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giucap
Inviato il: 16/11/2007 18:20
Registrato: 13/1/2006
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Re: Parliamo di Nucleare e delle sue alternative

Sull'argomento avevo espresso la mia opinione nei post di luglio.

Oggi trovo la seguente lettera su un giornale nazionale, che pone una domanda (retorica) a mio avviso molto pragmatica.

"A proposito di ritorno al nucleare, abbiamo 60.000 metri cubi di scorie radiottive di II e III categoria (con tempi di decadimento secolari) stoccati in 4 centrali nucleari dismesse. Abbiamo 4 centri di ricerca nucleari ormai chiusi e 8 impianti nucleari ormai logori e vetusti.

Dovremmo costruire un deposito nazionale di scorie radioattive grande come lo stadio di San Siro, su un'estensione pianeggiante di un chilometro quadrato, in zona non sismica, ben asciutta, poco piovosa e a bassa densità abitativa; con muri di calcestruzzo alti 10 metri e spessi 50 centimetri, al cui interno collocare un alveare di celle, sempre di calcestruzzo, dove posizionare i rifiuti a loro volta inseriti in altrettanti contenitori di acciaio. Un deposito di scorie radioattive da controllare e presidiare militarmente per tre secoli, onde evitare possibili contaminazioni e possibili attacchi criminali.

Abbiamo finora speso 500.000.000 di euro, dal 1999 al 2007, per la messa in sicurezza di queste scorie (senza riuscirci) da parte della Sogin, società pubblica e finanziata con la bolletta elettrica delle famiglie italiane.

La domanda che faccio è la seguente: un Paese che non ha saputo, dopo vent'anni, chiudere con la precedente stagione nucleare, pur creando un'azienda pubblica di smantellamento, ha i numeri per riaprirne una nuova?"

Giulio

 

 



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Stevejo
Inviato il: 17/11/2007 11:46
Registrato: 26/3/2007
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Re: Parliamo di Nucleare e delle sue alternative

Giulio, ovviamente, per qunato mi riguarda, sfondi una porta aperta.

io sono contro il nucleare non tanto per la sicurezza, ma per le scorie.

Se vi fosse una valida politica energetica nazionale, che

1) sfrutti al max il solare (sia privato che in vere e proprie centrali, come quelle di ribbia) e l'eolico,

2) che inizi a fare seriamente ricerca e a sperimentare altre energie alternative come il kitegen,

3) che obblighi i comuni e le regioni a risparmiare energia anche attraverso lampioni al sodio a bassa/alta pressione o agli impianti semaforici a LED,

4) che tenda contemporaneamente a ridurre il consumo privato di combustibile incentivando l'acquisto (e la ricerca) di auto ibride o ad aria compressa (eviterei le auto a idrogeno, perchè secondo me NON sono il futuro, come tutti invece dicono: l'idrogeno non si trova in natura pronto per l'uso, ma va prodotto; ne segue che c'è uno spreco sia in fase di utilizzo che di produzione, oltre al fatto che, per produrlo, si consuma energia...che normalmente deriva da combustibili fossili. Insomma, l'idrogeno sposta solo il problema dell'inquinamento dal consumo alla produzione.),

5) che addirittura obblighi le case automobilistiche a poter vendere, entro 5/10 anni, solo auto ibride o a emissioni zero (ad aria compressa) 

probabilmente potremmo almeno evitare di costruire nulve centrali tradizionali e quindi potremmo evitaere ogni volta di tornare  a discutere sul nucleare "si" o nucleare "no"...il problema non si porrebbe proprio.

saluti,

stefano 



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massimo74
Inviato il: 17/11/2007 14:53
Registrato: 21/1/2007
Da: Latina
Messaggi: 509
Re: Parliamo di Nucleare e delle sue alternative

Quando si tratta il tema "nucleare" mi vengono sempre in mente alcune domande, che non sono specifiche nel merito, ma riguardano piuttosto il modo di inquadrare il problema.

Domande che derivano proprio nel considerare il nucleare questione globale. Non è proprio una banalità la riflessione sull’affermazione che il mondo è uno. Il cielo mette tutti gli uomini in comunicazione (qualcuno diceva : “siamo tutti sotto lo stesso cielo"), l’aria si sposta velocemente da nazione a nazione e eventuali problemi di incidenti, piuttosto che di scorie radioattive, ricadono sulla totalità dell’umanità. Questa evidenza non necessita neanche di scomodare l’incubo di Cernobyl. Disastro mondiale causato da numerosi e concomitanti fattori come la tecnologia obsoleta, l’incuria, l’errore umano e chi più ne ha più ne metta. 

Ma per non perdere il filo del discorso che vorrei seguire e non dilungarmi troppo, espongo subito le domande:

 

1) E’ opportuno trattare l'argomento come singolo paese o la questione deve venire trattata almeno in ambito europeo?

 

2) Dato che le conseguenze del nucleare si riflettono sull’intero globo, che grado di rilevanza la presa di posizione del singolo stato?

 

3) Quando si tratta di un profilo economico di tale importanza si può veramente attribuire ad uno paese la prerogativa di smuovere le coscienze. In che misura? Veramente si può pensare che Francia, Russia, USA, Inghilterra, Cina, si impressionino o quantomeno si interroghino spinti dallo stoico comportamento di uno stato, in questo caso dell’Italia?

In questo caso vedo una notevole differenza tra la battaglia italiana contro la pena di morte e la questione nucleare. A dirla tutta personalmente non ne intravedo alcuna affinità.

 

4) Dato che le negatività si riflettono sull’intera popolazione mentre le positività solo sul singolo paese, qual’è il prezzo che i cittadini senza nucleare (solo sul loro territorio) si accollano, e quali invece i benefici che ne traggono? Che ne scaturirebbe da un confronto?

 

5) il referendum abrogativo del nucleare cosa ha portato al paese in questi 20 anni? Quali i  cambiamenti oltre alla maggiore importazione di energia dall’estero e all’incremento delle bollette, tra le più alte in assoluto.

6) Fino a che l’Europa non acquisisca la forza per dettare strategie comuni valevoli però per tutti gli stati membri, mettendo delle limitazioni al nucleare o incentivi pesanti a favore delle fonti rinnovabili, può essere ancora utile rivedere qualcosina o almeno discuterne seriamente? 

Ciao a tutti.

Massimo de Simone


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Salvatore
Inviato il: 17/11/2007 19:00
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Re: Parliamo di Nucleare e delle sue alternative

Caro Massimo,

vado di fretta quindi commento solo la tua domanda numero 6.

La rinuncia affrettata ed emotiva al nucleare non ha portato all'Italia alcun beneficio, mentre ha apportato tanti "malefici", cioè prezzi energetici alle stelle, inquinamento da idrocarburi a livelli altissimi e perdita di know how irrecuperabile.

In seguito a Chernodyl e al referendum, la cosa sensata sarebbe stata, a mio avviso, un serio dibattito sull'assetto energetico futuro del paese. Ci si sarebbe dovuti porre la seguente domanda: come vogliamo l'Italia tra 20 o 30 anni? la vogliamo senza nucleare? bene allora cominciamo a lavorare per sviluppare seriamente le fonti di energia rinnovabili, facciamo un serio piano di risparmio energetico (ricordiamoci che le nostre case, dal punto di vista energetico sono degli autentici "colabrodo", tra le peggiori al mondo), manteniamo le centrali nucleari che già abbiamo fino al temine della loro vita naturale, e poi tra 20 o 30 anni saremo in grado di mettere i cartelli "Italia: paese denuclearizzato".

Cosa si è fatto invece? si sono chiuse le centrali nucleari che avevamo già pagato, e in cambio non si è fato niente.

Premesso che la cosa più ecologica di tutte sarebbe tornare all'età della pietra (anzi se l'uomo sparisse dalla faccia della terra sarebbe il massimo dell'ecologia) è molto peggio bruciare petrolio, olii pesanti e carbone piuttosto che avere una centrale nucleare. Certo c'è il problema delle scorie, nessuno lo nega... ma tra un rischio ipotetico di una perdita radiottiva e il danno certo dell'inquinamneto da idrocarburi, io non sono sicuro quale converrebbe scegliere.

Ti saluto.

Salvatore



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Salvatore
Inviato il: 17/11/2007 23:37
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Re: Parliamo di Nucleare e delle sue alternative

ecco l'editoriale del Corriere della Sera del 17 novembre 2007

CRISI ENERGETICA

L’impreparazione al potere

di Giovanni Sartori

Riusciremo a svernare senza trovarci al freddo? Lo sa solo San Fortunino. E poi, d’estate, l’elettricità basterà per i condizionatori? Dipenderà da Santa Fortunella. Intanto il petrolio è arrivato a costare 100 dollari al barile. Anche se questa è una punta speculativa, la realtà è che il petrolio sta diventando scarso. Si sapeva? Certo che si sapeva. Salvo che in Italia. Emperocché noi arriviamo alla crisi energetica più impreparati e indifesi di tutti.

La colpa è ovviamente di chi ci ha governato. Ma è anche di un sistema di informazione che si appiattisce sotto il potere e che ne copre i colossali buchi di inazione. Da anni vado in tv per discutere del clima, delle risorse, e dello «sviluppo non sostenibile » che ci mette tutti in pericolo. E tutte le volte mi imbatto in chi mi controbatte dicendo «tutte balle». Tra questi il più popolare è un certo Bjorn Lomborg, danese, che per esempio scrive che «c’è petrolio sufficiente per coprire il fabbisogno energetico totale dei prossimi 5 mila anni». Va da sé che il personaggio è screditatissimo. Ma alla tv piace: vivacizza lo spettacolo. Davvero un buon servizio pubblico (reso al pubblico).

Ma procediamo con ordine. Il problema energetico si apre, in Italia, con il referendum del 1987 che ci proclamava Paese non-nucleare. La decisione non aveva molto senso, visto che la Francia pullula di centrali nucleari a un paio di ore (di vento) da noi, e che l’elettricità che ci manca la dobbiamo comprare, più cara, dal nucleare altrui. Comunque sia, se ti privi del nucleare lo devi sostituire con qualcosa. Elementare. Invece, e al solito, niente. In Italia si chiudono le vecchie prigioni, ma non si aprono nuove prigioni, aumenta la spazzatura ma non aumentano gli inceneritori; le nostre infrastrutture (strade, ferrovie) sono ferme da decenni. Quanto alla politica energetica, non è proprio esistita. I rigassificatori del metano sono tutti, o quasi, bloccati da gran tempo; la riconversione a carbone «pulito» della centrale di Montalto non trova mai fine; e la produzione dell’etanolo, della benzina da piante vegetali, è sempre stata scoraggiata. E così siamo ridotti a sperare che il clima sia clemente, e che ci sia petrolio a sufficienza anche per noi.

Purtroppo i dati sono nerissimi. Prevedono, primo, che entro 20 anni 3 miliardi e mezzo di cinesi e di indiani (troppi?) raddoppieranno il loro consumo di energia; secondo, che nello stesso periodo in Cindia (è il felice conio di Federico Rampini) i consumi di petrolio, gas e carbone cresceranno di oltre il 50%; terzo, che le emissioni carboniche esploderanno, al contempo, di quasi il 60% (con tanti saluti, tra l’altro, alla salute dei nostri polmoni). Sono dati al cospetto dei quali non c’è rimedio eolico o solare che possa rimediare (checché ne dica il ministro Pecoraro Scanio).

Il mio consiglio? Prodi, che è di origini dossettiane, a fine mandato si potrebbe ritirare in convento per meglio pregare San Fortunino e Santa Fortunella. Quanto a Berlusconi, che è uomo ingegnosissimo, dovrebbe andare in Cina con Lomborg consigliere. Chissà, forse il miracolo di inventare energia a gogò, a lui potrà riuscire.



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Stevejo
Inviato il: 18/11/2007 14:44
Registrato: 26/3/2007
Da: Latina
Messaggi: 542
Re: Parliamo di Nucleare e delle sue alternative
Massimo74 ha scritto:
 
Quando si tratta il tema "nucleare" mi vengono sempre in mente alcune domande, che non sono specifiche nel merito, ma riguardano piuttosto il modo di inquadrare il problema. Domande che derivano proprio nel considerare il nucleare questione globale. Non è proprio una banalità la riflessione sull’affermazione che il mondo è uno. Il cielo mette tutti gli uomini in comunicazione (qualcuno diceva : “siamo tutti sotto lo stesso cielo"), l’aria si sposta velocemente da nazione a nazione e eventuali problemi di incidenti, piuttosto che di scorie radioattive, ricadono sulla totalità dell’umanità. Questa evidenza non necessita neanche di scomodare l’incubo di Cernobyl. Disastro mondiale causato da numerosi e concomitanti fattori come la tecnologia obsoleta, l’incuria, l’errore umano e chi più ne ha più ne metta.
 
Ma per non perdere il filo del discorso che vorrei seguire e non dilungarmi troppo, espongo subito le domande:
 
1) E’ opportuno trattare l'argomento come singolo paese o la questione deve venire trattata almeno in ambito europeo?
2) Dato che le conseguenze del nucleare si riflettono sull’intero globo, che grado di rilevanza la presa di posizione del singolo stato?
3) Quando si tratta di un profilo economico di tale importanza si può veramente attribuire ad uno paese la prerogativa di smuovere le coscienze. In che misura? Veramente si può pensare che Francia, Russia, USA, Inghilterra, Cina, si impressionino o quantomeno si interroghino spinti dallo stoico comportamento di uno stato, in questo caso dell’Italia? In questo caso vedo una notevole differenza tra la battaglia italiana contro la pena di morte e la questione nucleare. A dirla tutta personalmente non ne intravedo alcuna affinità.

4) Dato che le negatività si riflettono sull’intera popolazione mentre le positività solo sul singolo paese, qual’è il prezzo che i cittadini senza nucleare (solo sul loro territorio) si accollano, e quali invece i benefici che ne traggono? Che ne scaturirebbe da un confronto?
5) il referendum abrogativo del nucleare cosa ha portato al paese in questi 20 anni? Quali i cambiamenti oltre alla maggiore importazione di energia dall’estero e all’incremento delle bollette, tra le più alte in assoluto.
6) Fino a che l’Europa non acquisisca la forza per dettare strategie comuni valevoli però per tutti gli stati membri, mettendo delle limitazioni al nucleare o incentivi pesanti a favore delle fonti rinnovabili, può essere ancora utile rivedere qualcosina o almeno discuterne seriamente?

Dunque Massimo, vorrei provare a risponderti prendendo spunto da quanto ha scritto, in modo molto giusto a mio avviso, Salvatore:

In seguito a Chernodyl e al referendum, la cosa sensata sarebbe stata, a mio avviso, un serio dibattito sull'assetto energetico futuro del paese. Ci si sarebbe dovuti porre la seguente domanda: come vogliamo l'Italia tra 20 o 30 anni? la vogliamo senza nucleare? bene allora cominciamo a lavorare per sviluppare seriamente le fonti di energia rinnovabili, facciamo un serio piano di risparmio energetico (ricordiamoci che le nostre case, dal punto di vista energetico sono degli autentici "colabrodo", tra le peggiori al mondo), manteniamo le centrali nucleari che già abbiamo fino al temine della loro vita naturale, e poi tra 20 o 30 anni saremo in grado di mettere i cartelli "Italia: paese denuclearizzato".
 
Cosa si è fatto invece? si sono chiuse le centrali nucleari che avevamo già pagato, e in cambio non si è fato niente.

Il punto, infatti, a mio avviso è un'altro: è colpa dell'aver rinunciato al nucleare se ora ci troviamo in questo stato di emergenza energetica, oppure è colpa dei governi di questi ultimi 20 anni, che non hanno avuto la lungimiranza di sviluppare seriamente le energie rinnovabili oltre che mettere in campo un serio piano di risparmio energetico? 

Anzi, la questione è ancora leggermente diversa. Perchè il nostro paese ha tutte le conoscenze esistenti sulle energie rinnovabili, sul come utilizzarle al meglio e su come potre seriamente e efficacemente risparmiare energia.

Il problema è che è mancata, e continua a mancare, la volontà politica di metterle in pratica.

Senza andare tanto lontani, pensiamo alle regioni del nord Italia (Trentino-Alto Adige). In quella regione non è consentito costruire edifici (sia pubblici che privati) che non permettano consumi bassissimi di energia ( http://www.edilportale.com/risparmio-energetico/ecohaus02.asp?v=cp ), attraverso rigide regole costruttive: a fronte di una spesa, per i normali edifici, di circa 3000 euro all'anno, gli edifici passivi consentono una spesa anche minore di 200 euro all'anno.

Quello su cui dobbiamo interrogarci, secondo me, non è tanto qual'è il prezzo che i cittadini si accollano senza nucleare; ma, invece, se il rinunciare al nucleare sviuppando seriamente le fonti rinnovabili e il risparmio energetico, ci avrebbe permesso di poter sostenere, senza problemi (senza cioè ulteriori costi),  questa rinuncia.

E a mio avviso la risposta a questa domanda è positiva. Ma allora, perchè continuare a spingere verso il nucleare, e non, prima, verso fonti rinnovabili e vero il risparmio energetico?

Personalmente non posso accettare di sobbarcarmi il rischio delle scorie nucleari senza aver prima tentato altre strade, ben sapendo che queste strade, come si può vedere dalle espeirenze di altri paesi europei, sono vincenti. Voglio dire: prima bisognerebbe sfruttare al massimo le fonti rinnovabili e il risparmio energetico.

Poi, solo nel caso non bastasse, allora (e solo allora) accetterei il rischio nucleare.

Il problema è che i nostri governanti non sanno neanche cosa è il risparmio energetico. Addirittura, poi, ci troviamo davanti a partiti ecologisti, che però si dicono contro l'eolico per via del suo impatto ambientale (torri alte 160 mt). Ma allora, dico io, è meglio l'impatto ambientale di una torre eolica, o quello di una ciminera? A volte mi sembra che si voglia x forza la botte piena e la moglie ubriaca, ben sapendo che la bacchetta magica ancora non è stata inventata.

Per rispondere alla tua 2-a e 3-a domanda, mi sono sempre chiesto, se il governo italiano non possa obbligare le case automobilistiche a produrre esclusivamente auto ibride. Potrebbe, ad esempio, alzare i livelli massimi di emissioni consentiti, che solo le auto ibride permetterebbero di rispettare.

A quel punto le case automobilistiche si vedrebbero costrette, per la prima volta, a tirare fuori dal cassetto i già pronti progetti di motori a basso consumo e a basse emissioni, e a produrli in modo massiccio. Ma in questo caso converrebbe loro tenere in piedi due distinte produzioni, una per L'ialia (che vuole solo auto ibride) e una per gli altri paesi? Credo proprio di no. Credo convenga loro uniformare la produzione ad un'unico standard, in modo tale da abbattere i costi. E visto che lo standard italiano sarebbe più restrittivo di quello degli altri paesi, questo sarebbe lo standard che sceglierebbero.

Anche in tutti gli altri paesi, quindi, le case automobilistiche finirebbero per proporre solo auto ibride.

Alla fine, quindi, una scelta solo italiana finirebbe per ricadere (in modo positivo) su tutti gli altri paesi.

Ma non solo, perchè le auto ibride, oltre a inquinare di meno, consumano meno carburante (tra l'altro ora ne esistono anche con motori diesel...40 km/l). Insomma, si avrebbe una forte diminuzione del consumo di carburante a livello almeno europeo. E ciò finirebbe per iniziare a diminuire/contenere i costi di carburante.

 Ma, come dicevo prima, manca totalmente la volontà politica d ifare qualcosa in questo senso. Si continua a fare mpiani energetici che contemplano esclusivamente la costruzione di nuove centrali, senz atentare di risolvere "a monte" il rpoblema dell'aumento della domanda di energia.

 

 



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giucap
Inviato il: 18/11/2007 15:43
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Re: Parliamo di Nucleare e delle sue alternative

Concordo in parte con l'ultimo post di Salvatore, e con l'articolo di Sartori che propone più o meno la stessa tesi, quando si stigmatizza una mancanza di strategia e di politica energetica per il nostro Paese, carenza grave in sé e se possibile ancora più grave per una nazione che ha democraticamente scelto di abbandonare una fonte energetica.

Che ciò sia avvenuto anche sull'onda emozionale è fuori discussione, come indubbio è pure che il movimento anti-nucleare fosse ben presente in tutti i maggiori paesi industrializzati ben prima del disastro di Cernobyl.

Se non ricordo male, in Italia erano presenti al tempo 4 centrali nucleari, le due laziali già a fine ciclo produttivo (Latina e Garigliano), quella di Trino Vercellese prossima al fine ciclo e quella leggermente più recente di Caorso. C'era poi in costruzione la centrale di Montalto di Castro, un disastro economico annunciato e solo in parte coadiuvato dal risultato del referendum. Tutte insieme, le quattro centrali coprivano meno del 5% del fabbisogno energetico di allora. E  dopo vent'anni sono ancora nella situazione che tutti conosciamo, anche per averla vissuta molto da vicino.

In luglio avevo sollevato un punto, recentemente ripreso da ministro Mussi (persona che ai miei occhi non gode di particolare simpatia), che però non viene mai citato dai fautori del ritorno al nucleare, tanto da farmi pensare che ci si trovi di fronte ad un'altra inutile guerra ideologica invece che al tentativo di trovare una soluzione pragmatica al problema energetico: il nucleare non è una fonte rinnovabile, l'uranio non è infinito ed anzi, ai ritmi attuali (quindi a numero di centrali costante) e tenuto conto delle riserve accertate, dovrebbe essere sufficiente per soli altri 50 anni.

Un altro dato che non viene citato è lo sviluppo del nucleare tradizionale, ovvero le nuove centrali costruite negli ultimi 20 anni in Europa. Qualcuno ha qualche dato preciso? A me risulta che non ce ne siano state in Germania né in Inghilterra, paesi dal fabbisogno energetico simile al nostro.

Il sospetto è che qui da noi si creino le emergenze per giustificare scelte che magari hanno convenienza solo per qualcuno.

Oggi si parla di nucleare di quarta generazione, se ho ben capito "risparmioso" di combustibile e che risolverebbe il problema scorie. Io non ho capito di cosa si tratti, ma recentemente il Governo ha annunciato la partecipazione dell'Italia al progetto di ricerca.

Un po' tardino, ma l'orologio non può essere riportato indietro. Comunque in questi 20 anni, da noi passati inutilmente, la Germania ha raggiunto una produzione energetica con il solare ben maggiore della tanto rimpianta (da alcuni) energia nucleare italiana. Ma non eravamo noi "'o Paese do' sole"?

Giulio

 



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massimo74
Inviato il: 18/11/2007 16:57
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Re: Parliamo di Nucleare e delle sue alternative

Che il governo italiano abbia in questi 20 anni dall'abbandono del nucleare maldestramente e fortemente latitato nel mettere in atto tutte le procedure di contenimento dei consumi energetici mi pare accertato.

Mi trovo quindi d'accordo un po’ con tutti.

Devo dire per altro che negli ultimissimi anni (in pratica dalla L.263 del 2003) qualcosa si sta muovendo.

Questa Legge peraltro prevede tempi di esecuzione differiti nel tempo. Fra un paio di anni ad esempio le compravendite di immobili dovranno avvenire dietro il rilascio da parte del costruttore della cosiddetta "certificazione energetica" atta ad attestarne il basso dispendio di energia.

Ciò non vuole essere una giustificazione della latitanza decennale soprattutto in relazione invece alle disposizioni più efficaci di altri paesi che nemmeno avevano abbandonato il nucleare.

 

Per quanto riguarda il parco veicoli “ibridi” a basso consumo ho invece delle perplessità di tipo economico-imprenditoriale.

Reputo praticamente impossibile pensare che le imprese propongano alcuna strategia che non versi esclusivamente a loro beneficio in termini di convenienza economica.

Così se tali veicoli costeranno di più per i compratori (e credo sia così) non le produrranno. Il motivo è che i cittadini non le compreranno perché non intendono e non possono pagare di più di un veicolo “normale”.

Un singolo stato con molta difficoltà può ritenere opportuno penalizzare le tasche dei propri cittadini se è vero, come è vero, che l’inquinamento è questione mondiale. Anzi, è la questione globale per eccellenza. In pratica è lo stesso ragionamento del nucleare. Viene penalizzato un solo paese a discapito di un inquinamento che ci riguarda tutti.

Ed è anche per questo che a mio avviso il comportamento del singolo stato non riuscirà a veicolare la strategia degli altri nei termini che Stevejo ha bene espresso, almeno fino a quando l’intera Europa non si detti tali restringenti regole.

 

Ciao a tutti.

 

Massimo 

 



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Salvatore
Inviato il: 19/11/2007 0:27
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Re: Parliamo di Nucleare e delle sue alternative
massimo74 ha scritto:

 

...Ed è anche per questo che a mio avviso il comportamento del singolo stato non riuscirà a veicolare la strategia degli altri nei termini che Stevejo ha bene espresso, almeno fino a quando l’intera Europa non si detti tali restringenti regole.

 

 

Caro Stefano,

simpatizzo molto per quello che ha detto Stefano. E' vero, se l'intera Europa riuscisse ad esprimere una politica unitaria avrebeb un peso ben maggiore e si riuscirebbe molto meglio ad imporre degli standard ambientali che, gioco forza, finirebbero con l'essere accettati in tutto il mondo. Pero' anche da soli si puo' fare molto. Nei lontani anni '70 (o addirittura '60, non  ricordo bene) la California fu il primo Stato al mondo ad imporre la benzina senza piombo. Oggi e' lo standard mondiale.

Persino un paese piccolo come l'Italia potrebbe essere lesader nell'innovazione e nel rispetto ambientale: persino la nostra vpreciopitosa rinuncia al nucleare avrebbe potuto porci all'avanguardia mondiale se avessimo sviluppato valide fonti di menergia altenativa e se avessimo fatto una seria politica di risparmio energetico e di conservazione delle risorse. (inutile ricordare qui che le cose invece andarono ben diversamente).

Ora l'Italia, anche da sola, potrebbe benissimio dire: dalla data X in Italia si potranno vendere solo auto di un certo tipo (ibride, a metano. eletrtriche a idrogeno, quello che vi pare, non voglio entrare qui nel merito dato che e' l'una e mezzo di notte) Ovviamnete chiunque vorrebbe vendere le sue automobili in Italia dovrebbe adeguarsi e, piano piano, potrebbe trovare conveniente proporre il prodotto pure in altri mercati. Inoltre altri stati potrebebro presto imitare la legislazione Italiana e nel giro di qualche anno ecco che lo standard italiano sarebbe lo standard mondiale.

Salvatore



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mel
Inviato il: 19/11/2007 10:37
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Re: Parliamo di Nucleare e delle sue alternative

Personalmente sono convinto di una cosa. In Italia, le cose si fanno SOLO in emergenza. Vale per tutto. Non si fa mai prevenzione. Quando poi succedono i disastri si va a cercare il colpevole che avrebbe dovuto fare e non ha fatto. Ma siccome al peggio non c'è mai fine, quando poi qualcosa si fa, in termini di prevenzione, le critiche sono ancora più feroci. Un esempio per tutti è il calcio: dopo il caso Raciti, tutti hanno cominciato a criticare la mancanza di prevenzione, di programmazione, etc. Si sono cominciate a chiedere pene certe, provvedimenti severi, etc. Quando il governo ha fatto il decreto contro la violenza, tutti a criticare che era troppo severo, che non si possono vietare gli striscioni in curva, che che che.

Lo stesso per il nucleare. Per una volta che l'Italia è all'avanguardia, ovviamente si critica. Vedrete che non passerà molto che il nucleare verrà abbandonato da tutti i paesia industrializzati. Anzi, per dirla tutta, lo hanno già fatto nella sostanza. Nessuno, nè in Europa nè negli Stati Uniti costruisce più centrali nucleari. Le multinazionali le vanno a costruire in Cina, in India, etc. Come mai? L'ultima centrale entrata in funzione rislae ormai a più di 10 anni, negli USA e il progetto era stato approvato molti molti anni prima ovviamente.

Torniamo all'Italia. Condivido al 100% la domanda (retorica) di Stefano:

Il punto, infatti, a mio avviso è un'altro: è colpa dell'aver rinunciato al nucleare se ora ci troviamo in questo stato di emergenza energetica, oppure è colpa dei governi di questi ultimi 20 anni, che non hanno avuto la lungimiranza di sviluppare seriamente le energie rinnovabili oltre che mettere in campo un serio piano di risparmio energetico?

E ne aggiungo un'altra. Se i governi italiani di due decenni non hanno pensato ad una seria politica energetica (in senso globale) dopo "l'emergenza" creata dal referendum, ma davvero pensate che se avessimo detto "lasciamo le centrali nucleari attive e intanto cerchiamo soluzioni alternative" si sarebbe mosso qualcosa? In più, come già detto, la % di energia coperta dal nucleare era molto bassa e le centrali già allora erano a fine ciclo.

Quanto all'inutilità che un singolo paese rinunci al nucleare quando i vicini di casa ne hanno molte: il ragionamento fila per certi versi, ma non per altri.

1-Intanto preferisco avere centrali nucleari a qualche centinaio di km da casa piuttosto che in casa. Considerando poi la conformazione dell'Italia, molti dei suoi cittadini sono ben più lontani di quale centinaio di km. Cosa sarebbe successo (faccio gli scongiuri mentre scrivo) se il disatro di Chernobyl fosse successo a Borgo Sabotino? E chi dice che non poteva succedere non merita nemmeno risposta. Una persona che conosco, che lavora nella ex centrale, una volta mi disse: "ma quale tecnologia insicura, a Chernobyl è stato un errore umano, se vuoi ti do il dossier completo". Ammesso che ciò sia vero, ma perchè, in Italia un errore umano non è possibile? E anche se la % di rischio è molto bassa, in matematica la probabilità va collegata agli effetti dell'evento. In altre parole, la probabilità sarà pure bassa, ma se succede è la catastrofe.

A proposito, anche a Three Miles Island e Chernobyl, le probabilità erano molto basse.

(parentesi: ho scritto su google "cernobyl" senza H per vedere come si scriveva e il primo risultato che mi è apparso è stato la foto di un bimbo deforme...)

2-Se una cosa buona deve essere fatta, bisogna che qualcuno inizi. Io considero l'Italia all'avanguardia nell'aver abbandonato la produzione nucleare, piuttosto che arretrata. Diverso è il discorso della ricerca, che credo vada raramente bloccata.

Quanto all'aspetto economico, i numeri possono dire tutto e il contrario di tutto a seconda di come li si presenta. I fatti sono un'altra cosa. La fantasmagorica centrale francese superfenix, oltre ai problemi di sicurezza, gli incidenti piccoli e grandi, il fatto di non essere mai arrivata a fornire la quantità di energia per cui era stata costruita, è stata chiusa nel 97 perchè troppo costosa. Aveva lavorato per pochissimi anni, ad intervalli, e i costi di costruzione, mantenimento, etc. non sono stati nemmeno lontanamente recuperati. In più, molte delle società che gestiscono centrali nucleari in Europa, sono perennemente in rosso. Guarda caso, ora che si hanno dati certi, e non proiezioni, le centrali che arrivano a fine ciclo di vita vengono chiuse, ma non se ne fanno altre in sostituzione.

Quanto al fatto di dover comprare energia all'estero, a caro prezzo, e magari prodotta da centrali nucleari. Ma perchè, l'uranio l'Italia ce l'ha in casa? Non lo deve comprare forse come il petrolio o l'energia dall'estero? Se poi ci mettiamo che anche l'Uranio non è infinito, e che alcune stime lo danno per esaurito non molto dopo il petrolio (a ritmi di utilizzo odierni, figuriamoci se le centrali aumentasseri) il cerchio si chiude.

Mi fermo sennò non mi legge nessuno. E non ho parlato delle scorie. Credo che una politica energetica seria passi attraverso altro che non il nucleare. Non c'è ovviamente una soluzione unica, ma tanti piccoli interventi, a cominciare dalla riduzione dei consumi, più che dall'aumento della produzione.

Marco



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