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Stevejo
Inviato il: 22/11/2007 21:06
Registrato: 26/3/2007
Da: Latina
Messaggi: 542
Re: LA CDL CHIUDE I BATTENTI
da renatosd il 22/11/2007 14:06:35
 
Molto interessante la lettura degli ultimi eventi che viene data; su alcune riflessioni concordo, in particolare con interi passaggi delle analisi di Giulio ed Antonella, ma c'è una cosa che non mi è chiara ... e non mi è chiara da tempo, tanto da indurmi a non entrare nel famigerato PD, ovvero:
 
se Veltroni e berlusconi volessero davvero liberarsi "dagli scocciatori" portando avanti un sistema che consenta a grandi aggregazioni che realisticamente potrebbero ragggiungere max il 30-35% di ottenere il 51% di rappresentanza perchè mai dovrebbero riconsiderare il sistema proporzionale alla Tedesca? Questo li costringerebbe comunque ad alleanze ... da una posizione apparentemente di forza ma che di fatto li riinfila nel budello di una minoranza vincolante l'equilibrio.
 
Ed allora?? io temo e lo temo da tempo che vi sia in atto una spaventosa convergenza al centro dove la cancellazione forzata dell'idea stessa di sinistra e di destra porti a breve a eliminare gli steccati tra PD e quel che era forza italia per una nuova "santa alleanza".
 
Fantascienza? neanche poi tanto ... chi sarà il leader è ovvio Veltroni! e perchè Silvio abdicherebbe? Non abdicherebbe affatto e poi comunque il suo sistema imprenditoriale necessita come il pane di una pacificazione storica .... in sintesi penso che oggi per Berlusconi il suo miglior successore possibile sia proprio Veltroni.


Renato, concordo con il tuo punto di vista. Tra l'altro mi pare che fino a qualche tempo prima dell'uscita di Berlusconi sul nuovo partito, più o meno tutti gli esponenti politici concordassero sulla necessità di un sistema "bi-polare" che, mi pare, implicitamente contrasta con un sistema proporzionale: come faccio, infatti, a creare un istema bipartitico se non metto dei premi di maggioranza e degli sbarramenti?

Ora, invece, mi pare dicano l'esatto contrario. E sinceramente non ci sto capendo più nulla.

Rimango a guardare, annoiato e sfiduciato, l'evolversi della situzione.

 

nel caso della DD nutro ancora molti dubbi sulla effettiva realizzabilità, concordo quindi molto con i dubbi di Roccia ... non mi è chiaro infatti chi e come stabilisce le regole della delega rappresentativa ovvero non mi è affatto chiaro come si possa provvedere in corsa alla sostituzione del rappresentante nelle Istituzioni, non essendo previsto tale meccanismo, infatti se un eletto muore o si dimette si procede a nuove elezioni e tale principio continua a sembrarmi il più logico.
 
A maggior chiarezza chi come me ha vissuto un minimo di esperienza in strutture politiche organizzate sa bene che un meccanismo per cui ad ogni istante si rimette in gioco il ruolo acquisito con maggioranze create ad arte promette solo una perenne instabilità dettata da poteri forti e quello che in linea di principio può sembrare la panacea si rivelerebbe un boomerang verso una costante guerra tra fazioni.


Dunque, cerco di spiegare come potrebbe avvenire questo. (mi scuso per la lunghezza del post...Renato e Roccia...e voi sareste prolissi??? )

Innanzitutto partiamo dall'esempio su un sistema totalmente DD (ossia in cui la stessa costituzione implichi tale sistema). IN questo caso continueremmo ad avere 3 distinti poteri:

quello legislativo (l'attuale parlamento), formato da tutti i cittadini aventi diritto di voto, che attraverso determinati strumenti possano legiferare in materia nazionale (magari attraverso la modalità descritta da me in un post precedente, mediante suddivizione in tante realtà locali, o magari in un'altro modo da definire) hanno il potere di legiferare; A difefrenza dell'attuale parlamento, questo organo non richiederebbe elezioni. 

Quello esecutivo, ossia un governo simile a quelli attuali, ma eletto totalmente dai cittadini stessi: attraverso elezioni, i cittadini andrebbero a decidere, da una lista di candidati (chiunque potrebbe candidarsi), chi sarà premier, chi ministro della giustizia, etc...

I rapporti tra potere esecutivo e legislativo rimarrebbero tali e quali a quelli attuali. In particolare, come avviene oggi, potrebbe succedere che il governo venga sfiduciato dall'organo legislativo, nel qual caso si andrebbe a nuove elezioni per il governo.

La delega, a questo punto, non sarebbe più intesa nel modo in cui la conosciamo oggi (ossia delego un rappresentante), ma nel senso che delego un altro cittadino a decidere per me (a causa di una mia temporanea o permanete impossibilità a interessarmi alla "res pubblica"). Tale delega sarebbe però revocabile in qualsiasi momento, ossia continuo cmq a mantenere il pieno controllo sul mio potere decisionale.

Infine, non sono d'accordo circa  l' "influenzabilità" delle masse (nel senso dei cittadini) da parte di persone autorevoli (è un'argomentazione che viene spesso portata avanti contro la DD): ad esempio abbiamo visto che, nonostante la popolarità di Beppe Grillo, se  si candidasse non supererebbe, secondo alcuni sondaggi, il 17% dei consensi. E ancora, Berlusconi, nonostante le sue 3 reti (o 6, visti i recenti scandali denunciati da repubblica), non ha mai superato il 35%. Insomma, nessuno, per quanto autorevole, riesce ad avere l'approvazione, della maggioranza delle persone, su una cosa soltanto perchè è lui a dirla. L'avrà soltanto se quello che dice è veramente utile e vincente, al di là che sia lui o un'altro a dirla.

Passiamo ora ad anallizzare il nostro sistema, ossia come si potrebbe applicare la DD in un sistema DR (quale è il nostro).

Premetto che il mio sarà solo uno dei tanti possibili modi in cui può avvenire questo (essendo DD, gli iscritti di ogni movimento potrnno organizzarsi come meglio vorranno, purchè rispettino i principi DD per i quali sono gli iscritti a decidere).

Dunque, nel nostro sistema abbiamo un potere legislativo (parlamento) e uno esecutivo, tutti e due eletti tramite elezioni. IN base all'attuale sistema elettorale, poi, sono i partiti a decidere e nominare i propri rappresentanti (parlamentari). Quando uno di essi si dimette, è il partito stesso (che lo ha nominato) a decidere la persona che dovrà sostituirlo. 

A questo punto potremmo pensare ad un partito DD, in cui sono gli iscritti al partito a prendere qualsiasi decisione in modo vincolante( e questo, come già spiegato in un'altro post non è un problema nenache a livello nazionale, ovviamente con la dovuta organizzazione). Saranno quindi loro a decidere, mediante primarie, chi saranno i candidati a rappresentare il partito (e quindi gli iscritti stessi) in parlamento (qualsiasi iscritto potrà candidarsi alle primarie interne): in questo modo gli iscritti redigeranno una lista di candidati, ordianti in modo decrescente in base al numero di preferenze ottenute.

Dopo le elezioni (alle quali il partito parteciperà come qualsiasi altro partito), in base al numero di preferenze ricevute, si avrà diritto a mandare in parlamento un certo numero di candidati, i cui nominativi verranno presi dalla lista redatta mediante primarie: se, x esempio, si avrà diritto a nominare 3 rappresentanti, verranno nominati i primi 3 noiminativi che sono sulla lista.

A differenza di qualsiasi altro partito, però, quei rappresentanti (parlamentari) non avranno poteri decisionali autonomi, ma saranno dei semplici "scrutinatori", ossia riporteranno in parlamento, perorandole, le decisioni prese dagli iscritti al partito. In un partito DD, infatti, saranno gli iscritti a proporre, discutere, votare le varie proposte di legge o emendamenti discussi in parlamento. CHiunque, iscritto al partito, potrà, ad esempio, avanzare proposte o emendamenti, e se otterrà la maggioranza dei consensi interni, le sue proposte verranno presentate al parlamento, e portate avanti dai parlamentari eletti nel partito.

Inoltre, seppure le decizioni verranno prese a maggioranza, la minoranza continuerà ad avere voce: immaginiamo che si debba votare una certa legge, per la quale si hanno il 60% di iscritti favorevoli e il 40% conttrari. Se il partito ha un solo parlamentare eletto, questi voterà come la maggioranza degli iscritti gli dice di fare, in questo caso voterà SI. MA se il partito ha, ad esempio, 3 parlamentari eletti, 2 voteranno SI e uno voterà NO. Ossia, si darà voce sempre e cmq alle minoranze interne del partito.

Certo, così facendo sembrerebbe che il partito sia perennemente in disaccordo, e anci può causare, in parlamento, una certa instabilità.

Ma quì dobbiamo pensare che il partito non è altro che uno strumento per dare voce alla volontà dei cittadini. Innanzitutto è naturale che i cittadini possano pensarla in modo diverso, e ciò è naturale che accadrebbe anche all'interno di un partito DD. I cittadini, poi, saranno ben consapevoli che il loro voto può determinare certe situazioni. Se nonostante tutto vorranno votare in un certo modo, la loro volontà dovrà essere al di sopra di qualsiasi logica di partito a cui oggi siamo abituati: è insito stesso nel concetto di DD. 

In un sistema del genere, continuerebbe ad essere presente lo strumento della delega (del proprio potere decisionale), ma verso un'altro iscritto al partito (che poi può essere anche uno dei parlamentari eletti). Vi sarebbe inoltre un certo limite al numero di deleghe che un iscritto può ricevere da altri, anche per evitare accentramenti di potere (spesso soggetti a ricatti o corruzione).

IN tutto questo, come dicevo, i parlamentari eletti dal partito DD, oltre che normali cittadini iscritti al partito DD (e come tali aventi diritto di proporre discutere e votare anch'essi all'interno del partito) adempiono al ruolo di semplici scrutinatori: contano (in realtà lo farà un apposito sistema su internet) i voti a favore e i voti contrari espressi dagli iscritti al movimento, e in base ad risultato votano di conseguenza. Inolotre hanno il compito di farsi poravoce degli iscritti, nel caso questi decidano di presentare emendamenti o proposte di legge.

In questo senso, quindi, non ha alcun significato parlare di instabilità, perchè chi decide non cambia mai. In quest'ottica, quindi, avrebbe senso sfiduciare un parlamentare soltanto se questi cambiasse "sponda" (come a volte accade), o non riportasse nel giusto modo la volontà degli iscritti.

Nel caso in cui un parlamentare si rifiuti di votare come vuole la maggioranza degli iscritti, può sempre e cmq dare le dimissioni. Questa eventualità è cmq remota, perchè presumendo che vi siano almeno 3 parlamentari eletti, e che almeno uno debba votare in modo opposto a quello voluto dalla maggioranza (per dare voce alla minoranza degli iscritti), quello che non vuole votare come dice la maggioranza (magari per motivi di coscenza) può sempre accordarsi con gli altri parlamentari affinchè sia lui a rappresentare la minoranza.

TUtto questo sistema ha ovviamente dei limiti non superabili, insiti proprio nel dover adattare un sistema DD a uno DR.

Il limite maggiore potrebbe proprio essere dato dalla "non esistenza del vincolo di mandato", sancito dalla nostra costituzione. Insomma, se la maggioranza degli iscritti volesse sostituire un parlamentare, dal punto di vista legale non può farlo.

L'unica soluzione che è stata trovata, è quella di far firmare (prima delle elezioni) ad ogni candidato, una sorta di contratto, unito ad una lettera di dimissioni e a una liberatoria. Il contratto sancirebbe gli obblighi del candidato verso gli iscritti al partito. La lettera di dimissioni permetterebbe di sancire, senza false interpretazioni, la volontà degli iscritti di "licenziare" il proprio rappresentante.

Questi primi due, come dicevo, non avrebbero valore legale, ma permetterebbero di conferirlo alla terza lettera, quella "liberatoria". Questa lettera, infatti, solleverebbe gli iscritti da qualsiasi azione legale (civile o pensale) del candidato nei confronti degli iscritti, qualora questi, in forza del non mantenimento dei patti stabiliti da parte del candidato, decidessero di "sputtanarlo" pubblicamente, in qualsiasi sede: potrebbro seguirlo in conferenze, dibattiti pubblici, e chiamarlo bugiardo, traditore, buffone, etc...la liberatoria permetterebbe loro di farlo senza problemi, perchè il fatto che non siano stati veramente mantenuti i patti sarebbe palese a tutti (Dagli atti del partito DD, che x trasparenza sono pubblici, e dagli atti parlamentari).

Insomma, per legge un parlamentare non sarebbe costretto a dimettersi, ma potrebbe essere indotto a farlo dalla perseveranza degli iscritti nello "sputtanarlo" in ogni dove.

spero di essere riuscito ad esprimermi in modo chiaro, magari riuscendo a fugare qualche vostro dubbio.

un caro saluto a tutti,

Stefano 

 

 



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mel
Inviato il: 26/11/2007 16:26
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Messaggi: 154
Re: LA CDL CHIUDE I BATTENTI

Cesa: 'Berlusconi faccia uno sforzo di umilta'. Ciascuno di noi puo' aver commesso errori, ma le principali responsabilita' sono sue. Troppo spesso - spiega il segretario dell'Udc - ha anteposto i propri interessi privati a quelli generali del Paese'

Mi domando una cosa: dov'erano Cesa, il suo partito e gli altri alleati di Berlusconi quando faceva queste cose? E dov'erano quando mezza Italia gridava allo scandalo per le leggi ad personam, la depenalizzazione del falso in bilancio, la legge Cirami, la cd Salva Previti, l'estensione del condono edilizio alle zone protette (tra cui la sua Villa Certosa in Sardegna) etc.e etc? Dov'erano quando chi chiedeva una seria legge contro il conflitto di interessi veniva apostrofato dal Premier come liberticida, mangiabambini, bolscevico, invidioso dei suoi soldi?

Se è vero quello che dice Cesa, allora costoro sono tutti complici e non possono chiamarsi fuori ora perchè fa loro comodo.

Marco



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