cercare il bene, a cercare qualcosa che sia loro utile, che non distrugga la loro personalità bensì la arricchisca, le consenta di svilupparsi, di continuare a vivere, di continuare a permanere nell'essere E perciò, in un primo momento, la parola "felicità" è legata a ciò che ci viene dato da altri esseri, da altre forze; a ciò che ci viene dato da misteriosi personaggi che gratuitamente e liberamente ad alcuni concedono beni e ad altri li negano. E' chiaro che questa prima idea di felicità derivava da una concezione, o meglio da un'ideologia legata alla constatazione che c'era chi aveva molto e c'era chi aveva poco. Ossia: il mondo era scarso, la vita era scarsa o, per meglio dire, i beni erano scarsi. E i Greci certo dovettero sbigottire - prima che sorgesse una teoria, una filosofia della felicità - per questa arbitrarietà nella ripartizione dei beni che agevolano la vita, delle realtà che agevolano la vita. E tale arbitrarietà nei mutamenti della fortuna si doveva all'eudaimon, a un piccolo dio che dava agli uni e agli altri negava. E non deviate please.

Baol - Sun 25/06/2006 or 16:19
“La storia infinita” un libro di diversi anni fa, dal quale è stato tratto l’omonimo film, lo ricordate? Non importa, il punto non è questo; il punto è che vi si narra la storia del regno di Fantasia che è gravemente minacciato dal pericolo di una totale distruzione ad opera di un nemico impercettibile, quanto mai dilagante: il Nulla. Il Nulla che avanza è come un buco nero, qualcosa che si mangia tutto; spariscono i regni, spariscono i paesaggi più bizzarri, le creature più impensate, e al loro posto questo vuoto inesorabile, sconfinato, dove ogni cosa svanisce, perdendosi. L’idea mi è rimasta impressa, sono quei fatti inspiegabilmente normali, sarà capitato a chiunque; così l’idea del Nulla, nemico da combattere, è divenuta un pensiero facilmente estendibile a molta parte di realtà, a diverse situazioni più o meno soggettive, quindi una metafora perfetta. Cosa c’entra tutto questo. C’entra con l’argomento di cui sopra. C’entra con il mercato che a quanto pare sponsorizza il Nulla. E’ una delle metafore perfettamente adattabili, una di quelle che mi è venuta meglio. E invece eccola lì, qualcuno ci ha pensato chissà da quanto, e decisamente molto meglio di me! George Ritzer, sociologo nordamericano, autore di vari saggi tra cui “la globalizzazione del Nulla” , accidenti! L’autore risponde ad alcune domande di un giornalista e afferma: “Il Nulla è un perpetuo gioco di falsi bisogni indotti e riposte: più c’è del Nulla e più se ne vorrebbe…” così il meccanismo che si produrrebbe è quello di un incessante Lavora e spendi, che già aveva approfondito in un altro saggio “La religione dei consumi”, dove si rileva come dagli oggetti emani una specie di incanto, di magia che spinge a consumarli, in pratica vogliamo ritrovare negli oggetti la magia che essi sembrano trasmettere, e che ci fa correre verso le cattedrali del consumo, centri commerciali, casinò ( per es. Las Vegas è un ottimo esempio di questa magia simulata, un mondo di Nulla ammantato di qualcosa di magico per sedurre il consumatore); e poi c’è l’informazione che propone, atta a far sembrare il Nulla un Qualcosa, e che controlla e uniforma i consumi. Con la conseguente perdita di Fantasia, e di tutto il suo regno (mi viene spontaneo pensare), in altri termini, con la perdita delle nostre singolarità, individualità, e della capacità di esprimerle. Il desiderio del Nulla è talmente forte che se non si possono acquistare le scarpe di quella data marca, o il tal vestito, o il tal prodotto, insomma se non si può accedere alla vetrina e agli oggetti del Nulla, si finisce per star male e per combattere proprio spinti da questo desiderio… La centralità della pratica dei consumi è tipica della nostra economia; si spinge a consumare per poter produrre, con i mezzi che tutti conosciamo bene. Probabilmente le maggiori difficoltà ad un consumo consapevole, intelligente, etico, derivano da questo Nulla che avanza, in un perverso meccanismo stritolante. Sono d’accordo, ciascuno può nel suo piccolo fare la sua parte… Chissà che anche noi, qui, raccontando queste cose, non si faccia un po’ la nostra piccola parte. Un caro saluto Francesca

Kla - Sun 25/06/2006 or 18:11
Baol e Roccia, fate dei temi da paura, sembra l'esame di maturità. Certo che riuscire a infilare ciò che accate intorno al regno "Fantasia" nell'etica e nella morale ci vuole una bella "pressa metaforica" . Chi sa cosa Sebastian ne avrebbe pensato. .....ciascuno può nel suo piccolo fare la sua parte..... Sicuramente anche noi.

- Tue 27/06/2006 or 06:34
Il limite etico morale da tempo è profondamente mutato a parer mio specie con l'avanzare del modo di vivere moderno dell'avere piuttosto dell'essere. Gran parte del lavoro che oggi si trova è presso finanziarie ed agenzie recupero crediti in piena espansione. Antiche teorie micro e mascroeconomiche spostate in chiave moderna hanno portato al cosiddetto credito al consumo, ed a forti indebitamenti, inutile chiedere ad un usuraio se è etico e morale ciò che fa, ti risponderà di si secondo il suo punto di vista, una banca che non ti concede un prestito o che improvvisamente ti chiude la linea di credito si considera perfettamente in linea con l'etica aziendale. Oggi ogni persona adatta l'etica e la morale non a principi che riguardano la totalità delle persone ma ai propri.

giucap - Tue 27/06/2006 or 15:45
Caro Kla, avercene di temi di maturità come questi ...!!:-) Roccia, io continuo a pensare che l'etica riguardi fondamentalmente la persona, ciascuno individualmente. Ci sono principi morali che accomunano il genere umano, quelli raccolti sotto la dichiarazione dell'ONU. Bisogna però accettare, a mio parere, che tali principi mutino al mutare dei tempi, vadano quindi "storicizzati". Per essere universali (cioè accettati da tutti, quanto meno a livello di Governi), tali principi sono necessariamente numericamente ridotti, rappresentano il minimo comun denominatore dell'umanità. Quindi direi che ciascuna persona adotta (e non adatta) la propria etica individuale in funzione della propria sensibilità, tenuto conto del quadro generale (morale) in cui si trova a vivere. Giocoforza, se si è laici, si cade in qualche misura nel relativismo, ma a mio avviso sempre nel rispetto di quei principi generali ad oggi riconosciuti come universali. Col tempo si potranno migliorare o allargare tali principi (ad esempio l'inviolabilità della vita umana e quindi l'abrogazione della pena di morte in ogni Paese), ma sono movimenti che richiedono tempo e che comportano profondi cambi culturali. Un caro saluto Giulio

- Wed 28/06/2006 or 14:49
Ogni persona ha il suo daemon e chi non si conforma alle convenzioni chi non si allinea iene considerato "diverso" al di fuori se va bene un pò matto una vecchia lettura che tutti conoscete Il Giornalino di Giamburrasca, Le divertentissime quanto improbabili avventure di Giannino Stoppani, soprannominato Giamburrasca. Giamburrasca racconta le proprie avventure al suo diario, trasformato in un vero e proprio confidente ed amico. L’uso di un linguaggio disinvolto, dai risvolti parodici, la ricerca di un intrinseco umorismo, una scatenata comicità ed una satirica rappresentazione di personaggi e fatti del tempo attribuiscono ai comportamenti di Giannino Stoppani uno spirito di ribellione verso una società conformista e piena di ipocrisia. Il mondo degli adulti risulta privo di convincenti risorse educative e lontano dalla vivacità dei ragazzi. si abbandona la strada dei sermoni moralistici e ripone gli stucchevoli esempi di carità e generosità proposti dalla narrativa per ragazzi del primo Ottocento (vedi libro Cuore e Garrone vari). Qual'è l'etica di Giannino bistrattato ragazzaccio sognatore e anticonformista oggi Giannino sarebbe visto così egocentrico e ingenuo, monello, con la sua sincerità di fondo, smaschera ipocrisie e convenzioni, un ragazzino vivace e un po’ ribelle. Carattere impertinente e sbarazzino, scolaro irrequieto, Giannino sarebbe, oggi, per alcuni un maleducato e per i medici, un caso clinico da curare con il Ritalin. E' morale ed etico limitare inglobare "normalizzare" le diversità di morale e di pensiero a quella comune anche attraverso l'uso di farmaci. Pensate che cercando nel web sinonimo di Giamburrasca è brigante e mascalzone ogni persona non allineata sincera, non ipocrita al di fuori delle convenzioni è diventato sinonimo di cattivo soggetto da evitare e rinchiudere.

Kla - Sun 02/07/2006 or 13:09
L'Etica è la parte di filosofia che si occupa del problema Morale, ossia del comportamento dell'uomo in relazione ai mezzi, ai fini e ai moventi (es.: edonistica, utilitaristica). Modello di comportamenti che un individuo o un gruppo di individui segue nelle proprie azioni.

- Mon 03/07/2006 or 07:20
Magari un pensiero proprio invece di riportare solo quello che c'è scritto su una enciclopedia!

Kla - Mon 03/07/2006 or 09:47
Roccia, dovevi capire da solo... Ho citato esattamente di che si tratta senza aggiungere nulla di mio e non e' mia abitudine, perche' a buon intenditore poche parole dovrebbero bastare. Mi sembrava (ma forse mi sbaglio) che il discorso portato su Gianburrasca avesse preso una direzione e un livello veramente basso rispetto al tema. Altra cosa, normalemente nei post ci si scambiano idee con piu' sintesi e ci si capisce non sottovalutando nessuno. Fa parte dell'etica dei Blog, dove naturalmente va bene anche ogni tanto leggere dei lunghi pistolotti che girano intorno a un discorso ridondando qua' e la'. Con simpatia CIAO

- Mon 03/07/2006 or 11:08
Ci mancherebbe ma la citazione del daemon Gianburrasca era solo per alleviare leggermente la discussione per citare un esempio di anticonformismo antelitteram non dimenticate l'epoca del romanzo. Andando su un link in rete sinonimo di Giamburrasca è "cattivo ragazzo, malandrino" secondo la morale comune oggi sarebbe solo un ragazzino vivace a cui a alcuni medici somministrerebbero il Ritalin. Allora dopo la divagazione torniamo seri anzi serissimi Chi determina l'etica? Io penso che ogni epoca e ogni civiltà abbia sviluppato un modello di etica e morale secondo le proprie conoscenze, credenze e costumi. Al giorno d'oggi non penso che venga imposta come nel passato ma in ogni caso chi è in una posizione predominante e vuol avere il controllo delle persone o delle situazioni adatta l'etica e la morale ai propri bisogni desideri o brame. Se andate a chiedere ad un usuraio se è "etico e morale" ciò che fa lui vi direbbe di si perchè svolge un servizio che le banche non forniscono a molte persone perchè tutto ciò risponde ad una "etica" aziendale. Se è etico che che si impedisca a chi mussulmano e donna vuol indossare lo chador in ogni occasione certo che non è etico ma allo steso tempo non lo è nemmeno cercare di imporre le proprie credenze e modi di vivere, l'etica di comportamento e di vivere? Solo noi stessi possiamo stabilirlo non c'è nessun altro che può dirci o imporci idee sul modo di vivere e comportarsi. Dimenticavo non mi piacciono i blog e questo non lo è.

Kla - Mon 03/07/2006 or 19:32
Più che di posizione predominante direi posizione influente che può condizionare il comportamento degli altri convincendoli che la propria etica è la migliore. Non è necessario che sia un potente ad esercitare le coercizioni anche se è la situazione più frequente. Se questo non è un Blog? Per maggior chiarezza dal glossario informatico : Blog è un abbreviazione per Web Log. To log in inglese significa registrare sul giornale di bordo (log-book). La metafora prestata al web dal linguaggio marinaresco ben sottolinea lo spirito con cui milioni di internauti di tutto il mondo approdano in questi spazi telematici. Grazie ai blog chiunque può diventare editor di se stesso. Attraverso i softwares e i linguaggi di programmazione, detti anche sistemi di content management, che li rendono possibili si possono pubblicare informazioni sul Web in tempo reale, senza dover essere degli esperti informatici. Basta affidarsi ai grandi operatori della rete che offrono moduli "prefabbricati" in grado di guidare l'utente. L'unica condizione imprescindibile è la connessione a Internet. Una delle caratteristiche che più definiscono la natura del blog è l'interazione tra lettore e autore. Chiunque può lasciare un commento a quanto pubblicato on line con un rilancio potenzialmente illimitato all'interno della rete. Una possibilità colta al volo anche da testate giornalistiche on-line, che ospitando blog dei propri giornalisti stimolando l'intervento dei lettori. Allo stesso modo scrittori affermati hanno abbattuto le distanze con il pubblico, dando spazio nel proprio sito ad apprezzamenti o critiche. La dimensione di scrittura rimane intima, proprio come ai tempi del diario con il lucchetto, ma con un click tutto diventa di dominio pubblico e fonte di aggregazione virtuale. Se Freddy legge questo post e condivide direi che questa definizione potrebbe essere utile se pubblicata in apposita area del sito denominata appunto "Glossario Informatico".

- Tue 04/07/2006 or 08:24
Il Web Log è una pagina personale su un sito pubblico che elenca cronologiamente una serie di interventi pubblicati dall'autore ed è uno spazio personale, il forum invece è uno spazio on-line in cui si ritrovano gruppi di persone con interessi simili, per fare domande e partecipare attivamente alle discussioni che ne nascono poi entrare nelle discussioni relative a thread e topic si rischia di appesantire il tutto. Se si vuol definire un forum come questo un blog liberissimi esistono molti "spazi" del genere in msn space in splinder ecc ecc l'unico blog che mi piace molto è questo http://www.beppegrillo.it/ quanto a glossari di termini informatici ce ne sono quanti se ne vuole http://risorse.net/glossario/a.asp questo si può anche scaricare http://www.matematicamente.it/ecdl/glossario.pdf http://glossario.freeonline.it/glossario.php

Kla - Tue 04/07/2006 or 09:02
A quale ETICA risponde chi vuole sempre avere ragione su tutto ridondando su concetti di minimo conto finalizzando il tutto al proprio tornaconto e per stare al centro dell'attenzione (egocentrismo). Sara' l'epoca degli stupidi quiz trasmessi dai media che ci fa' comportare in un certo modo? Manca solo che le persone dopo aver risposto a una domanda dicano "POSSO ACCENDERE" e alla risposta esatta si esaltino dicendo "SO TUTTO!". Chi vuole capire capisca...

- Tue 04/07/2006 or 09:54
Si cerca la polemica? Si discute magari a volte animatemente e poi si rimane delle proprie idee ma nessuno può dire di sapere tutto, tutti siamo "ignoranti" che letteralmente vuol dire non conoscere un determinato insieme di nozioni o una determinata materia e specie in quella trattata nel topic ti assicuro lo sono molto. Però la prima parte del post è interessante, e che possa diventare un argomento di discussione ampia e generale non riferita solo a me. Se il modo di intervenire può aver dato fastidio chiedo scusa.

Baol - Tue 04/07/2006 or 12:02
Aveva ragione Socrate quando diceva "so solo di non sapere"; penso che non ci sia niente di più illuminato di una consapevole ignoranza. Non so assolutamente niente di tutte le definizioni di cui sopra, Blog ecc. ecc. ; concordo sul sito di beppe grillo, piace anche a me. Ma facendo un passo indietro, non penso che si possa affermare che parlare di Gian Burrasca significhi abbassare il livello del dibattito; la mia etica mi suggerisce che ciascuno liberamente "voli" a modo suo ;-) ; poi sì, l'egocentrismo anche a me piace poco, per questo mi pare importante che ciascuno abbia il giusto spazio e il giusto volo con il quale esprimersi, e mi sembra che qui non vi siano di questi problemi. un caro saluto Francesca

Kla - Tue 04/07/2006 or 12:08
Roccia come fai a pensare che nel mio intervento precedente mi riferissi proprio a te? Ho scritto chi vuole capire capisca ma non eri tu, strano come tu possa esserti riconosciuto in un simile profilo e ti scusi pure... ma di che' ? A questo punto torno al tema : A quale ETICA risponde chi vuole sempre avere ragione su tutto ridondando su concetti di minimo conto finalizzando il tutto al proprio tornaconto e per stare al centro dell'attenzione (egocentrismo).

Salvatore - Tue 04/07/2006 or 13:13
Kla, per la verità anche io avevo capito che ti riferissi a Roccia. Saluti S

Kla - Tue 04/07/2006 or 18:04
Incredibile! Eppure, leggete i miei vari interventi nel Sito e soprirete che quando mi riferisco a qualcuno di preciso non ho difficoltà a citarne il nome. Non vi viene in mente mai che il Sito sia frequentato anche da persone che non intervengono scrivendo nei post però si permettono con superiorità ad esprimere giudizi parlandone a voce? Questi individui non si abbassano, la loro Etica glielo impedisce ma in realtà non sanno di essere IGNAVI. La loro cultura è basata sopprattuto sul nozionismo (dei quiz), sulla conoscenza profonta di personaggi che diventano famosi dal nulla improvvisamente (dai reality), dalla palestra a tutti i costi solo ed esclusivamente per farsi notare e poter dire ogni tanto "possiamo accendere", "so tutto io"! A questo punto ripeto "chi vuole capire capisca". APRITEVI!

- Wed 05/07/2006 or 06:40
dal blog di beppegrillo Il nostro mondo è dominato dall’etica del movimento. Chi non si muove è perduto. Chi sta fermo è un ignobile ozioso, un sovversivo, un nemico del pil. Si fa un gran parlare delle infrastrutture di acciaio e cemento, di binari, autostrade, ponti, gallerie. Strutture che portano camion vuoti e macchine con una persona. L’auto è un accessorio del petrolio, serve a consumare petrolio, a far vendere petrolio. Una scatola di lamiera piena di gadget che ha la velocità media di un mulo. La Rete libera il movimento delle intelligenze, delle idee. La Rete non provoca incidenti stradali e fa risparmiare tempo, un’enormità di tempo. Voglio un mondo dominato dall'etica del tempo, contro lo spreco delle code, degli uffici, degli ascensori. L’uomo è fatto di tempo, è un prodotto con una data di scadenza. Liberiamo il tempo dalla mobilità fine a sé stessa. Utile ai petrolieri, al ministero delle Finanze e ai costruttori di strade e di macchine. Meno mobilità, più tempo per noi stessi, anche per oziare, ma senza eccedere, perchè “non far niente è il lavoro più duro di tutti”. S l'ozio è il padre dei vizi a volte mi piacerebbe essere molto vizioso.

renatosd - Wed 05/07/2006 or 09:10
per quanto ne so io .... lozio è il padre deicugini ... renato

Baol - Wed 05/07/2006 or 12:19
Ora che mi ci fai pensare, caro Kla, può anche venirmi in mente che il sito sia frequentato da persone che non intervengono, infatti gli iscritti sono molti mentre i forum sono frequentati da un numero certamente inferiore; ma penso sia una libera scelta, conosco alcuni che si sono iscritti (miei amici e conoscenti diretti) e lo hanno fatto anche volentieri, ma non amano utilizzare il computer, o non hanno tempo davvero; comunque apprezzano l'iniziativa. Quel che non mi viene in mente è che vi siano persone che possano mettersi ad esprimere giudizi con superiorità, anche perché mi resta difficile concepire un ordine gerarchico in materia di giudizi e opinioni, che in quanto personali restano tali; probabilmente ti riferisci a qualche episodio in particolare... io non vi darei troppo peso...mia madre usa spesso ricordare un vecchio detto: "la ruota peggiore del carro è sempre quella che cigola". Saluti Francesca

- Wed 05/07/2006 or 13:11
Che etica deriva dalla morale e dalla saggezza dei proverbi ne conoscete ed a quali comportamenti possono associarsi?

Kla - Fri 07/07/2006 or 22:00
Bacco tabacco e venere riducono l'uomo in cenere. Non ho mai capito quali sono le tre cose che potrebbero ridurre nello stesso modo la donna. Forse in alcuni proverbi si nasconde l'etica del comportamento maschilista.

Vincenzo - Sat 08/07/2006 or 11:23
l’uomo, inteso come razza umana è distinto in maschio e femmina. Venere è inteso come amore (sessualità ed erotismo) e non come donna. Vincenzo

Baol - Sun 09/07/2006 or 11:47
"La tragedia dell'Italia è la sua putrefazione morale, l'indifferenza, la sua sistematica vigliaccheria." Cosa ne pensate di questa frase che Piero Calamandrei ebbe a pronunciare tanto tempo fa? In quali e quanti ambiti oggi possiamo ravvisare i sintomi di questa "malattia"? Saluti Francesca


La fonte di questa discussione � Il Portale dei quartieri di Latina Nascosa e Nuova Latina
www.q4q5.it

L'indirizzo di questa discussione �:
/modules/newbb/viewtopic.php