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La normalità

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- Fri 22/12/2006 or 07:40
Che cos'è la normalità? Una parola che nemmeno il vocabolario spiega esaurientemente, qualcosa di astratto, di difficilmente definibile, complessa da approfondire.
Potrebbe essere tutto e niente: ognuno di noi pensa di essere normale secondo le sue caratteristiche e a volte giudica gli altri suoi simili diversi: e gli altri come ci considerano? Normali o diversi? E se diversi, diversi da cosa? Per cosa? In cosa
?

Baol - Fri 22/12/2006 or 09:39

Il paragone è calzante con quello della mosca nella bottiglia, il vetro deforma le visioni, e la mosca pensa che così sia il mondo esterno, se costretta a vivere in una bottiglia quello è tutto il suo universo e le immagini filtrate attraverso uno schermo di pareti curve trasparenti, deformanti, sono la sua idea della realtà; la mosca pensa di essere perfettamente normale se si fida dei suoi sensi, delle sue percezioni ed attraverso quelle giudica... ed anche la sua immagine riflessa, restituita dal vetro della bottiglia, è la percezione di se stessa, magari la mosca si trova bella, o magari capita che si trovi orripilante... ma insomma, ciascuno si relaziona prima di tutto al suo mondo di idee per fare le debite proporzioni, idee che si è formato filtrando le percezioni attraverso le sue personalissime pareti deformanti... così le definizioni di normale, diverso, abnorme, fuori luogo, sconveniente si susseguono, c'è un filtro che dovrebbe trattenere le impurità, un filtro intercambiabile, indotto dai tempi e dalle innumerevoli immissioni di scorie sociali, pregiudizi, mode, tendenze... evviva la diversità, preferisco dire che siamo tutti diversi, piuttosto che dire che siamo normali e certamente i diversi sono quelli di fuori, fuori dalla bottiglia.

  


Kla - Fri 22/12/2006 or 10:12
Condivido, perche' in sintesi credo che i divesi siano liberi, i normali condizionati. Per completare dire che si puo' essere normalmente diversi.

renatosd - Fri 22/12/2006 or 13:04

[quote] [b]Kla ha scritto:[/b]  si puo' essere normalmente diversi. [/quote]

riparto da qui perchè poi sul senso delle cose si può giocare e intendere i termini in vari modi .... a me piacerebbe riscattare la normalità ... normalità non più intesa come dispregiativo che accomuna un appiattimento voluto, forzato e un impoverimento di ricchezza culturale ... una normalità intesa come un corretto modo di vivere l'ordinario senza che tutto debba essere gestito come in un emergenza straordinaria, l'ordinario della vita fatta di gesti, emozioni, sensazioni amori semplici e ordinari ma per questo straordinari nella normalità. Vivere la vita con la consapevolezza che non si deve diventare a tutti costi degli esseri straordinari, dei divi, dei partecipanti al grande fratello o dei gran calciatori ma scoprire che la partitella del sabato nel campetto sbrindellato del quartiere, che la tua giornata di lavoro fatta di piccoli ed ordinari contatti umani, questo e tanto altro ancora è il normale straordinario di ogni giorno. Il normale da rivalutare anche in architettura intesa come quella che costruiva le città di quinte di palazzi apparentemente anonimi, normali ma che nel suo insieme normale restituiva gioiellini come Pienza o Sermoneta  ecc. ecc .... senza bisogno che per essere architetti si debba necessariamente costruire il monumento a se stessi, in una città fatta di un ammasso poco normale di tanti monumenti inutili .... 

.... potrei continuare per ore .... ma oggi è l'ultimo giorno di lavoro e devo finire le mie pratiche normali, per arrivare alla mia sera normale, da passare in una normale famiglia, in una casa normale ... e io amo tutta questa normalità ...

renato malinconico


Baol - Fri 22/12/2006 or 13:37

Io per diversità intendo la conservazione della nostra singolarità umana, e questa singolarità consiste anche nell'essere ordinariamente diversi; credo che paradossalmente oggi sia quasi considerato la norma ambire al divismo del grande fratello o del fenomeno strapagato "calciapalloni", o degli standard di bellezza fama successo, nell'immaginario collettivo questi sogni si sono imposti; la nostra singolarità, o diversità, consiste invece nel nostro intimo sentire, nel mantenere la libertà d'espressione che ci consenta un'identità anche ordinaria. Ho scoperto che le cose migliori sono quelle che si muovono sotto la superficie e che tante delle vite fatte passare per "straordinarie" sono costruite proprio sotto i riflettori.

Credo che sia giusto pensarci tutti diversi, perché ciò comporta apriori l'accettazione di chi non ci corrisponde o ci appare lontano da noi, nella consapevolezza acquisita di apparire altrettanto se osservati dal suo punto di vista. 

 


Kla - Fri 22/12/2006 or 14:04

Francesca, cio' che scrivi e' interessante e a proposito del punto di vista (osservazione uno dell'altro) mi fa tornare in mente la celebre frase di Nietzsche : "Non esistono fatti, solo interpretazioni", ossia visioni diverse, "spinte da volontà competitive", inoltre come spesso rimarcherà Deleuze, "il relativismo è ben diverso dal prospettivismo in quanto quest'ultimo introduce il concetto di 'punto di vista', uno stato esistenziale ben diverso dalle verità relative".

Buone Feste



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